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Pedrosa ha perdonato Simoncelli nel giorno della sua morte: “È in quel momento che ho capito tutto”

Il pilota spagnolo ha parlato a cuore aperto delle emozioni provate il 23 ottobre 2011, nel giorno della morte del Sic a Sepang. “In quel momento ce l’avevo lì, in piedi, davanti a me e solo più tardi sono riuscito a comprendere cosa significa perdonare”. A dividerli era stato l’astio per un incidente che a Pedrosa era costato il mondiale.
A cura di Maurizio De Santis
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Cos'è il perdono e qual è il suo valore anche per chi il torto l'ha subito? Dani Pedrosa lo ha capito nel modo peggiore, nel momento più doloroso e traumatico: la morte di Marco Simoncelli in pista. Malesia, circuito di Sepang, 23 ottobre 2011: quella data resterà scolpita per sempre per uno degli eventi più drammatici della MotoGp, il pilota spagnolo la ricorda come fosse oggi. È allora che, nonostante la rabbia che covava dentro per un brutto incidente provocato dallo stile di guida aggressivo dell'italiano, ha capito cosa vuol dire mettere da parte i risentimenti più aspri. È allora, dinanzi a quello shock fortissimo, che il suo animo s'è ripulito. Ne ha parlato di recente nel podcast Por Orejas, confessando a cuore aperto le emozioni provate e come quella tragedia lo ha cambiato.

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L'incidente a Le Mans nel 2011: il sorpasso di Simoncelli su Pedrosa

Oggi Pedrosa ha 38 anni ed è collaudatore della KTM. Quando correva e lottava per il Mondiale era conosciuto con il soprannome di Torero Camomillo per la calma serafica che lo contraddistingueva anche nelle situazioni più controverse nel corso delle gare. Ma quanto accaduto con Simoncelli il 15 maggio 2011 non fu solo un litigio, un'esplosione improvvisa di rabbia e adrenalina che passa e va. Fu molto di più perché la manovra azzardata del Sic a Le Mans, in Francia, gli fece saggiare l'asfalto e le conseguenze della caduta si rivelarono devastanti: gli costarono il titolo iridato e riportò la frattura della clavicola, una lesione dalla quale guarì dopo essersi sottoposto a ben 3 operazioni "perché non riuscivano a sistemarla bene. Ho saltato tre gare… ero in testa al Mondiale ma l'ho buttato nella spazzatura per quello che era successo".

Cosa accadde in quel 18° giro: "Rossi incoraggiava quello stile di guida"

Ora non c'è più astio nelle frasi di Pedrosa, nemmeno quando rivede la sequenza di quel 18° giro. Lui e Simoncelli erano in lotta per la seconda posizione, il tentativo di sorpasso del Sic finì malissimo per lo spagnolo. L'italiano venne punito con un ride through (penalità comminata in seguito a un'infrazione) per la sua manovra e per essere entrato sulla traiettoria dell'iberico in maniera pericolosa, fu anche convocato dalla direzione di gara che lo ammonì severamente. "Sul suo conto c'erano già state abbastanza discussioni, a molti non piaceva l'interpretazione del suo stare in sella senza timori reverenziali, né paura di correre rischi. Jorge Lorenzo e Casey Stoner s'era fatti sentire anche con lui. L'unico che a quel tempo incoraggiava quel suo modo di correre era Valentino Rossi". 

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Lo shock per la morte del Sic cancella ogni rancore: "Ho capito il valore del perdono"

Il rancore verso il Sic ha accompagnato Pedrosa per mesi. Poi la tragedia di Sepang ha segnato una cesura netta, improvvisa. La sequenza videoclip è saltata di colpo: quando la pellicola ha ripreso a scorrere nel rullo lo spagnolo ha avuto ben impresse (e le ha ancora adesso) le immagini del corpo di Simoncelli a terra, travolto, esanime. "Lo ammetto, non riuscivo a perdonarlo – ha aggiunto -. In quel momento ce l’avevo lì, in piedi, davanti a me e solo più tardi sono riuscito a comprendere cosa significa perdonare. Con il Sic non ho avuto abbastanza tempo per farlo perché lui purtroppo è morto. Proprio in quel momento ho capito che non c'è tempo da perdere, nulla da aspettare. Sono stato uno dei primi a recarmi nel box dove si trovava suo padre in quel giorno tremendo sulla pista della Malesia".

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