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Fioravanti non sapeva di aver scritto la storia del nuoto 24 anni prima di Martinenghi: “L’ho scoperto così”

Domenico Fioravanti a Fanpage.it racconta la sua impresa alle Olimpiadi di Sydney 2000, ripercorre la sua carriera parlando anche dell’importanza di Alberto Castagnetti e la delusione dopo la candidatura alle elezioni politiche del 2018.
A cura di Vito Lamorte
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Il 17 settembre 2000 è il giorno in cui il nuoto italiano per la prima volta nella storia sale sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi. Domenico Fioravanti a Sydney scrisse una pagina di sport incredibile e da quel momento ogni volta che si parla di ‘rana' ai Giochi per ogni italiano il pensiero va all’Acquatic Centre della città australiana.

Un ragazzo di 23 anni di Trecate, provincia di Novara, era sul gradino più alto del podio e non si sarebbe mai aspettato una cosa del genere prima: "Mi sono ritrovato lì in quel momento ma nemmeno inconsciamente sapevo cosa avevo fatto: l’ho scoperto dopo che l’ha annunciato lo speaker internazionale al termine della gara".

Durante la preparazione per i Giochi Olimpici di Atene 2004 gli è stato diagnosticata una ipertrofia cardiaca che gli ha impedito di proseguire l'attività agonistica ma non ha mai smesso di seguire lo sport e di praticarlo, dato che oggi si diletta tra calcetto e padel.

Nel novembre 2011 è il 13° italiano inserito nella prestigiosa International Swimming Hall of Fame, un riconoscimento importantissimo, e ora ha un'azienda che produce costumi per il nuoto.

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A Fanpage.it Domenico Fioravanti ha raccontato la sua impresa alle Olimpiadi di Sydney 2000, ripercorre la sua carriera parlando anche dell'importanza di Alberto Castagnetti e la delusione dopo la candidatura alle elezioni politiche del 2018.

Cosa fa oggi Domenico Fioravanti.
"Io ho un'azienda che produce costumi per il nuoto. Vivo a Brescia ma lavoro a Verona".

Cosa vuol dire vincere il primo oro della storia del nuoto azzurro alle Olimpiadi.
"È sempre molto difficile far capire al proprio interlocutore cosa significa. Non pensavo di poterci arrivare, avevo un po' la spensieratezza di chi non ha i favori del pronostico. È anche vero che, alla vigilia della gara, la consapevolezza è aumentata e poi mi sono ritrovato lì in quel momento ma nemmeno inconsciamente sapevo cosa avevo fatto: l’ho scoperto dopo che l’ha annunciato lo speaker internazionale al termine della gara".

Si può dire che è stato un momento importantissimo per tutto il nuoto italiano?
"Fu un po' il giro di boa del nuoto perché sì, avevamo vinto altre medaglie, ma l’oro non c'era mai stato e quindi vincerne tre, più altri podi, ha sicuramente contribuito a far aumentare la popolarità dello sport. Un po' come accaduto con Tomba nello sci o come accade con Sinner ora nel tennis".

Se chiude gli occhi e ripensa a Sydney, qual è la prima istantanea che le viene in mente?
"Sicuramente è un momento incredibile per un’atleta. Dico la verità, le medaglie ce le ho, non le guardo quasi mai, non sono neanche esposte, sono chiuse in un cassetto. Le avevo in una cassetta di sicurezza ma si stavano rovinando e così le ho fatte mettere a posto ma non le prendo spesso. Sono un ex atleta un po' atipico, o forse no, non lo so. Forse ce ne sono tanti come me, non te lo so dire. Sidney è stata la mia prima Olimpiade, in un villaggio con più di 15.000 atleti di tutti gli sport possibili e immaginabili. Mi ricordo dove eravamo noi, dove si viveva molto la vita da quartiere: incontravi gli altri atleti, nel nostro caso quelli della pallavolo, ma comunque ti capitava di incrociare anche campioni di altri sporti, di altre nazioni. È molto stimolante come esperienza, perché hai modo di incontrare il mega campione americano e di averlo magari seduto vicino a te a mensa. Penso sia una cosa molto molto bella che ti fa capire anche il posto in cui sei. La cosa singolare si è verificata dopo aver vinto l'oro olimpico, perché mi ricordo che una volta tornato al villaggio per andare a cena, entro alla mensa e tutta la squadra di nuoto e tutti gli altri compagni iniziarono ad applaudire. Poi è partito un applauso generale anche delle altre tavole. Si faceva così con tutti, perché ogni giorno qualcuno vinceva, ma è davvero un momento che ricordo in maniera precisa".

Durante la preparazione per i giochi olimpici di Atene 2004 gli viene diagnosticata una ipertrofia cardiaca e così si chiuse l’attività agonistica per lei: come affrontò quel momento?
"È stato un momento molto difficile. Con un periodo iniziale quasi di incredulità perché non potevo più fare quello che amavo, quindi è stato un periodo molto difficile".

Lei ha avuto un rapporto molto stretto con Alberto Castagnetti: qual è il suo ricordo a distanza di tanti anni dalla sua scomparsa.
"Una persona d'altri tempi. Oggi una persona così non c'è più, vuoi un po' per il tipo di personaggio che era Alberto, vuoi un po' per la figura professionale: oggi ne hai una per ogni ruolo invece lui ti faceva da mental coach, allenatore, psicologo, secondo padre, nutrizionista e preparatore atletico in palestra. Alberto per me è stato come un secondo padre perché sono andato a Verona da lui a 19 anni e sono rimasto con lui finché non ho smesso l'attività. Mi ha fatto vincere tutto quello che si poteva vincere e ho un ricordo molto bello. Una persona che o amavi o odiavi, ma una persona che per i propri atleti, che considerava come dei figli, si sarebbe buttata nel fuoco. Era molto protettivo nei nostri confronti, non solo in ambito esterno ma anche in ambito interno magari quando c'erano problematiche legate alla federazione o cose simili. Mi ha insegnato dei valori sicuramente importanti e ci passavo tutte le giornate con lui. Ho sofferto due volte con Alberto, la prima quando ho smesso io e la seconda quando è andato via".

Come sta il nuoto azzurro e chi è il talento che spicca in questo ottimo periodo.
"È un momento molto buono, La squadra è comunque composta da ottimi elementi: tutte le speranze sono riposte su Ceccon ma c’è Martinenghi, poi c'è la staffetta con Miressi e c'è la Pilato, c'è Quadarella… ci sono tanti validissimi atleti".

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Ogni estate tiene dei Summer Camp per piccoli nuotatori: com'è andata quest'anno?
"È andato molto bene. Io lo faccio sempre a Canazei perché mi piace il posto, la temperatura aiuta e poi la piscina è fantastica. Spero che per tutti i ragazzi che hanno partecipato sia stata una bella esperienza".

Un consiglio ai giovani che sognano una grande carriera nel nuoto.
"Non amo mettermi in questo ruolo ma se un ragazzino dovesse farmi questa domanda gli risponderei semplicemente di divertirsi e di inseguire i propri sogni ma soprattutto di non mollare mai perché nello sport come nella vita gli episodi spiacevoli ci sono, anzi la maggioranza rispetto a quelli positivi, ma non bisogna mai arrendersi".

Nel 2018 si è presentato alle elezioni politiche con i Cinque Stelle: come mai questa scelta.
"Non sono un esperto di politica, sono sincero. Sono stato avvicinato da degli esponenti dei Cinque Stelle, i quali mi dissero delle cose e mi raccontarono una bella favola. Immagina per uno che vive di sport e conosce anche le problematiche, le difficoltà, sentirsi dire certe cose ti aprono un mondo nuovo. Avendo toccato un nervo scoperto, mi hanno convinto ad entrare in questo mondo. Mi hanno convinto di poter dare un grosso contributo allo sport in generale e anche possibile candidatura a ministro dello sport diciamo che mi aveva fatto illudere. Per me era tutto nuovo ma il rimorso futuro di non aver provato a cambiare qualcosa forse sarebbe stato più grande rispetto al tentare e capire di essere stato illuso. Mi riferisco a tutti gli esponenti di spicco dell’epoca dei 5 Stelle che avevano detto tante cose a tutti i candidati ministri che avevano proposto nella campagna elettorale, cosa che non era mai successa nella politica italiana e già questo doveva farmi suonare un campanellino, e poi sono spariti tutti, scomparsi. È stata un’esperienza, come tante nella vita".

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