Vettel cancella la Ferrari e neanche la nomina più: “Da piccolo tifavo per la macchina rossa”
Sebastian Vettel la Ferrari ce l'ha nel cuore, da ragazzino tifava per la scuderia di Maranello, a bordo c'era il suo mito e ispiratore Michael Schumacher. E per la scuderia italiana ha guidato per sei stagioni, dal 2015 al 2020. Seb è il terzo pilota per successi della Ferrari in Formula 1 (dietro a Schumacher e Niki Lauda), ma al netto degli omaggi non si è lasciato benissimo, in particolare con Binotto che lo ha liquidato ben prima dell'avvio della stagione 2020. Ora è all'Aston Martin e sta cercando di evitare pure di pronunciare il nome della Ferrari.
A Baku Seb si trova bene, in quattro apparizioni non si è mai piazzato al di fuori del quarto posto, due i podi, ma a verbale c'è anche la ruotata a Hamilton. Dall'Azerbaigian, dove vuole tornare a ruggire dopo il bel piazzamento di Montecarlo, Vettel nella conferenza stampa del giovedì ha risposto alla domanda di un ragazzino che gli ha chiesto quali erano i suoi sogni da bambino e il quattro volte campione del mondo pur facendo capire che la vettura che sognava era quella, la Rossa che guidava Schumacher, non ha mai citato la Ferrari:
Quando ero piccolo, come sapete, ero tifoso di Michael Schumacher e lo vedevo guidare e vincere su quella macchina rossa. Mai e poi mai mi sarei immaginato di guidarla a mia volta, un giorno. Mi sarebbe piaciuto correre in F1 negli anni Settanta, o ancora meglio Sessanta, con pochissima aerodinamica e tanto grip meccanico.
Vettel si è parzialmente unito alla battaglia di Lewis Hamilton, che nelle scorse settimane aveva dichiarato che l'accesso al Motorsport è diventato troppo complicato per chi proviene da famiglie non abbienti. Anche secondo Seb bisognerebbe fare qualcosa per favorire chi non ha enormi patrimoni alle spalle ma al tempo stesso ricorda che questo è stato sempre un hobby molto costoso: "Andrebbe fatto qualcosa per renderlo più accessibile. Questo è sempre stato un hobby molto costoso, ai miei tempi forse un po’ meno ma comunque non uno sport economico".