La nuotatrice transgender Lia Thomas non potrà partecipare alle Olimpiadi: la sentenza è una mazzata
Lia Thomas non potrà realizzare il sogno di partecipare alle prossime Olimpiadi. La nuotatrice statunitense transgender è stata infatti bloccata da una sentenza della Corte Arbitrale dello Sport. Il tribunale si è pronunciato contro l'ex campionessa universitaria, dando ragione alla Federazione Internazionale di Nuoto, la World Aquatics per la sua politica transgender.
Lia Thomas, la nuotatrice transgender non potrà partecipare alle Olimpiadi di Parigi
Dunque la classe 1999 non è stata considerata idonea a gareggiare ai Giochi olimpici di Parigi, ormai imminente. Il ricorso di Lia Thomas al CAS era nato dalla volontà di contrastare le regole introdotte da World Acquatics: la nuotatrice pur ammettendo che alcune misure contro le donne transgender siano giuste, ritiene che alcune parti della politica siano "non valide e illegali".
Thomas è diventato il primo atleta transgender a vincere il titolo collegiale NCAA degli Stati Uniti dopo aver battuto due medaglie d'argento olimpiche nel 2022 di oltre un secondo. La vittoria suscitò polemiche e portò all'implementazione di nuove regole da parte di World Aquatics che vietavano la partecipazione di persone che avevano attraversato la pubertà maschile.
La regola che vieta alle atlete transgender di gareggiare alle Olimpiadi
Il riferimento in particolare e ad una regola che impedisce a chiunque abbia attraversato la pubertà come maschio, di partecipare poi alle competizioni agonistiche femminile. In pratica in linea con questo, le donne transgender devono aver completato la transizione di genere entro l'età di 12 anni per poter partecipare alle gare femminili. Per questo WA ha creato una categoria di nuoto transgender alla Coppa del Mondo di Berlino lo scorso ottobre, ma poi tutto è stato cancellato per mancanza di partecipanti.
Secondo Thomas la Federazione violavano in questo modo la Carta Olimpica, anche perché lo stesso Comitato Olimpico Internazionale ha affermato che "gli atleti non sono esclusi esclusivamente sulla base della loro identità transgender" ma sono necessari "criteri di ammissibilità" per garantire l’equità.
Perché il ricorso di Thomas è stato bocciato
Secondo il tribunale arbitrale, Thomas non poteva contestare la sentenza perché non era un membro attivo di USA Swimming o World Aquatics. Si legge infatti che: "L‘atleta non ha richiesto, né tanto meno gli è stato concesso, il diritto di partecipare a ‘Eventi d'élite' ai sensi della politica di nuoto degli Stati Uniti. Attualmente ha il diritto di competere solo negli eventi di nuoto negli Stati Uniti che non si qualificano come ‘Eventi d'élite'".
Il caso dunque è chiuso. In occasione delle scorse Olimpiadi, la sollevatrice di pesi neozelandese Laurel Hubbard è diventata la prima atleta transgender a competere alle Olimpiadi in quel di Tokyo. Le cose però ora sono cambiate e sia lei che altri atleti non potranno invece gareggiare ai Giochi