L’allineamento di pianeti perfetto dell’Italia del nuoto, la più forte di tutti i tempi
Già prima dell’ultima giornata di questi campionati mondiali di nuoto, la spedizione italiana era stata perfetta. C’era però da battere il record di medaglie di Gwangju 2019, 8 medaglie totali di cui 3 ori, e mostrare che l’Olimpiade da 7 medaglie non era stata un caso. Nell’ultima giornata abbiamo addirittura esagerato, vincendo tre medaglie (anche se i premiati sono stati quattro, poi il bronzo di Ceccon nei 50 dorso è stato riconsiderato grazie all’uso del VAR, riammettendo in gara quello che era stato l’oro, l’americano Justin Ress) e mostrando al mondo che la nostra scuola ormai può giocarsela in quasi tutti gli stili, soprattutto al maschile, contro tutti. L’uomo dei campionati per noi non può che essere Thomas Ceccon, vincitore dei 100 dorso con un fantascientifico 51″60, record del mondo e prima bronzo, poi quarto nei 50 dorso che Ceccon ha fatto comunque con la testa alla staffetta mista di pochi minuti dopo.
Ceccon ha finalmente deciso cosa voler fare da grande, dopo anni in cui per fortuna gli è stato permesso di sperimentare tra vari stili e gare. Dopo Tokyo, quando ha assaporato sulla sua pelle cosa voglia dire vincere una medaglia olimpica con l’argento nella 4×100 stile libero e il bronzo nella 4×100 mista, ha anche capito che vincere un oro olimpico è il traguardo più bello per uno sportivo. Così ha deciso di dominare i 100 dorso almeno fino a Parigi 2024 e ha iniziato con il piede giusto. C’è anche un altro oro maschile che ha brillato nella vasca della Duna Aréna di Budapest, quello nei 100 rana di Nicolò Martinenghi, a cui ha aggiunto anche l’argento nei 50 rana. Senza il mostro Adam Peaty, tutti gli occhi erano su di lui e Martinenghi è stato eccezionale nell’assorbire la pressione e vincere sulla distanza olimpica.
L’altra faccia azzurra dei Mondiali 2022 è quella da ragazzina di Benedetta Pilato, che vince i 100 rana, per la prima volta in una grande competizione internazionale, è argento nei 50 e quasi è un po’ delusa per quello che ha fatto. Se si mette insieme che si parla di una classe 2005 e che sembra crescere anno dopo anno, il presente che è già luminoso non può che diventare abbagliante. Dovevamo chiudere qui, sottolineare altre belle prove azzurre e serenamente dire che ci eravamo confermati sui numeri di Gwangju 2019, per noi un ottimo risultato.
Invece nei 1500 stile libero, dalla prima corsia dopo batterie deludenti, è partito Gregorio Paltrinieri e ha compiuto l’impresa dei Mondiali, senza identificazione nazionale. È l’impresa dei campionati e il tifo sugli spalti lo ha evidenziato, perché Paltrinieri dopo 800 metri quasi non da lui, in cui è arrivato quarto e circondato da un senso di sfiducia generale da campione ormai in là con gli anni (lui stesso ha detto che quando ha saputo che era quotata a 26 la sua vittoria finale ci è rimasto male), si è messo in testa dalla prima bracciata e solo un insensato 25’’ nell’ultimo 50 metri di Sun Yang non gli ha permesso di stabilire il record del mondo sulla distanza. La sua è una prova di classe, determinazione, strategia e volontà davvero clamorose. Gregorio Paltrinieri ha dimostrato ancora una volta di essere un campione generazionale, uno di quelli che passano poche volte nella vita di una disciplina in Italia e per questo dobbiamo godercelo quanto più possibile.
Se i 1500 sl di Paltrinieri sono stati l’evento della manifestazione soprattutto nell’ultimo giorno di gare, la nostra vittoria nella 4×100 misti maschile è il marchio evidente che dimostra di essere diventati una grande squadra e, si spera, una grande scuola, perché pensare di battere americani e australiani in primis in una gara che mette insieme tutti gli stili era fantascienza fino a soli tre anni fa. Ceccon, Martinenghi, Burdisso e Miressi invece hanno dominato la gara dall’inizio alla fine, con una consapevolezza nella propria forza che è forse la cosa ancora più interessante. Miressi ha detto che la vittoria di Paltrinieri di pochi minuti li ha “gasati a manetta” e in acqua si è visto.
Tra gli altri, belle prove di Lorenzo Zazzeri, sia nella 4×100 sl, bronzo, sia nei 50 sl, sesto in finale, Simone Cerasuolo, quinto nella finale dei 50 rana, e della sempre presente Simona Quadarella, terza negli 800 sl dopo 1500 sl per cui non è riuscita a trattenere le lacrime. Simona non solo si è rifatta subito, come riuscì a fare anche a Tokyo, ma quest’anno il suo vero obiettivo è diventare la regina di Roma 2022, ad agosto quando ci saranno i campionati europei in casa. A proposito di regine, questo era il primo Mondiale da Montréal 2005 senza Federica Pellegrini. Il rimbalzo nel settore femminile si è visto, abbiamo Quadarella e Pilato come punte di diamante, ma non si sono viste giovani di grandi prospettive. Tra gli uomini stiamo invece vivendo un momento d’oro, come non era mai successo nella storia del nuoto azzurro.
Terminiamo la manifestazione con il record di medaglie, 9 complessive, di cui 5 d’oro, al terzo posto nel medagliere generale dietro alle superpotenze USA e Australia. Ora non possiamo più nasconderci, da questo momento in avanti quasi tutti i nostri atleti scenderanno sempre in vasca per vincere. E dobbiamo iniziare a farlo proprio negli Europei casalinghi, una potenziale festa azzurra come non si vedeva almeno dai Mondiali di Roma 2009. Europei in casa, al Foro italico, con la squadra italiana forse più forte di tutti i tempi. Se non è un allineamento di pianeti perfetto questo?