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Per sempre ragazzo: 10 anni senza Marco Simoncelli, ricordi e dolori con il Sic sempre nel cuore

Il 23 ottobre 2011, alla curva 11 del circuito di Sepang, in Malesia, Marco Simoncelli – cercando di tenere in pista la sua Honda – si scontra con le moto di Edwards e Valentino Rossi e muore quasi sul colpo. In questi dieci anni nessuno lo ha dimenticato perché il Sic era solare, talentuoso e coraggioso. Un ragazzo che resterà per sempre tale.
A cura di Jvan Sica
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Tutti, anche i poco o per nulla appassionati di motociclismo e di motori in generale si ricordano dov’erano quando hanno saputo che Marco Simoncelli era morto sulla pista di Sepang il 23 ottobre 2011. Era un mattina buia in quasi tutta Italia, una di quelle mattine domenicali di autunno, in cui lo stare chiusi in casa è forse la cosa migliore che si può fare. Tutti ricordano perché bene o male Marco Simoncelli era già qualcosa che andava oltre il motociclismo, oltre il settore specifico. Non era ancora ai livelli di Valentino Rossi che è noto anche dalla famigerata “casalinga di Voghera”, ma un mezzo sussurro a Voghera, se vogliamo restare con il detto, si iniziava a sentire di questo atleta di Cattolica nato il 20 gennaio 1987.

Prima di tutto iniziava a girare l’etichetta, quella che appiccichiamo subito agli sportivi quando li vediamo per la prima volta. Marco Simoncelli era italiano, era romagnolo, era spavaldo, guidava al limite, faceva spettacolo e vinceva. Beh allora è il “nuovo Rossi”, così come in altri sport ci sono stati i “nuovi Maradona”, i “nuovi Pelé”, i “nuovi Coppi” e così via.

In effetti di Valentino Rossi aveva tante cose in comune, negli anni precedenti e seguenti al dramma di Sepang si comprese che c’era anche sincera amicizia tra i due, ma quell’etichetta, come tutte le etichette per i giovani, a Simoncelli stava male, non dico stretta perché essere Valentino Rossi è un traguardo quasi inarrivabile, ma a lui non suonava bene. Nelle interviste e nel modo di scendere in pista si percepiva la voglia di diventare prima Marco Simoncelli, ovvero un pilota che può lottare con i grandi della sua generazione nella classe regina del motociclismo, e poi magari guardare più in là, dove c’erano i miti che nel 2011 erano ancora intoccabili. Inoltre, a differenziarlo nettamente da Valentino Rossi era stato il cammino nel motociclismo. Non era partito come Valentino con il marchio del fenomeno senza limiti possibili, del talento che viene, vede e vince, quasi senza badare agli altri, quasi senza sforzo. Valentino Rossi era un ragazzo del futuro quando iniziò a gareggiare, impossibile sarebbe stato batterlo.

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Marco Simoncelli invece inizia facendo la gavetta vera, quella delle moto piccole, poco veloci, difficili da guidare e quindi quella che ti porta negli ultimi posti della classifica piloti, dove spesso sei solo tu a pensare che diventarai uno di quelli che contano davvero. Poi lui in 125 aveva anche un altro problema a cui far fronte, era fin troppo alto e grosso per quelle moto, adattarle a sé non era una cosa così facile. Meglio passare in 250, cosa che avvenne nel 2006 ma senza squilli di tromba. Nel 2008 il Mondiale parte molto male, con due cadute consecutive nelle prime due gare. Poi però vince al Mugello e tutto cambia. Riceve dall’Aprilia una moto evoluta e inizia letteralmente a volare, vincendo il titolo proprio a Sepang. Nel 2009 lotta fino all’ultimo GP con Hiroshi Aoyama, ma ancora una volta una caduta non gli permette di vincere.

Si inizia a parlare di un Marco Simoncelli bravo, talentuoso, coraggioso, abile nel guidare moto anche difficili, ma che non sa calibrare bene l’impeto e così cade troppo. Non sarà un giudizio senza importanza. Il Sic che tutti si ricordano diventa poi quello del 2010, quello sulla San Carlo Honda Gresini. Il primo anno è discreto, ottiene un quarto posto in Portogallo come miglior risultato. Nel 2011 invece dà spettacolo: due pole position, in Spagna è in testa ma cade a 11 giri dal termine, è terzo in Repubblica Ceca, il 16 ottobre è secondo al GP d’Australia, il miglior piazzamento.

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Quando arriva il 23 ottobre 2011, al GP di Malesia, è un pilota che ormai lotta con i migliori e deve togliersi definitivamente di dosso l’etichetta del pilota che va troppo in là e finisce per cadere. Si parte, Sic è nel gruppo, alla curva 11 si sbilancia e dovrebbe cadere, andando verso l’esterno. Purtroppo Sic è forte, grosso e non vuole cadere ancora una volta. Fa di tutto per tenere la moto dritta, ma questo lo fa continuare a correre verso l’interno della pista e prende come in un incrocio Colin Edwards e Valentino Rossi. I colpi sono tremendi e Simoncelli muore quasi sul colpo.

Perché ci ricordiamo quel momento? Perché Marco Simoncelli era un ragazzo, correva in moto, era già un’icona per tanti altri ragazzi, era un campione. Ma era prima di tutto un ragazzo e i ragazzi quando vanno via non li dimentichiamo mai.

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