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Verstappen vuole una Safety Car più veloce, la FIA lo stronca: “La priorità è la sicurezza”

Dopo le polemiche generate alla fine dell’ultimo GP di Formula 1 2022 in Australia con le critiche di Max Verstappen, la FIA ha pubblicato oggi su Twitter il proprio comunicato ufficiale sulle regole e la velocità tenute dalle Safety Car in pista.
A cura di Enrico Scoccimarro
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L'ultimo Gran Premio di Formula 1 andato in scena in Australia oltre alle grandi emozioni per la vittoria di Charles Leclerc, è stato contraddistinto dalle lamentele di Max Verstappen, eliminato dalla gara per un problema alla RB18. L'olandese aveva chiesto alla F1 di indagare sull'andatura tenuta della Safety Car Aston Martin sulla pista di Melbourne, ritenuta troppo lenta. La polemica è stata rilanciata poi anche da altri piloti e così, oggi, è arrivata la risposta da parte della FIA.

Aston Martin è uno dei due fornitori della Safety Car, l'altro è la Mercedes. Verstappen aveva paragonato la vettura ad una tartaruga, confrontandola con la macchina messa a disposizione dai tedeschi, ritenuta più veloce. Il problema, in particolare, era ricaduto sulla temperatura delle gomme, con la difficoltà di "riscaldarle" per riprendere la gara a causa del ritmo più lento. Il pilota della Red Bull inoltre non aveva compreso i motivi per cui la Safety Car continuava a essere in pista per un tempo prolungato: "Andavamo a 140 km/h sul rettilineo anche se non c'era nessun auto danneggiata, quindi non capisco perché dovevamo andare così piano" aveva concluso.

Stamani, la federazione ha dichiarato sul proprio profilo Twitter che "la funzione primaria delle auto di sicurezza, naturalmente, non è la velocità, ma la sicurezza dei conducenti e dei funzionari in pista". Sulla possibilità delle Safety Car di andare più veloce, invece, ha affermato che "generalmente la velocità è dettata dalla direzione e controllo della gara e non è limitata dalle capacità proprie delle auto, che sono veicoli ad alte prestazioni preparati da due dei migliori produttori al mondo, equipaggiati e guidati da un conducente e un co-pilota estremamente esperto e capace".

LA FIA, infine, ha giustificato così le conseguenze del raggruppamento: "L'impatto è uguale per tutti i concorrenti che sono responsabili della guida in modo sicuro in ogni momento, secondo le condizioni della loro auto e del circuito". Capitolo chiuso dunque: l'indagine chiesta dal campione del mondo in carica non ha avuto per lui gli effetti sperati.

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