Come nasce la storia del nonnismo ai danni di Ceccon nella nazionale di nuoto: “Olio nelle valigie”
Il nonnismo nella Nazionale di nuoto. L'eco di certe parole sui presunti rapporti tra "vecchia e nuova" generazione di atleti non s'è mai spento e tornano a fare molto rumore oggi per il concetto ribadito da Thomas Ceccon che ricorda cosa gli è toccato subire all'epoca, quando era solo un talento 16enne un po' esuberante. "Forse ho la mia parte di responsabilità – ha spiegato al Corriere della Sera – perché era molto giovane e magari facevo casino… Ma un atleta più grande, se vuole spiegarti come ci si comporta, può farlo in maniera sicuramente differente che non riempirti di olio la valigia con i vestiti".
I rapporti difficili tra la "vecchia e la nuova" generazione
Da questa frase riemersa dal passato, tra le pieghe di altre dichiarazioni dirompenti (quelle su Federica Pellegrini) che hanno provocato la risposta piccata di Matteo Giunta, è possibile riannodare i fili di una vicenda che si muove sullo sfondo di un filone del nuoto azzurro che non avrebbe usato certo i guanti banchi per accogliere i ragazzi di belle speranze. La "divina" c'entra nulla con quanto capitato all'olimpionico ma il dissing scaturito dalle riflessioni di Ceccon s'innesta sullo sfondo di un contesto nel quale inserirsi non fu affatto semplice. A ripensarci oggi, che a 23 anni è uno sportivo affermato e plurimedagliato, dà l'esatta dimensione di quali sono i sacrifici che ha dovuto affrontare.
Due anni fa, in un'intervista a Fanpage.it, fu lo stesso vicentino a spiegare come aveva fatto a superare quella fase della carriera grazie anche alla presenza dell'amico, Federico Burdisso. Ma qualcosa di non dissolto è rimasto dentro. Lo ha superato, non ha certo dimenticato quale fu il senso di quella di quella vicenda che ne ha accompagnato il percorso di crescita nonostante tutto. "Adesso non c'è più nulla di tutto questo ma ho sofferto e fatto ancora più fatica a integrarmi. Per fortuna appartiene ormai al passato".
Nel 2019 lo sfogo in occasione dei Mondiali in Corea: "Il clima non era dei migliori"
Nel 2019, al Giornale di Vicenza, parlò di "scherzi poco simpatici" che "qualche grande" avrebbe fatto prendendo di mira i più giovani della selezione tricolore ai Mondiali in Corea. "Il clima non era dei migliori e io non ero tranquillo – raccontò all'epoca -. Non voglio con questo crearmi un alibi, non sarebbe giusto, ma di sicuro non sono stato bene in Corea. È andata così, ma ho già girato pagina". Olio in valigia, dentifricio sui vestiti alcuni dei dispetti subiti in quel periodo in azzurro affrontato da giovanotto pronto a esplodere, che prova a farsi largo a bracciate, lasciando alle spalle tutto il peso del ricambio generazionale.
Papà Ceccon e il lato oscuro del nuoto italiano: "Facevano scherzi di cattivo gusto"
Tre anni più tardi, nel 2022, fu il papà di Ceccon a tornare sull'argomento, svelando cosa accade dietro le quinte di uno dei settori più forti, medagliati e dorati dello sport italiano. Indumenti trovati unti e sporchi nel bagaglio personale furono la punta dell'iceberg di un ambiente tossico. Mai fatto nomi ufficiali (allora come oggi si è puntato l'indice contro il peccato omettendo i peccatori) ma "c'era un gruppo di atleti di dieci anni più grandi che facevano scherzi di cattivo gusto – raccontò -. Mio figlio non è mai stato tipo da leccare il culo. I grandi non hanno accettato né Burdisso né Thomas, forse perché lui non aveva nei loro confronti il rispetto che si aspettavano".
In che senso? La seconda parte dello sfogo del genitore accese i riflettori su un esempio lampante del clima che c'era. "Lui e altri esordienti preferivano andare allora con gli atleti stranieri, che li accoglievano sugli spalti, invece di fare il tifo con gli altri azzurri". Poi qualcosa è cambiato e qui torna alla memoria un'altra frase dello stesso Ceccon dopo i Mondiali di Budapest. "Non è un caso se dice, come ha fatto a Budapest: L'Italia adesso è un bel gruppo, dove ci si sente uniti, si fa il tifo l'uno per l'altro".