Marco Melandri: “Valentino Rossi è stato ingombrante per me. Un giorno dirò cosa ho visto nel paddock”
Dalla pista al mixer, è la nuova vita di Marco Melandri. L'ex campione di MotoGP e Superbike è ormai un deejay che vive nello showbiz grazie alle partecipazioni a L'isola dei famosi e la Talpa. Abbiamo attraversano i momenti più importanti della sua carriera in una lunga chiacchierata esclusiva per Fanpage.it, tra ricordi, vittorie, rimpianti e nuovi obiettivi.
Come sta oggi Marco Melandri?
Sto molto bene, devo dire. Mi mantengo in forma, cerco di essere sempre attivo e dinamico. Lo sport rimane una parte fondamentale della mia vita, anche adesso che non corro più professionalmente. E poi c'è la musica, che mi accompagna da quando ero ragazzino e che oggi è diventata un'altra grande passione. Mi rilassa, mi diverte e mi tiene connesso con tante persone diverse.
Ho visto sui social che ti alleni regolarmente, sia in palestra che in bicicletta. Non hai mai smesso di vivere come un atleta, vero?
No, mai. Lo sport è parte della mia identità. Anche se non ho più la pressione delle competizioni, continuo a fare attività fisica perché mi fa sentire bene sia mentalmente che fisicamente. Girare in bicicletta è diventato anche un modo per scoprire luoghi nuovi, rilassarmi e staccare la mente. Non lo faccio con tabelle o obiettivi specifici, ma per il puro piacere di muovermi e stare in mezzo alla natura.
Parliamo di musica. Quando è nata questa passione che ora è anche un lavoro?
Eh, bisogna tornare indietro di tanti anni! Avevo 12 o 13 anni quando ho trovato il giradischi di mio padre a casa. Non so nemmeno io come sia iniziato, ma da quel momento ho cominciato a sperimentare. Poi, a 13 anni, lavorando durante l’estate nel laboratorio dimio nonno, ho risparmiato abbastanza per comprarmi i miei primi piatti e un mixer economico. Ricordo ancora la prima console professionale che ho ricevuto da DJ Ringo: avevamo fatto una scommessa. Se avessi vinto una gara me lo avrebbe regalato. Forse non credeva abbastanza in me, ma è stato di parola. Alla mia prima vittoria nel Mondiale, è arrivato il premio e da lì ho sempre suonato.
Sei autodidatta? O hai seguito corsi o chiesto aiuto?
Ho imparato tutto da solo. Chiedevo consigli ai DJ che incontravo e osservavo. Ad esempio, ho imparato che la musica va sempre a multipli di otto e che bisogna saper contare il ritmo per entrare e uscire nel momento giusto. Ora, con mia figlia, ogni tanto guardiamo video su YouTube per capire come funzionano le console moderne e come utilizzare gli effetti. La tecnologia ha reso tutto più accessibile rispetto a quando si usavano solo i vinili, che erano davvero impegnativi.
Tornando al motociclismo, da dove arriva il soprannome Macio?
Arriva da quando sono bambino, perché volevo fare quello più grande, un bambino che cercava di imitare i ragazzini più grandi e stare con loro e quindi mi chiamavano Maciolino. Da lì, poi, è diventato Macio e mi è rimasto il soprannome anche nelle corse.
Che effetto ti fa guardare le gare oggi? Hai mai accantonato del tutto il tuo essere pilota?
No, quello non passerà mai. Quando guardo le gare, ripenso a cosa si provava in certi momenti: le sensazioni di una curva, la tensione prima della partenza. Anche se ora vado in moto raramente, quelle emozioni sono parte di me. La verità è che il pilota dentro di te non smette mai di esistere. Resta sempre quella parte che vuole spingere al limite. Ogni tanto ripenso alle sensazioni che provavo in gara, in alcune curve, in quelle fasi, in quelle condizioni, la tensione. Quello è un qualcosa che secondo me non andrà mai via.
Tra tutti gli aspetti del tuo lavoro da pilota, qual è quello che ti manca di più?
Sicuramente l'adrenalina. Sentire la moto al limite è una sensazione unica, impossibile da replicare in altri contesti. Anche il podio e le vittorie sono stati momenti bellissimi, ma l'adrenalina pura di essere in gara è ciò che rimpiango di più. Ti trasforma, ti fa sentire vivo come nient’altro. Cioè per assurdo da fuori, secondo me lo noti di più, vivi di più le emozioni. Perché quando hai vinto sei talmente preso dalla stanchezza, dalla euforia, dalla contentezza, che in quel momento non hai veramente capito, cosa hai fatto e cosa sta succedendo. Quindi sei talmente concentrato in quello che fai anche dopo la gara che ha nascendo te le molto particolare. Con le parole è difficile da spiegare.
E invece c'è qualcosa che non ti manca affatto?
La pressione costante. Io sono diventato pilota presto. Tutto grazie a Loris Reggiani che ci ha creduto sin da subito, anche perché la mia famiglia non poteva permettersi di farmi correre. Lui ci ha creduto, ha avuto fiducia nel mio talento, ha visto qualcosa. E, dicevo, quando sei un pilota professionista, vivi con un obiettivo continuo: essere il migliore. Non hai pause, devi seguire una disciplina rigida, stare sempre sotto controllo. Ora è bello svegliarmi e pensare che posso godermi un aperitivo o un bicchiere di vino senza sensi di colpa. Mi sono reso conto che c'è una vita anche oltre il motociclismo.
Hai un circuito preferito che ricordi con piacere?
Philip Island, senza dubbio. Lì ho vinto in tutte le categorie in cui ho corso, incluso il mio Mondiale. È un posto speciale, un circuito unico. Dall'altra parte, invece, non amavo molto Assen dopo le modifiche del 2006. Prima era la pista più bella di tutte.
Guardando alla stagione 2024, ha perso il campionato Bagnaia o l'ha vinto Martín?
L'ha perso Bagnaia. Otto cadute in gara sono troppe, soprattutto con 11 vittorie al suo attivo. Martín ha dimostrato una grande costanza, che è fondamentale in un campionato lungo. Pecco ha commesso errori nei momenti cruciali e questo gli è costato caro.
Parliamo del 2025: Bagnaia e Márquez saranno compagni di squadra. Cosa ti aspetti da questa coppia?
Mi aspetto fuochi d'artificio! Márquez ha una fame incredibile. Dopo anni difficili, è pronto a tutto pur di vincere. Bagnaia, invece, è un pilota che è cresciuto con calma e ha dimostrato di essere incredibilmente veloce e consistente. Sarà una stagione emozionante, ma se devo puntare su uno dei due, direi Márquez. La sua determinazione e la sua capacità di affrontare le sfide lo rendono pericoloso per chiunque.
Chi è favorito?
Sono due piloti forti, ma Marc è affamatissimo e ha dato tutto per tornare a potersi giocare un'occasione del genere.
Guardando al passato, chi è stato il tuo avversario più forte?
Valentino Rossi, manca a dirlo, ma ho avuto tanti avversari forti anche nelle categorie minori. Certo, Rossi è stato ingombrante. La sua presenza ha sempre influenzato il mio percorso, sia in pista che fuori. La mia carriera è stata, diciamo, l'ombra del percorso che ha fatto Vale perché abbiamo iniziato assieme, tante tappe, diciamo, io sono arrivato un pochino dopo di lui e il percorso è stato simile. Quindi il paragone era sempre dietro l'angolo, e questo non è stato semplice. Una volta arrivato in MotoGP, quando ho iniziato ad andare forte a giocare con lui, era complesso perché Valentino era comunque la MotoGP e tutti gli altri erano rivali. Quindi anche la stampa era sempre comunque dalla sua parte, qualsiasi cosa dicevi o facevi.
Hai rimpianti sulla tua carriera?
Sì, tanti. Ancora oggi penso al Mondiale perso nel 1999 per un solo punto e al campionato Superbike del 2012 che sembrava nelle mie mani fino alle ultime gare. Ma la vita è fatta anche di momenti difficili, e ogni esperienza mi ha insegnato qualcosa. Anche quando arrivai nel team che era stato di Valentino Rossi, in 250, mi sono adeguato a quello che la squadra voleva. E quello per me è stato un errore enorme, perché comunque loro erano abituati a lavorare con un pilota, con un certo tipo di persona, io ero completamente diverso. E lì ho sofferto tanto, non ho avuto la forza di imporre la mia idea, che secondo me comunque mi avrebbe cambiato gran parte della carriera.
C'è qualcosa che ti da fastidio, della MotoGP di oggi?
Mi dà fastidio il finto perbenismo che hanno i piloti. Manca la genuinità e la personalità degli sportivi. Vanno tutti troppo d'accordo e secondo me sono falsi, è irreale.
Il politicamente corretto non ti piace.
No, decisamente. In generale nella vita, prendi l'elettrico. E questo pensiero che se passiamo totalmente ai motori elettrici, lasciando gli endotermici, salviamo il pianeta… Non è la soluzione, ma ci si nasconde dietro questa cosa e chi esprime un pensiero lontano o diverso dal "pensiero unico", quello accettato dalla massa, viene visto male. Questa non è democrazia e non è libertà. Non è più possibile esprimersi dicendo la propria vera opinione. Comunque, un giorno scriverò un libro…
Su che cosa?
Sulla mia carriera, su tutto quello che ho visto nel paddock…
Cosa intendi, la storia del gommino?
Di tutto. Della gestione delle gomme ai miei tempi, di come veniva fatto. È una storia lunga, ci vuole tempo, ma il gommino (della domenica, nda, per far andare più forte qualcuno) era solo il risultato, ma il come ci si arrivava, a ripensarci, era qualcosa da cinema…
A proposito di spettacolo, ti sei lanciato con i programmi televisivi.
Sì, nel 2022 ho partecipato all'Isola dei famosi, ma avevo da poco traslocato e avevo la testa altrove. Pensavo a mia moglie e mia figlia e in quel programma funzioni sono se ci sei con la testa. Mentre recentemente ho partecipato a La Talpa. Secondo me un programma in cui potevo dire la mia, ma sono uscito troppo presto. Mi piaceva, peccato. Mi spiace che la redazione voleva che si creassero un po' di tensioni e io invece sono un tipo tranquillo, che vuole andare d'accordo e questo mi ha un po' frenato, ma mi sono divertito. Mi piacerebbe partecipare a Pechino Express, è un format che funziona e poi è una gara…