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Stoner: “La gente dà la colpa a Marc Marquez, ma hanno dimenticato cosa ha fatto Valentino Rossi”

Marquez correrà in Ducati al fianco di Bagnaia, pupillo di Rossi. L’ex pilota australiano coglie l’occasione per tornare sull’aspetto più controverso della rivalità tra il ‘dottore’ e lo spagnolo. “Pensava di spaventarlo ma tutti conoscevano i suoi trucchi”.
A cura di Maurizio De Santis
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Marc Marquez in Ducati, al fianco di Francesco Bagnaia legato da amicizia a Valentino Rossi, che del ‘cabroncito' resta un acerrimo rivale anche se non corre più. Certi livori (non solo gli amori) non finiscono mai, fanno giri immensi e poi te li ritrovi davanti: quelli tra il ‘dottore'e lo spagnolo non sono mai sfumati nonostante siano trascorsi dieci anni dopo Phillip Island e il decimo titolo Mondiale in MotoGp perso dal campione di Tavullia ‘per colpa' del rivale iberico e a beneficio di Jorge Lorenzo. È un nervo scoperto, una ferita mai rimarginata del tutto, qualcosa che sbuca all'improvviso dalle curve della memoria e fa ribollire il sangue nelle vene all'italiano.

Certe cose non le ha dimenticate: se Marquez non avesse giocato sporco, per fargliela pagare dopo le cadute di quell'anno in Argentina e in Olanda, forse sarebbe andato in doppia cifra quanto a titoli iridati conquistati. Se… ma… non fanno la storia. E Casey Stoner ne dà una lettura differente, ribaltando la versione dei fatti proposta dal '46': in buona sostanza, se Rossi ha perso quell'occasione deve prendersela con se stesso per aver appiccato un incendio di polemiche che ha finito solo col nuocergli. Quel sasso lanciato nel 2015, subito dopo il Gran Premio in Australia e prima della tappa in Malesia, ancora fischia nell'aria.

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"Marquez non meritava tutte quelle critiche – ha ammesso l'ex pilota durante il podcast Ducati Diaries -. La gente dà la colpa a lui di tutto ma la verità è una sola: è stato Valentino a scatenare quella guerra di parole e lo spagnolo ha reagito per difendersi". Il pilota australiano non ha dubbi, conosce bene Rossi per averlo affrontato e battuto sull'asfalto nel 2007 (quando era in Ducati) e nel 2011 (in sella alla Honda).

È sempre stato forte in pista, nell'interpretazione della guida e nella capacità di mettere pressione agli avversari attraverso i suoi giochi mentali. "Quando era all'apice della carriera poteva vincere le battaglie psicologiche che ingaggiava. È riuscito a entrare nella testa dei piloti con i quali competeva e ha creduto di fare altrettanto anche con Marc. Tutti conoscevano i suoi trucchi e alla fine è stato lui a perdere il controllo. Con Marquez ha sbagliato, la sua tattica non ha funzionato".

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Stoner è certo: se il ‘dottore' si fosse concentrato molto più su come vincere la 10ª corona, invece provocare lo scontro con il neo pilota della Ducati, le cose sarebbe andate diversamente. "Pensava di spaventare Marquez – ha aggiunto – in realtà ha commesso l'errore di scegliersi il nemico peggiore che potesse capitargli, perché può essere più veloce, perché può batterti e sbatterti fuori da una gara o addirittura da un Mondiale".

Quando è cominciata la faida tra Rossi e Marquez

La faida tra Rossi e Marquez è deflagrata a Phillip Island ma avvisaglie del conflitto c'erano state nelle tappe precedenti del Mondiale. In Argentina ci fu un contatto al penultimo giro che mise fuori causa lo spagnolo. In Olanda un altro tocco e il taglio della variante scatenarono la rabbia del ‘cabroncito'. In Australia, terzultima gara del 2015, si arriva al punto di rottura: Marquez beffa Lorenzo e vince, Rossi si perde in staccata con Iannone e cede punti pesanti ma è convinto che la condotta di gara sia stata avvelenata. "Marc ogni volta mi ripassava e rallentava per far prendere margine a Jorge", quel sasso scagliato dieci anni fa fischia ancora. E il ‘cabroncito' non lo ha mai cancellato del tutto.

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