Schumacher, la neurologa Leonardi: “Stato di minima coscienza, non c’è una cura efficace”
Michael Schumacher è ricoverato presso l'ospedale parigino Georges Pompidou dove prosegue le cure top secret a base di cellule staminali sotto la supervisione del dottore Menasché, famoso chirurgo cardiaco e pioniere della terapia cellulare nella cura dell'insufficienza cardiaca. Il tedesco è cosciente e, in una struttura blindatissima con guardie del corpo che sorvegliano l'accesso al reparto dove è ospitato il campione, è arrivato anche Jean Todt a fargli visita salvo poi andarsene prendendo un'uscita secondaria. Le notizie riguardo lo stato di salute del campione hanno riacceso la speranza, ma Matilde Leonardi, direttore del Centro ricerche sul coma dell’Istituto neurologico Besta di Milano e membro della Società italiana di neurologia, è convinta che la cura al quale si sta sottoponendo l'ex ferrarista non possa portare al miracolo: "Non c’è alcuna cura sperimentale a base di cellule staminali che abbia un effetto positivo per i pazienti in stato di minima coscienza come Michael Schumacher; non c’è alcun dato scientifico pubblicato che dimostra l'esistenza e l’efficacia di questo presunto trattamento. Non c’è traccia di questo protocollo né tanto meno di una sperimentazione simile su pazienti in stato di minima coscienza. Una cura segreta? Improbabile. Perché la scienza non funziona così. Non si lavora in segreto, si condividono le informazioni. La scienza è fatta di dati verificabili e replicabili" sono le sue parole riportate da Il Messaggero.
Il fatto che sia cosciente rappresenta un miglioramento delle sue condizioni rispetto all'ultimo bollettino ufficiale diffuso dalla famiglia, ma purtroppo non decisivo ai fini del completo recupero come confermato anche da Matilde Leonardi: "Si fa confusione tra stato vegetativo e stato di minima coscienza. I pazienti nelle condizioni di Schumacher aprono gli occhi, possono girare la testa quando li chiami, possono muovere il pollice in risposta a una domanda e possono piangere alla fine di un racconto" ha spiegato. Il sette volte campione del mondo, vittima di un grave incidente sulle nevi di Meribel nel 2013, sta affrontando un lento e complicato recupero nella speranza di tornare alla vita di un tempo. Le speranze, però, sono ridotte al minimo: "La ricerca va avanti e su più fronti, ma non possiamo dare illusioni. La verità è che non esiste una cura, almeno per il momento. Purtroppo gli studi condotti con le staminali per malattie che colpiscono il cervello e il midollo non hanno dato gli effetti sperati. Prospettive positive? E’'molto raro ma in alcuni casi questi pazienti riescono a riemergere dalla loro dimensione. Ci sono casi documentati. Ricordo un paziente che, dopo 4 anni trascorsi in stato di minima coscienza, ha improvvisamente risposto con una risata a una battuta fatta dalla moglie e poi ha iniziato a parlare con lei" ha concluso.