Perché la riduzione del 10% in galleria del vento è solo una carezza della FIA a Red Bull
La lunga querelle che ha animato il paddock della Formula 1 nel corso delle ultime settimane si è definitivamente chiusa. La Red Bull ha accettato il patteggiamento ("ABA") offerto dalla FIA per la violazione del budget cap 2021 di 2,4 milioni di dollari, ammettendo dunque la propria colpevolezza e rinunciando a qualsiasi ricorso, e si è vista comminare delle sanzioni più leggere da parte della Federazione Internazionale. La scuderia austriaca infatti si è vista infliggere una multa di 7 milioni di dollari (che non andrà ad influire né sul budget cap 2022 né sul quello del 2023) e una riduzione del 10% dei test aerodinamici in galleria del vento e al tempo di simulazione CFD (Computational Fluid Dynamics), per i prossimi 12 mesi.
La punizione è inferiore a quella che secondo i team rivali, Ferrari e Mercedes in testa, la FIA avrebbe dovuto comminare alla Red Bull per aver sforato il budget cap ed è anche inferiore a quella suggerita dal Ceo della McLaren Zak Brown con la lettera inviata al presidente Ben Sulayem dopo l'ufficialità dell'infrazione minore (perché inferiore al 5% del budget consentito dal regolamento finanziario della F1). Di idea completamente opposta è invece il team principal della scuderia di Milton Keynes Christian Horner che, nella conferenza stampa organizzata ad hoc sul circuito Hermanos Rodriguez di Città del Messico (dove la Formula 1 è attualmente di stanza per il weekend del GP del Messico), ha definito enormi e draconiane le sanzioni inflitte al suo team per una violazione che lui sostiene essere di appena 500mila dollari (la cifra di cui parla è più bassa di quella effettivamente contestatagli perché fa leva sul fatto che la restante parte di extra-budget speso è frutto del cambio delle leggi britanniche sul credito d'imposta avvenuto lo scorso giugno), lamentando soprattutto che il 10% di riduzione dei test aerodinamici avrà un grosso impatto sulle prestazioni della vettura della sua squadra sia nel 2023 che nel 2024.
Per capire quale sia davvero il peso specifico delle sanzioni comminate alla Red Bull per la violazione del budget cap, posto che la multa di 7 milioni di dollari non rappresenta una cifra che può destare problemi ad un colosso come la società austriaca, bisogna andare a quantificare quanto effettivamente la riduzione del 10% dei test aerodinamici in galleria del vento e al tempo di simulazione CFD per i prossimi 12 mesi influirà sullo sviluppo della monoposto della squadra fresca vincitrice di entrambi i titoli iridati. E per farlo è necessario prima ricordare che dal 2021 in Formula 1 è stato introdotto un nuovo sistema, chiamato "Performance of balance" che assegna la percentuale delle sessioni e delle ore in galleria del vento e del tempo concesso per le simulazioni CFD in relazione alla posizione del team nella classifica costruttori: più è alta la posizione nella graduatoria finale, minori saranno i tempi per le prove aerodinamiche e CFD per la stagione successiva.
Avendo già vinto il Mondiale costruttori 2022 alla Red Bull per il 2023 sarebbero quindi spettate il 70% delle sessioni e delle ore consentite per i test aerodinamici. Adesso però, in virtù della sanzione comminata dalla FIA, la squadra austriaca vedrà scendere del 10% le sessioni settimanali e le ore già a sua disposizione: dal 70% si passa dunque al 63% (contro il 75% del secondo classificato, al momento la Ferrari, e l'80% del terzo, posto attualmente occupato dalla Mercedes). Trasformando le percentuali in tempo effettivo la Red Bull avrà dunque 25 sessioni settimanali (anziché le 28 che avrebbe dovuto avere a disposizione) e 252 ore anziché avere 280 ore per ognuno dei cinque periodi di test aerodinamico (quindi passa da 1400 a 1260 ore totali).
Ipotizzando che l'attuale classifica Costruttori del Mondiale di Formula 1 2022 sia poi quella finale, la Ferrari in quanto seconda classificata avrebbe 30 sessioni settimanali (5 in più rispetto alla Red Bull) in galleria del vento e 1500 ore per i test aerodinamici (240 ore in più rispetto agli austriaci), mentre la Mercedes in virtù del terzo posto avrebbe 32 sessioni settimanali (7 in più rispetto alla Red Bull) in galleria del vento e 1600 ore (340 ore più del team di Milton Keynes) per lavorare sulla verifica delle simulazioni o su prove aerodinamiche. Secondo le stime una sessione di vantaggio nei test aerodinamici in galleria del vento e simulazioni CFD garantirebbe un guadagno che va da cinquanta millesimi di secondo a quasi un decimo di secondo. Pertanto la Red Bull nel 2023 in termini di sviluppo potrebbe pagare un gap compreso tra 0,25 e 0,5 secondi rispetto a Ferrari e tra 0,35 e 0,7 secondi rispetto a Mercedes.
Tenendo conto di ciò sembrerebbe dunque che la sanzione comminata dalla FIA alla Red Bull per la violazione del budget cap 2021 possa davvero impattare pesantemente sulle prestazioni della vettura del team austriaco nel prossimo Mondiale di Formula 1. Il condizionale però è d'obbligo perché, tenendo conto della situazione di partenza (con la Red Bull che ha già recepito alla perfezione tutte le novità dettate dall'introduzione dell'effetto suolo, ha già risolto fin da subito il problema porpoising e ha già un netto vantaggio sia di motore che aerodinamico rispetto al resto del gruppo, Ferrari e Mercedes comprese), quella che Horner definisce una punizione "draconiana" sembra più in realtà essere una piccolo buffetto dato dalla Federazione Internazionale al team austriaco che non accuserà più di tanto queste penalità.