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Mick Schumacher decisivo per far perdere il Mondiale a Hamilton: ha difeso il record di suo padre

Mick Schumacher è stato l’uomo del destino nel duello tra Hamilton e Verstappen: qualcosa dentro di lui gli ha fatto ‘sentire’ che stava scrivendo la storia. Per la Formula 1, per suo padre Michael.
A cura di Paolo Fiorenza
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L'abbraccio di Mick Schumacher a Lewis Hamilton, per consolarlo al termine di un GP di Abu Dhabi che resterà nella storia della Formula 1, è la scena sui titoli di coda di un film diverso andato in scena negli Emirati Arabi. Un film meno reclamizzato del duello all'ultimo sorpasso – e poi all'ultimo ricorso – tra Hamilton e Verstappen per il titolo mondiale, andato all'olandese in mezzo a mille polemiche. Un film la cui sceneggiatura è meno thriller, ed invece scava nei misteri della vita, nelle pieghe del destino.

Perché solo per uno di quei misteri inspiegabili, mentre Hamilton a Yas Marina stava tranquillamente portando a casa vittoria e titolo mondiale – con Verstappen ben staccato ad una manciata di giri dal termine – da tutt'altra parte del circuito infuriava una battaglia che mai nessuno poteva immaginare avrebbe deciso l'intero campionato. Mick Schumacher era impegnato a difendere strenuamente la sua posizione dagli attacchi di Nicholas Latifi: in palio il penultimo posto della corsa, non esattamente pagine di gloria. Eppure il 22enne pilota della Haas battagliava come se non ci fosse un domani, tenendo dietro la Williams di Latifi – che ad un certo punto pensava di averlo passato – in un entusiasmante duello ruota a ruota.

Schumi Jr in quel momento non sapeva – non poteva saperlo, eppure forse qualcosa nel suo cuore glielo diceva – che la sua resistenza da pilota vero, che lotta per qualsiasi posizione, sarebbe stato il primo tassello dell'incredibile mosaico che di lì a poco avrebbe ribaltato un mondiale già scritto. No, Hamilton non avrebbe vinto il suo ottavo titolo, non sarebbe diventato il pilota più vincente della storia della Formula 1, non avrebbe distanziato Michael Schumacher, fermo a sette. Mick non lo sapeva – o forse sì – ma in quella battaglia con Latifi non stava difendendo soltanto un'anonima 14sima posizione, ma anche il record di suo padre, l'amore di un popolo, la storia della Formula 1.

Il seguito del film è cosa nota: Latifi non riusciva a passare Mick Schumacher e perdeva il controllo dei nervi e della macchina, andando a muro qualche centinaia di metri dopo. Poi la safety car, la scelta vincente della Red Bull di cambiare le gomme, il balletto delle comunicazioni tra le scuderie e la direzione di corsa, l'ultimo giro ‘concesso' da Michael Masi a Verstappen, il sorpasso all'ultimo respiro. Hamilton nel dopo gara è distrutto, il padre lo abbraccia a lungo, poi gli si avvicinano gli altri piloti: c'è Vettel che prova a scegliere le parole giuste, poi arriva proprio Mick e lo abbraccia. Ora sì che lo sa: papà è ancora il più vincente della Formula 1. E chissà se il vecchio leone Michael, nella dimensione in cui si trova attualmente, non abbia avvertito qualcosa provenire da Abu Dhabi. Polvere di stelle, cuore di padre. Mick non poteva saperlo, Mick lo sapeva.

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