Il nuoto inglese affoga nello scandalo: accuse di “clima tossico” fatto di “bullismo e razzismo”

La Swim England, il massimo organismo nazionale inglese che governa tutte le discipline acquatiche è finito bell'occhio del ciclone dopo uno schiacciante rapporto in cui è stata pubblicata l'inchiesta conclusasi dopo mesi di indagini. Oltre mille atleti, tra cui anche alcune medaglie olimpiche hanno denunciato un clima irrespirabile, intriso di abusi, razzismo e bullismo che si vive a bordo piscina nei centri d'Oltremanica, definiti un "ambiente tossico".
Uno scandalo nazionale che sta coinvolgendo tutte le discipline e le pratiche attorno ai centri di nuoto inglesi: la Sport England, che si occupa di investire e promuovere lo sport in Inghilterra direttamente sotto il controllo del Dipartimento della Cultura, adesso potrebbe tagliare tutti i finanziamenti in attesa di pene esemplari per risanare un movimento pervaso da abusi e pratiche tutt'altro che sportive: "Il rapporto descrive dettagliatamente abusi, razzismo, bullismo, cattive pratiche, esperienze negative e una scarsa cultura all'interno dello sport" si legge nella nota a margine dell'inchiesta appena conclusa.
Uno scenario devastante e deprimente che coinvolge tutto e tutti, dal nuoto, alle immersioni, passando per la pallanuoto, il nuoto in acque libere e il nuoto sincronizzato. Nessuna disciplina sembra avulsa dalle denunce di moltissimi praticanti: "Le esperienze condivise da tanti nuotatori, allenatori e volontari nel rapporto sono descritte in modo chiaro" continua il comunicato della Sport England. "Nessuno nello sport dovrebbe mai essere sottoposto a questo tipo di trattamento e ringraziamo coloro che si sono fatti avanti per raccontare le loro storie."
Che non si tratti di pratiche isolate ma un vero e proprio modus operandi lo conferma il numero impressionanti di testimonianze raccolte: più di 1.000 persone del mondo del nuoto, tra cui atleti, allenatori, genitori e volontari che hanno denunciato "la competitività estrema insieme agli squilibri di potere all'interno dei vari club che possono portare a un ambiente tossico in cui il bullismo e gli stili aggressivi degli allenatori rimangono incontrollati".

Tra chi ha denunciato la situazione c'è anche Cassie Patten, che ha vinto una medaglia di bronzo olimpica per la Gran Bretagna nella gara di 10 km in acque libere a Pechino 2008: "La gente teme di essere penalizzata dall'allenatore per aver parlato apertamente" conclude il rapporto dello scandalo. "C'è anche il timore di ripercussioni da parte degli altri membri, dei genitori e di Swim England, incluso l'essere vittimizzati o ostracizzati".