Una clamorosa svista dietro il flop della Ferrari in Messico: “Non ce ne siamo accorti in tempo”
Nel weekend del GP del Messico della Formula 1 2022 si è vista senza ombra di dubbio la peggior Ferrari della stagione. Prima del fine settimana sul circuito Hermanos Rodriguez infatti mai la F1-75 si era mostrata così lontana dalla Red Bull e dalla Mercedes.
Charles Leclerc e Carlos Sainz per la prima volta in questo campionato hanno sofferto in qualifica (chiusa con lo spagnolo, reduce dalla pole di Austin, 5° e il monegasco, autore di ben 9 pole in stagione, addirittura solo 7°) beccandosi distacchi abissali da Verstappen e Perez, ma anche dai redivivi Russell e Hamilton. E in gara poi è andata addirittura peggio con i due alfieri del Cavallino che hanno chiuso lontanissimi dai primi venendo quasi doppiati dal vincitore della corsa (da cui ad ogni giro si sono beccati tra i 7 e i 9 decimi di secondo) e mai in grado di tenere nemmeno il ritmo dei driver Mercedes (con Russell, 4°, che si è anche permesso anche il lusso di un pit-stop extra nel finale per prendersi il punto aggiuntivo del giro veloce tale era il suo vantaggio sui due piloti della scuderia di Maranello).
Basta dunque guardare l'ordine d'arrivo per capire che il GP del Messico è stato il peggior gran premio della stagione della Ferrari che mai finora, in questo 2022, si era mostrata così poco competitiva rispetto agli altri due top team in griglia. Inevitabilmente viene da chiedersi a cosa sia dovuto questo clamoroso flop del Cavallino a Città del Messico. Per rispondere a questa domanda bisogna prima evidenziare le particolari caratteristiche del circuito Hermanos Rodriguez situato a 2000 metri sopra il livello del mare e quindi con l'aria molto rarefatta che obbliga le monoposto a presentarsi in pista con un carico aerodinamico molto elevato che, se non ben bilanciato, provoca però un eccessivo scivolamento della vettura. Al contempo la più bassa densità dell'aria riduce anche la resistenza all'avanzamento delle monoposto (il drag) che dunque sui rettilinei del tracciato messicano raggiungono velocità di punta molto elevate.
Conoscendo i punti di forza delle macchine in pista, basterebbe questo per capire che non si tratta di un circuito che esalta le caratteristiche della F1-75. Evidente però che ciò non basta a spiegare la deludentissima prestazione delle Ferrari nel GP del Messico. Per capire i veri motivi di questo flop bisogna leggere tra le righe di ciò che il team principal Mattia Binotto, non presente a Città del Messico ma rimasto a Maranello per lavorare sulla vettura 2023, ha detto nella sua analisi post-gara.
Il numero uno del muretto della squadra del Cavallino ha infatti ammesso che, per paura di avere gli ennesimi problemi stagionali al turbocompressore (tallone d'Achille della F1-75), per il weekend del GP del Messico gli ingegneri della rossa hanno deciso di ridurre la potenza erogata dalla power unit: "Siamo dovuti scendere a compromessi con la power unit" ha difatti detto Binotto al termine della corsa di fatto confermando che i piloti hanno corso con una mappatura molto conservativa.
Questo di conseguenza ha portato anche ad un ulteriore compromesso per quello che riguarda l'assetto delle monoposto al fine di limitare il gap in termini di velocità sui rettilinei del circuito Hermanos Rodriguez. Questo setup anomalo ha però costretto i piloti a dover fare i conti con un fastidiosissimo sottosterzo ed un'evidente difficoltà sui cordoli e in uscita di curva che rendevano di fatto la F1-75 quasi inguidabile (o comunque impossibile da spingere al massimo) come hanno lamentato per tutto il weekend sia Leclerc che Sainz.
Se, in nome dell'affidabilità, la riduzione di potenza della power unit era qualcosa che non poteva essere modificata nel corso del weekend, lo stesso non vale per l'assetto della monoposto che dopo la prima giornata di libere poteva essere ancora sistemato. Perché non è stato fatto? A dare la risposta a questa domanda è ancora una volta Mattia Binotto che di fatto conferma che a riguardo c'è stata una clamorosa svista da parte degli ingegneri della Ferrari che, non avendo messo in conto tale eventualità (nonostante il precedente di Spa), si sono accorti della scarsa manovrabilità delle vetture di Leclerc e Sainz quando ormai era troppo tardi per rimediare. Nelle FP1 infatti i due piloti del team italiano avevano chiuso con i tempi migliori, mentre nelle FP2 condizionate dal Test Pirelli entrambi avevano già fatto notare le difficoltà nella guida con Leclerc che è finito addirittura a muro avendo perso il controllo della sua macchina:
"Il comportamento di guida non è stato particolarmente eccezionale – sono infatti le dichiarazioni dell'ingegnere modenese riportate da Auto, Motor und Sport –. L'equilibrio non era giusto. I piloti facevano fatica a far curvare la vettura. Non ce ne siamo accorti nella prima sessione di prove libere. E poi anche il test delle gomme Pirelli della seconda sessione di prove libere non ci ha certo aiutato. Ci è successa la stessa cosa di Spa" ha difatti chiosato il team principal della Ferrari ammettendo dunque che, almeno per quanto riguarda la guidabilità della F1-75 sul circuito messicano si sarebbe potuto fare qualcosa di meglio.