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“Riconosce, cerca di farsi capire, non scrive ancora”: Zanardi combatte, la salita è lunga

Alex Zanardi è tornato a casa dopo il lungo ricovero in ospedale seguito al grave incidente di un anno e mezzo fa. Ora arriva una testimonianza sulle sue attuali condizioni.
A cura di Paolo Fiorenza
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Fare il tifo per Alex Zanardi è facile: significa stare dalla parte dell'amore per la vita. Zanardi è tutti noi, è l'uomo che non vuole arrendersi, il guerriero che si rialza ogni volta che il destino gli tende un tranello. Con lui ci è andato giù pesante, togliendogli prima le gambe nell'incidente sul circuito del Lausitzring il 15 settembre 2001, quando aveva 35 anni e stava rilanciando la propria carriera di pilota dopo la seconda avventura in Formula 1, e poi frantumandogli la testa un anno e mezzo fa, mentre era impegnato in una staffetta di beneficenza sulla sua handbike.

Il tremendo impatto con un camion sulle strade della Toscana è apparso a tutti un finale troppo crudele: Zanardi non lo meritava. E non solo per la forza gigantesca che lo ha portato a risalire una prima volta la china della vita reinventandosi pluricampione paralimpico, ma per la persona che è. Alex è l'esempio, il fare per gli altri, il sorriso. Ma è anche il guerriero. Ed allora no che non è stato un finale, ma l'inizio di una nuova battaglia. Ancora ospedali, ancora operazioni, ancora sofferenza. Ma non si molla un'unghia. Zanardi si rialza di nuovo e comincia una nuova scalata, sempre più difficile, attingendo a tutto quello che è rimasto nel suo corpo martoriato, aggrappandosi al tifo dell'Italia intera ed all'amore della sua famiglia.

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Tre persone si sono alternate per un anno e mezzo al suo fianco: sua madre, la moglie Daniela e il figlio Niccolò. Fino ad arrivare all'annuncio atteso da tutti: Zanardi è tornato a casa. Il che significa che una parte di quella salita già è stata percorsa, ma da adesso ogni metro diventa più ripido, ogni conquista più sofferta. L'attuale situazione del bolognese è stata descritta così dalla moglie: "Per quanto riguarda le sue condizioni fisiche, ci sono molti progressi. Alex ha sempre più forza nelle braccia, che è aumentata molto. Ora trascorre la maggior parte della giornata sulla sedia a rotelle con noi. Si riposa solo un po' nel pomeriggio dopo pranzo. Diversi programmi che Alex ha fatto in ospedale, ora continuano a casa. Durante la settimana, un terapista lavora con lui e fa esercizi fisici, neurologici e logopedici".

Parole che lasciano intravedere uno scenario di lento recupero, di piccoli ma grandissimi passi. Come sta Alex Zanardi oggi lo racconta con maggiori particolari Carlo Verdelli, in una testimonianza sul Corriere della Sera: "A 55 anni, in una stanza attrezzata per lui, neanche Alex si concede illusioni. Conosce per esperienza l'immane fatica che crudelmente torna ad aspettarlo. La voce non esce ancora da sola, ed è comprensibile dopo che è stato intubato per così tanto tempo. Riconosce, cerca di farsi intendere, sta molto meno a letto e si sposta su una carrozzina rafforzata per potere sostenere il collo. Non scrive, non è ancora arrivato il momento, però ha cominciato a spingere una cyclette con le mani, la forza aumenta nelle braccia".

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Il Corsera svela che Zanardi ad ora comunica con gli occhi, con una mano. Fa ok con il pollice. Sono piccoli progressi guadagnati centimetro su centimetro, miglioramenti che scaldano il cuore e motivano Alex e chi gli sta vicino a spingere con ancora più voglia, più animo, più vita. Il Natale a casa è la prima tappa, poi la battaglia continuerà. E ancora, ancora, ancora. Alla ricerca del limite, se un limite esiste per chi è già sopravvissuto due volte. "Ancora non si può prevedere come si svilupperà ulteriormente il suo recupero – ha detto ancora sua moglie – È un percorso lungo e impegnativo. Il programma riabilitativo condotto da medici, fisioterapisti, neuropsicologi e logopedisti ha consentito progressi costanti. Certo, le battute d'arresto ci sono e possono ancora verificarsi. A volte devi anche fare due passi indietro per farne uno avanti. Ma Alex dimostra ancora una volta di essere un vero combattente". Con un tifo da stadio alle sue spalle: tutti assieme a soffiare dietro il guerriero della vita.

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