“Spero di poter abbracciare Zanardi, io resterò segnato a vita”: il camionista racconta l’incidente
Marco Ciacci da qualche ora si è tolto un macigno pesantissimo che aveva sul cuore: il gip di Siena ha infatti accolto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura in merito alle sue responsabilità nell'incidente stradale che il 19 giugno 2020 ha ridotto in coma Alex Zanardi, procurandogli danni gravissimi alla testa dai quali sta faticosamente cercando di riprendersi. L'ennesima durissima risalita cui il destino ha chiamato il 54enne ex pilota bolognese.
Ciacci – 45 anni, moglie e tre figli – è l'autista del camion che quel maledetto giorno di un anno fa si scontrò in maniera violentissima con l'handbike guidata da Zanardi lungo la strada che da Pienza porta a San Quirico d'Orcia, in Toscana. L'ex pilota di Formula 1 era l'organizzatore della staffetta di beneficenza per le strade d'Italia che poi si sarebbe conclusa per volontà della moglie, finendo nel documentario ‘La grande staffetta'.
Dall'altra parte della storia c'era lui, il camionista, la cui vita è stata ugualmente fatta a pezzi da quell'incidente, come racconta al Corriere della Sera: "La mia famiglia è stata travolta dagli eventi. Mia moglie e i miei figli, due gemelle di 9 anni e un ragazzino di 14, accendevano la TV e vedevano il nome del babbo trattato come se fosse il responsabile dell'incidente. Erano confusi, arrabbiati perché sapevano che il loro padre si era comportato bene e non aveva responsabilità".
"È stato un incubo durato più di un anno e anche se sapevo di non avere responsabilità sono stato malissimo – spiega Ciacci – Ho continuato a sognare l'incidente, ho rivisto attimo dopo attimo il momento dello scontro, ho cercato di capire se avessi potuto evitarlo. Ho cercato una risposta. Ed ho capito che c'era solo una possibilità: non essere lì quel giorno, su quella curva col camion, in quel preciso istante. Andavo piano, è stato impossibile evitare l'incidente".
Ciacci sa che anche se la legge ha ristabilito la verità, ci sarà sempre un'ombra nel suo cielo: "La cosa che mi fa più soffrire è avere la certezza che sarebbero bastati pochi secondi per evitare lo scontro. Io ho fatto tutto quello che mi era possibile fare e ho la certezza anche interiore di non avere alcuna responsabilità. Ma questa cosa mi segnerà tutta la vita, non si può dimenticare anche se hai la coscienza pulita. Ci ho pensato mille volte. Fatalità, quando deve succedere succede. Ho visto il gruppo di ciclisti davanti a me e poi una persona che non sapevo fosse Zanardi perdere il controllo del mezzo. Spero di poterlo incontrare presto, di stringergli la mano e di abbracciarlo. Gli auguro tutto il bene possibile".
Da fonti della famiglia sembra che sia escluso un ricorso contro il proscioglimento del camionista, anche se manca ancora la conferma dell'avvocato, che si limita a definire "amara" la decisione del tribunale senese. Per Ciacci la fine dell'incubo sembra dunque arrivata, per Zanardi c'è ancora da combattere duramente. Non è una novità: ce la farà anche questa volta, Alex ce l'ha sempre fatta.