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Un gruppo WhatsApp fa tremare la Formula 1: sospetti accordi illegali dietro il rifiuto ad Andretti

La Formula 1 trema a causa dell’inchiesta dell’Antitrust americano sul rigetto della richiesta di ingresso in F1 del team di Andretti e General Motors: durante le indagini sarebbero emerse delle prove, tra cui le conversazioni di un gruppo WhatsApp di cui fanno parte Stefano Domenicali e i rappresentanti dei team F1, di presunta collusione al fine di bloccare l’ingresso del Circus della nuova scuderia statunitense.
A cura di Michele Mazzeo
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Il rifiuto ad Andretti e Cadillac per l'ingresso dell'11° team in griglia sta ancora creando diversi grattacapi alla Formula 1 che ora trema a causa di un'inchiesta avviata dalla Commissione Antitrust del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti.

Durante le indagini, secondo quanto rivela F1-Insider.com, sarebbero infatti emerse delle prove, tra cui le conversazioni di un gruppo WhatsApp di cui fanno parte l'attuale presidente e CEO della Formula 1 per conto di Liberty Media, Stefano Domenicali, e i rappresentanti dei team F1, riguardo a presunti accordi illegali tra l'azienda proprietaria dei diritti commerciali del Circus (Liberty Media) e le scuderie che attualmente partecipano al Mondiale per fare un fronte unico sul no all'ingresso di Andretti e General Motors(di cui fa parte il marchio Cadillac) che era invece stato approvato e caldeggiato dalla FIA.

E, stando alla stessa testata tedesca, tale inchiesta potrebbe essere oggetto di un'udienza al Senato degli Stati Uniti in quanto la presunta collusione tra Liberty Media e i team per tenere fuori dalla F1 Andretti e Cadillac avrebbe violato la legge antitrust americana.

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La notizia arriva pochi giorni dopo che Michael Andretti (figlio del campione del mondo Mario e fondatore della squadre corse che gareggia in diversi campionati tra cui l'IndyCar e la Formula E) ha ceduto il pacchetto di maggioranza dell'Andretti Global all'amministratore delegato Dan Towriss lasciando tutti i ruoli operativi che aveva all'interno della ‘sua' scuderia. Un passo indietro interpretato da diversi osservatori statunitensi proprio come un segno di distensione nei confronti di Liberty Media (stando alla versione di papà Mario Andretti questo contrasto sarebbe frutto di un astio personale tra il figlio Michael e il boss di Liberty Media Greg Maffei) per riaprire i discorsi riguardo l'ingresso della scuderia Andretti/Cadillac in Formula 1 a partire dal 2026.

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Andretti e General Motors, nemmeno dopo essersi viste respinte ufficialmente la richiesta di iscrizione al Mondiale F1, infatti non hanno mai abbandonato il progetto. Anzi. Il programma di lavoro dell'undicesimo team della Formula 1 va avanti come se la richiesta fosse stata accolta.

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Oltre alla sede statunitense infatti all'inizio di quest'anno è stato inaugurato il nuovo quartier generale operativo di Silverstone, in Gran Bretagna, e adesso si sta anche ampliando la forza lavoro specializzata che già conta 250 dipendenti (tra cui anche membri dello staff di alto profilo come l'ex responsabile tecnico della Formula 1 Pat Symonds) e diversi collaboratori provenienti da aziende terze con cui vi sono accordi di fornitura. E, secondo quanto rivela la testata australiana SpeedCafe.com, proprio in quanto ancora non ufficialmente iscritta al Campionato del mondo di Formula 1 e dunque non ancora obbligata a sottostare ai regolamenti, ha già pronto il primo telaio F1 con le specifiche per il 2026 che dovrebbe vedere la luce prima della fine dell'anno mentre sarebbero già state prodotte diverse componenti in carbonio (tra cui le sospensioni) per la monoposto.

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Unendo i puntini dunque tutto sembra far pensare che, tolto di mezzo l'inviso Michael Andretti e col rischio di finire nei guai con l'antritrust americano, le possibilità che Liberty Media e i team F1 facciano un passo indietro accogliendo la richiesta di Andretti/Cadillac di diventare l'undicesimo team della Formula 1 dal 2026 siano senza dubbio maggiori rispetto al recente passato.

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