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Razzismo in F1, Andretti contro Hamilton: “Lewis militante esagerato”, “Piedone anziano ignorante”

Botta e risposta sul razzismo in Formula 1 tra le due leggende del circus Mario Andretti e Lewis Hamilton. L’80enne Piedone attacca: “Perché diventare un militante? Sta creando un problema che non esiste”. La risposta del pilota Mercedes: “I più anziani non riescono a riconoscere che c’è un problema. È pura ignoranza”.
A cura di Michele Mazzeo
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Prosegue la battaglia di Lewis Hamilton contro il razzismo. Ma non tutti sembrano apprezzare le tante iniziative intraprese a riguardo dal pilota britannico soprattutto dopo l'omicidio di George Floyd avvenuto il 25 maggio scorso a Minneapolis, negli Stati Uniti. Dopo l'ultimo appello lanciato dal sei volte campione del mondo di Formula 1 al termine del GP d'Ungheria con il quale ha "redarguito" la FIA e e i team di F1 per lo scarso impegno nella lotta alle discriminazioni, in molti hanno accusato il driver della Mercedes di mischiare troppo lo sport con la politica. Tra questi anche leggende delle quattroruote come Mario Andretti, pilota capace di vincere in tutte le categorie automobilistiche dalle Midget all’Indycar, dal mondiale prototipi alla Formula 1 (dove nel 1978 con la Lotus centrò il titolo iridato). Ma prontamente è arrivata anche la risposta di Lewis Hamilton.

"Ho sempre desiderato che politica e sport restassero divisi, c'è sempre un momento o un posto in cui esprimere le proprie opinioni – ha detto ‘Piedone' al quotidiano cileno El Mercurio -. Quello che è successo in NASCAR con Bubba Wallace (pilota che qualche settimana fa ha trovato un cappio nel suo box e denunciato l'episodio come presunta intimidazione a sfondo razzista, salvo poi scoprire che quel cappio era lì da oltre due anni, ndr) è stato reso più grande di quello che realmente era, ossia che alla fine non era la situazione così terribile che tutti avevano ipotizzato. É stato ingigantito in maniera spropositata e questo succede quando c'entra la politica".

"Riguardo ad Hamilton – ha poi continuato l'ottantenne italoamericano –, la situazione è la medesima. Ho molto rispetto per Lewis, ma perché deve diventare un militante? È sempre stato accettato e si è sempre guadagnato il rispetto di tutti. Credo che qui la faccenda stia diventando un po' troppo pretenziosa, creando un problema che non esiste. Ridipingere la Mercedes F1 di nero lasciando da parte il tradizionale argento delle ‘Frecce' non so quanto sia positivo e a cosa serva .

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Nelle gare ho sempre incontrato piloti con diverse radici e ho sempre accolto tutti a braccia aperte. Nel motorsport non conta di che colore sei, devi guadagnarti il posto coi risultati e la cosa vale per tutti. I piloti di colore nel mondo delle corse sono in minoranza, è vero, ma ciò non vuol dire che non siano i benvenuti. Non so come spiegarlo, ma ci sono già stati piloti neri in IndyCar e NASCAR, e sono sempre stati accolti bene. Sono rimasto loro amico anche oggi, quindi non so cosa ci sia di sbagliato. Forse qualche piccola diversità c'èha concluso Andretti -, ma non è legata alla discriminazione, questo è il punto".

Alle parole di Mario Andretti è seguita la pronta risposta di Lewis Hamilton arrivata tramite una "storia" sul proprio profilo Instagram: “È sicuramente deludente, ma la realtà è che alcune generazioni, i più anziani, che ancora oggi hanno voce in capitolo, non riescono a togliersi di mezzo e riconoscere che c'è un problema – ha scritto il pilota della Mercedes – Ripeto, è pura ignoranza, ma questo non mi impedirà a spingere per un cambiamento. Non è mai troppo tardi per imparare e spero che quest'uomo, che ho sempre rispettato, possa trovare il tempo per farlo".

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