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MotoGP, Andrea Iannone attende il Tas su squalifica per doping: “Mi sento rapito, voglio giustizia”

Giovedì il Tas di Losanna deciderà sulla squalifica per doping di 18 mesi (con scadenza 16 giugno 2021) comminata ad Andrea Iannone dopo che quest’ultimo era risultato positivo al drostanolone ad un controllo antidoping dopo il GP di Malesia 2019 della MotoGP. Il pilota abruzzese dell’Aprilia: “È il giorno più importante della mia vita. Mi sento rapito, come se mi avessero rubato la vita. Il mio dovere è seguire le regole sperando che la giustizia faccia il suo corso. Ho avuto tante offerte ma io voglio solo tornare il prima possibile in moto, sull’Aprilia, in pista”.
A cura di Michele Mazzeo
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Tra due giorni Andrea Iannone scoprirà il suo futuro. Giovedì infatti il Tas (Tribunale Arbitrale per lo Sport) si riunirà a Losanna per esaminare il caso del pilota italiano della MotoGP squalificato per 18 mesi (con scadenza 16 giugno 2021) dopo esser stato fermato il 17 dicembre 2019 perché trovato positivo al drostanolone ad un controllo antidoping il 3 novembre in occasione del GP di Malesia. In primo grado dunque per il pilota dell'Aprilia è arrivata una lunga squalifica alla quale però ha fatto ricorso appellandosi al Tas.

A due giorni dall’udienza che deciderà il suo futuro, oggi Andrea Iannone si è presentato insieme al suo avvocato Antonio De Rensis e all’amministratore delegato di Aprilia Racing, Massimo Rivola, davanti ai giornalisti per spiegare la propria posizione: “È il giorno più importante della mia vita – ha detto il pilota abruzzese –, non mi sarei aspettato di vivere questa situazione. Oggi sono sofferente, ma allo stesso tempo più maturo e consapevole. Questo periodo mi ha insegnato tanto, che nella vita tutto è imprevedibile e difficile da calcolare. Oggi – ha aggiunto –, se sento persone che si lamentano di cose futili, dico loro di imparare ad apprezzare le cose che hanno. La mia vita è cambiata. Da un giorno all’altro mi sono trovato senza poter fare quello che ho sempre fatto, non per mia scelta. Non lo auguro a nessuno.

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Non guido una moto da Valencia 2019 – ha proseguito il 31enne di Vasto –. Mi sento rapito, come se mi avessero rubato la vita. Il mio dovere è seguire le regole sperando che la giustizia faccia il suo corso. Sono grato a tutte le persone che mi hanno proposto qualcosa di interessante, in tutti i settori. Ma ho rifiutato tutto, la priorità è tornare il prima possibile in moto, sull’Aprilia, in pista. Non ho mai pensato di mollare – ha concluso –, ho ancora molto da dire. Ho iniziato un progetto con Aprilia un anno fa e sento il bisogno di portarlo a termine. Con Rivola il rapporto è speciale. L’Aprilia è sempre stata dalla mia parte, mi ha aspettato”. 

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L'avvocato Antonio De Rensis non è entrato nel merito delle motivazioni dell'appello ma ha voluto precisare un aspetto della vicenda che potrebbe riguardare tutti gli sportivi professionisti: "Senza drammatizzare – ha detto infatti il legale –, dico che questa è una custodia cautelare sportiva. Andrea, in attesa di una sentenza definitiva, è sospeso. Non c’è una sentenza definitiva – ha spiegato –. Questo meccanismo va assolutamente modificato, ma non per il caso Iannone, per tutti gli sportivi. C’è una giustizia che non può essere scalfita e deve interessare tutti".

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