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Superbike, Pierfrancesco Chili rivela: “Ho il Parkinson, ma io sono un pilota e mi rialzerò”

La leggenda della Superbike Pierfrancesco Chili ha il morbo di parkinson, gli è stato diagnosticato due anni fa. A rivelarlo il 56enne ex pilota del Motomondiale entrato nella Hall of Fame della SBK: “Ho il parkinson. È stata una bella botta, ma io sono un pilota e i piloti si rialzano finché hanno vita”.
A cura di Michele Mazzeo
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La leggenda della Superbike Pierfrancesco Chili ha il parkinson da due anni. A rivelarlo lo stesso ex pilota classe '64 che tra il 1984 e 2006 è stato prima grande protagonista nel Motomondiale (leggendaria la sua vittoria in 500cc a Misano Adriatico nel 1989) lottando anche per il titolo iridato in 250cc nel 1992 (chiuse 3° alle spalle dei connazionali Luca Cadalora e Loris Reggiani) e poi scritto la storia della Superbike con la Ducati entrando anche nella Hall of Fame del campionato per le derivate di serie (pur non avendolo mai vinto: è il suo più grande rimpianto). Oggi Frankie Chili gestisce lo stabilimento balneare "I Bagni Romina" a Misano Adriatico e deve fare i conti con il morbo di Parkinson, la malattia neurodegenerativa diagnosticatagli nel 2018 che però sembra affrontare con la caparbia e l'autoironia che lo hanno reso uno dei piloti più amati dagli appassionati di motociclismo e non solo.

"Il corpo umano non è mica diverso da una moto – ha infatti spiegato Pierfrancesco Chili a Mowmag.com mantenendo quell'ironia che lo ha sempre accompagnato –: quando la moto vibra troppo vai dal meccanico. Io vibravo troppo e sono andato dai dottori. Due mi hanno rassicurato, un terzo, però, ha voluto vederci più chiaro e mi ha prescritto un esame: ho il Parkinson. Ormai sono due anni che me lo hanno diagnosticato – ha rivelato il 56enne bolognese –. È stata una bella botta, ma io sono un pilota e i piloti si rialzano finché hanno vita.

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Sono caduto un mare di volte, anzi qualcuno pensa che questa malattia possa essere conseguenza di quelle botte in testa e di una trauma cranico in particolare rimediato tanti anni fa, ma io non me lo chiedo. È così e basta e bisogna guardare avanti – ha proseguito –Prendo dei medicinali che tengono a freno il decorso, riesco a fare praticamente tutto e dove non riesco mi faccio dare un aiuto. Lo scorso anno a marzo sono anche andato in Australia – ha aggiunto – per girare in moto con Troy Bayliss: è stato divertente con questi tremori, vibravo più io della moto, ma non lo farò più, perché è stato anche pericoloso”.

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