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Papà Simoncelli torna a Sepang a 11 anni dalla morte di Marco: “In sogno ci parliamo, vedrà la gara”

Il padre di Marco Simoncelli, Paolo, è a Sepang per il GP di Malesia. Qui 11 anni fa il pilota romagnolo perse la vita: “Quel ragazzo l’abbiamo sempre nella testa, la sera prima di addormentarti e la mattina quando apri gli occhi”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Domenica si correrà in Malesia la penultima gara del Mondiale di MotoGP: sul circuito di Sepang potrebbe consumarsiil trionfo di Pecco Bagnaia su Ducati, riportando in Italia il titolo della classe regina del motociclismo a 13 anni di distanza dall'ultima volta con Valentino Rossi nel 2009. Il 25enne torinese arriva all'appuntamento con 14 punti di vantaggio sul campione in carica Fabio Quartararo e non è escluso – alla luce dello strepitoso momento vissuto in simbiosi con la moto di Borgo Panigale – che chiuda i giochi con un GP di anticipo, rendendo inutile l'ultima gara a Valencia del 6 novembre.

Qualora diventasse campione del mondo domenica prossima, Bagnaia festeggerebbe in un giorno e in un luogo che gli appassionati di motomondiale, non solo italiani, non possono dimenticare: il 23 ottobre del 2011 Marco Simoncelli moriva in gara proprio sul circuito di Sepang. Non era mai accaduto da allora che il GP di Malesia cadesse nel medesimo giorno di allora. Una coincidenza che tocca il cuore di Paolo Simoncelli, il papà di Marco, e poi lo avviluppa, riportandolo inevitabilmente indietro di 11 anni, a quel maledetto secondo giro in cui tutto finì e tuttavia poi ricominciò. Tutto l'amore, il mito, i riccioli del Sic, ancora vivi nei tifosi e in tutti coloro che vogliono bene al centauro che era destinato ad essere il nuovo Valentino.

Il ricordo di Marco Simoncelli è più che mai vivo
Il ricordo di Marco Simoncelli è più che mai vivo

Papà Simoncelli è a Sepang da giorni con la sua squadra di Moto3 – che schiera Riccardo Rossi e Lorenzo Fellon – ma non può fingere che sia un weekend come gli altri. Non il 23 ottobre, non su quel circuito. Ed allora si aggrappa alla speranza che non può finire così, con una scivolata che gettò Marco davanti alle moto lanciate a tutta velocità di Edwards e Rossi, spegnendo in un attimo la vita di un ragazzo di 24 anni. Deve esserci qualcos'altro, un filo che non si spezza e resiste agli agguati della vita. "Lassù qualcosa ci deve essere, lo sento. Di sicuro c'è il mio Marco, e sorride: domenica si vedrà la gara dalle nuvole", spiega a Repubblica mentre ripercorre a piedi il circuito malese e si ferma davanti alla stele col numero 58 dedicata a suo figlio.

Paolo Simoncelli non ha mai colpevolizzato nessuno per quello che accadde quel 23 ottobre e ribadisce ancora una volta come la pensa: "Queste sono le corse, come avrebbe detto lui. È la vita. Ognuno ha la sua strada, la sua storia. E non ci sono colpevoli, né rimpianti. Tutto andrebbe rifatto nello modo. Date un'occhiata alle fotografie della gara precedente, 11 anni fa, in Australia: era salito sul podio. Era felice".

Paolo Simoncelli non ha lasciato il mondo delle corse dopo la tragedia: ha un team in Moto3
Paolo Simoncelli non ha lasciato il mondo delle corse dopo la tragedia: ha un team in Moto3

Papà Paolo non ha mai lasciato andare Marco, quella mano la tiene sempre stretta: "Quel ragazzo l'abbiamo sempre nella testa, è normale: la sera prima di addormentarti e la mattina quando apri gli occhi. Non voglio essere patetico, dico solo la verità. In sogno ci parliamo. Non ricordo mai cosa mi dice. O forse non lo voglio raccontare". A tenere vivo il Sic ci pensa anche l'affetto immenso che ancora lo circonda ovunque: "Io lo so, per loro fare un selfie con me è come farlo con Marco. Vengono con le bandiere, si fanno tatuare il suo volto o il 58. Alla gente piacciono le persone vere, che ti regalano emozioni. Tipi che se ne trovano sempre di meno. Anche tra i piloti. Perché nella vita non sono le vittorie che contano, ma quello che riesci a trasmettere".

E Marco Simoncelli aveva quella dote rara che fa sì che un campione diventi popolare nel senso più vero del termine: era schietto, scanzonato, umano. " Sì, domenica sarà una giornata speciale", dice papà Paolo. Lo sarà per tutti.

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