Valentino Rossi sconvolto dalla morte di Dupasquier: “Ti chiedi che ci fai ancora lì, a correre”
La salma di Jason Dupasquier giace nella cella frigorifero dell'Ospedale Careggi di Firenze. La Procura di Firenze ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo dopo la morte del pilota 19enne, deceduto sulla pista del Mugello a causa di un incidente avvenuto durante le qualifiche della Moto 3. Per celebrare le esequie e dare una degna sepoltura al ragazzo la famiglia dovrà attendere. Nel corredo accessorio di dolore e polemiche c'è anche questo. Elaborare il lutto sarà dura: per quanto si possa essere coscienti dei rischi, lo shock resta fortissimo.
Le immagini della caduta e della carambola di moto che ha investito lo svizzero, scivolato sull'asfalto, restano scolpite dentro. La notizia del suo decesso è arrivata un'ora prima dello start al Gran Premio d'Italia della MotoGp, il minuto di silenzio che lo ha preceduto è stato vissuto con compostezza ma con sentimenti contrastanti. C'è chi come Danilo Petrucci avrebbe mollato tutto e rinviato anche solo di un giorno la gara ("mi sono sentito sporco dentro, abbiamo corso sul sangue di Dupasquier") e chi come Valentino Rossi, a distanza di qualche giorno dal tragico episodio, resta sconvolto ma prova a farsi forza.
Non conoscevo personalmente Jason Dupasquier, non avevo avuto occasione di incontrarlo nel paddock, però lo seguivo in pista – è l'incipit del post del ‘dottore' dedicato al pilota morto al Mugello -. Quest’anno stava andando forte, si era ripreso da un brutto infortunio ma era costantemente nel gruppo di quelli veloci. Aveva uno stile aggressivo sulla moto, che insieme a quell'abbreviazione che si vedeva in tv di fianco al suo numero (JDU) mi ricordava il mitico Joey Dunlop.
"In un momento tutto perde senso e ti chiedi cosa ci fai ancora lì", ha scritto in un messaggio su Instagram a margine di una riflessione più lunga dedicata al pilota che non c'è più, caduto sul campo, perché non basta essere bravo e forte alla guida, perché se vai in moto e sfida la velocità, devi augurarti che la fortuna ti sia amica e non si volti mai dall'altra parte, che la tua buona stella di protegga.
Le immagini di sabato sono state subito molto preoccupanti e la sera si era capito che le sue condizioni erano gravissime, però in queste situazioni non si sa mai tutto e ci si attacca anche alla minima speranza. Domenica, un'ora prima della gara, è arrivata la notizia che nessuno avrebbe voluto sentire. È stata durissima mettersi il casco e salire in moto perché in un momento tutto perde senso e ti chiedi che cosa ci fai ancora lì. Forse però il miglior modo di onorare e ricordare un altro pilota è proprio correre e cercare di dare il massimo, anche se purtroppo neanche questo può cambiare quello che è successo. Ciao Jason, riposa in pace.