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Piastri in radio dopo la prima vittoria in F1: “Mi dispiace”. Qual è stato il grave errore in McLaren

Il dialogo tra il muretto e Norris spiega bene qual è stata la falla nella strategia della scuderia quando ha chiesto al pilota inglese di cedere la posizione all’australiano.
A cura di Maurizio De Santis
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C'è una frase nel dialogo tra Lando Norris e gli ingegneri della McLaren ai box che spiega cosa è successo in pista a Budapest e perché se il pilota britannico ha esitato a cedere la posizione a Oscar Piastri non è (solo) colpa del suo legittimo orgoglio ma di un errore commesso dal muretto nella gestione dei piloti, della pressione e della gara così da coprire ogni possibile tentativo da parte di Leclerc, di Hamilton e dello stesso Verstappen (furioso con la sua squadra) di insidiare la doppietta sul podio. La mancanza di un piano chiaro e immediato ha alimentato quella confusione.

Le ‘scuse' di Piastri per aver vinto grazie a Norris

Le parole dello stesso Piastri, che ha vinto il suo primo GP al secondo anno in F1, spiegano bene quali sono stati il riflesso di certe scelte e le emozioni vissute dai protagonisti, in particolare dall'australiano che si è addirittura scusato. "Grazie a tutti. Grazie mille. Grazie per il coordinamento. Mi spiace di aver reso lo scambio un po' più doloroso del necessario, ma grazie, lo apprezzo, ben fatto".

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La mancanza di un piano chiaro e diretto della McLaren

Il pasticcio si verifica in particolare al momento del secondo pit-stop anticipato dell'inglese sull'australiano (47° giro rispetto al 48°) che porta alla staffetta in testa al Gran Premio ungherese con l'impegno da parte del team di coordinare successivamente la situazione. Uno sbaglio, quest'ultimo, che ha provocato due conseguenze: ha reso le cose molto più difficili e soffiato sul fuoco della normale rivalità tra piloti sull'asfalto, lasciando tutto in balia di ritardi e interpretazioni personali.

La tensione nel dialogo tra il muretto e Norris

Will Joseph è l'ingegnere in contatto direttamente con Norris e gli dice: "Okay Lando, Oscar è appena rientrato ai box. Probabilmente uscirà subito dopo di te. Vorremmo ristabilire l'ordine quando ti è più comodo". In buona sostanza, non c'è stato un ordine chiaro e preciso ma una sorta di promessa affinché venisse restituita la posizione a Piastri. La McLaren s'è inizialmente affidata alla buona volontà e alla discrezione del conducente che ha sì rispettato il suggerimento ma lo ha fatto solo a 3 giri dalla conclusione.

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Nel corredo accessorio di tensione e suspence, evidentemente non messe in conto dal team, entrano i tanti messaggi in radio, entrano il botta e risposta tra box e pilota per convincerlo ad alzare il piede dall'acceleratore, a non usurare gli pneumatici per sfruttare la C4 medium al massimo sulla pista rovente dell'Hungaroring. La McLaren ne ha fatta una questione di fiducia senza impartire un ordine netto e quando s'è fatto largo il dubbio – considerata anche la reazione di Norris – che l'inglese, complice il calo di ritmo di Piastri non volesse onorare il patto la frequenza delle raccomandazioni ha reso evidente la preoccupazione per quanto stava accadendo.

L'inglese cede la posizione: "Il modo per vincere un campionato non è da soli"

Will Joseph incalza Norris: "Lando, solo 21 giri dopo questo, hai il giro più veloce attuale. Fai attenzione alle gomme. Abbiamo bisogno che tu salvi le gomme e vogliamo far passare Oscar". Ma l'inglese non ha alcuna intenzione di cedere. "Abbiamo fatto questa sequenza di stop per il bene della squadra", gli viene ribadito. "Sì e sto lottando per questo campionato", replica. "Mancano cinque giri. Il modo per vincere un campionato non è da soli. Avrai bisogno di Oscar e avrai bisogno della squadra". Alla fine, Norris si è allineato ma lo ha fatto con amarezza.

Dopo la gara, il direttore della McLaren, Stella, ha chiarito: "Nessuno di noi, la squadra, Lando o Oscar, può andare da solo. Questo è il messaggio che abbiamo discusso domenica mattina. Ai piloti lo ribadiamo spesso e siamo soddisfatti". Peccato che a un certo punto le falle nella strategia hanno rischiato di rovinare tutto.

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