Rossi non ha mai perdonato Marquez: “Non ha avuto rispetto né professionalità”
Misano, terzultima tappa del Mondiale di MotoGp. L'ultima di Valentino Rossi in Italia, a casa sua, su quel circuito che si colora di giallo, dove il 46 è un totem impresso sull'asfalto, un pezzo di storia dello sport da consegnare alla leggenda delle piste. Nove titoli iridati luccicano nel firmamento della carriera, è mancato il decimo: unica sbavatura di un'avventura iniziata a Tavullia, per gioco e per passione, salendo un poco alla volta i gradini verso la gloria. Emozioni forti, cuore che batte, lacrime difficili da trattenere e chi se ne frega se il "dottore" non (stra)vince più come una volta: a Rossilandia, nella tribù del campione, non c'è spazio per gli iconoclasti. Sarà un tripudio di bandiere e abbracci. Comunque vada, sarà un successo.
Rossi tenterà il colpo di coda sul circuito che porta il nome del ‘Sic' Marco Simoncelli, l'unico sul quale può ancora sperare di conquistare un risultato che gli strappi almeno un sorriso rispetto a una stagione balorda. Portimão e Comunità Valenciana scandiranno il passo di addio definitivo alle corse nella classe regina: il conto alla rovescia toglie il fiato, consuma dentro, lascia un groppo in gola e magone nell'anima. Ma non c'è spazio adesso, non può esserci spazio per lasciarsi sopraffare dalla tristezza. Non a Misano. Lotterà come un leone contro chiunque, gli avversari di oggi e di ieri. Uno in particolare: Marc Marquez.
I rapporti con lo spagnolo non sono buoni. Lo stesso Rossi ha chiarito che, almeno per il momento, non ci sono margini per lasciare tutto alle spalle. Impossibile dimenticare cosa accadde nel 2015 a causa del duello contro l'iberico che gli costò la possibilità di arrivare in doppia cifra, cedendo il passo a Jorge Lorenzo.
Il ‘cabroncito' venne accusato di aver corso contro il "dottore" e non per se stesso, di aver fatto il possibile per ostacolarlo nell'impresa perché – come lo definì alla vigilia della gara in Malesia – era "tifoso di Lorenzo". Fu come accendere la miccia della bomba che esplose a Sepang con un contatto e una caduta di Marquez al termine di un testa a testa senza esclusione di colpi. Rossi fu penalizzato suo malgrado, perché le immagini mostrarono la responsabilità dello spagnolo nel cercare la provocazione: partì ultimo a Valencia e perse l'opportunità di vincere il titolo.
Se nello sport viene meno la serietà professionale – ha ammesso alla Gazzetta dello Sport il padre di Rossi, Graziano -, la lealtà e il rispetto nei confronti degli avversari, poi non c’è nulla che tenga.