Marc Marquez a Fanpage, l’avviso per la MotoGP 2023: “Posso tornare a fare magie sulla moto”
Il Mondiale della MotoGP 2023 sarà la prova del nove per l'otto volte iridato Marc Marquez che, dopo tre anni di calvario tra incidenti, fratture, infezioni, operazioni chirurgiche e problemi alla vista, sembra essersi messo alle spalle quasi tutto e ha potuto effettuare una preparazione regolare in vista dell'inizio della stagione.
Dopo i test in Malesia e in concomitanza con l'uscita della docuserie ‘All in' prodotta da Amazon Prime Video che lo vede protagonista, il pilota spagnolo della Honda ha rilasciato un'intervista esclusiva a Fanpage.it e, tra le altre cose, ha parlato anche di quali sono le sue attuali sensazioni dopo il debutto in pista a Sepang, qual è il suo attuale stato di forma e qual è l'obiettivo minimo per la MotoGP 2023.
Oltre ad averci rivelato un retroscena inedito sul suo rapporto con Valentino Rossi e averci confidato il suo stato d'animo nel momento più buio della sua carriera, parlando ai nostri microfoni infatti Marc Marquez, con le dovute cautele, è apparso molto ottimista in vista della nuova stagione. "Per quanto riguarda il fisico posso dire che dopo Sepang sono molto molto contento. Sono già ad un livello molto buono per disputare un week end di gara" ci ha infatti detto a riguardo il 30enne di Cervera.
A rendere ottimista l'otto volte campione del mondo sono quelle vecchie sensazioni ritrovate in sella alla moto: "Nei test in Malesia ho ripreso a guidare come voglio io e questo è già un grande passo" ha difatti rivelato Marc Marquez confessando di star pian piano ritrovando il suo ‘vecchio' stile di guida. Lo spagnolo esce dunque dai test della MotoGP a Sepang con una ritrovata convinzione nei propri mezzi, tanto che, pur mantenendo un'ovvia prudenza, ci ha rivelato che il suo obiettivo minimo per la stagione 2023 è quello di essere in lotta per il titolo iridato.
Alcuni giorni fa sei tornato in pista nei test a Sepang, come stai oggi dal punto di vista fisico? Puoi darci una percentuale?
"Per quanto riguarda il fisico sono molto molto contento perché abbiamo lavorato bene quest’inverno. Questo era ciò che pensavamo ma ovviamente fino a quando non fai un test in pista con la MotoGP non sai mai se è effettivamente così. E dopo Sepang posso dire che sono molto contento di quello perché mi sento molto molto bene.
Ovviamente io sono un perfezionista e quindi voglio sempre un po’ di più, ma ancora abbiamo un mese e mezzo per lavorare e vediamo poi a che punto saremo. Oggi non posso dire una percentuale di forma perché non so ancora qual è il mio 100%, ma posso dire che sono già ad un livello molto buono per disputare un week end di gara".
Quanto è cambiato il tuo stile di guida dopo l'incidente e quali sono state le tue sensazioni sulla moto nei test a Sepang?
"Il mio stile di guida è cambiato totalmente soprattutto quando fisicamente non ero capace di guidare come volevo e non ero capace di mettere forza. Ho dovuto fare una guida molto più pulita, seguire più quello che voleva la moto. Non potevo fare ‘magie’ sulla moto ma dovevo fare quello che chiedeva la moto. E in questo modo non puoi andare forte.
Un pilota va forte quando guida d’istinto, quando guida come vuole lui. E adesso sto iniziando a riprendere quello, almeno con tutte le moto con cui mi alleno ho iniziato a guidare come voglio io e questo è già un grande passo. E in Malesia (durante i test, ndr) ho già sentito quello e quindi sono molto contento".
Dall'incidente di Jerez a oggi c’è qualcosa che hai fatto di cui ti sei pentito?
"Mi sono pentito di essere tornato in pista troppo presto a Jerez. Questo è stato un errore. È vero che il dottore aveva detto che si poteva provare ma la decisione finale spetta al pilota che va sulla moto. E questo è stato un mio errore. Se mi dovesse succedere adesso (speriamo di no) sarebbe una storia diversa: rispetterei molto di più il mio corpo. Però è andata così, è lì che si è complicato l’infortunio con l’infezione e tutto il resto".
Perché hai deciso di fare questa serie TV proprio nel momento più buio della tua carriera?
"Alla fine quando abbiamo iniziato le riprese della docuserie l’obiettivo era quello di tornare al top perché io sono sempre ottimista. Sapevo che il braccio non andava bene ma dicevo comunque ‘Dai, ce la facciamo a ritornare al top!’. Erano anni che mi chiedevano di fare una docuserie ma non mi sentivo pronto per farlo. Non mi sentivo mentalmente preparato per farlo perché ti devi aprire completamente e io la mia vita personale ho sempre cercato di tenerla sempre chiusa. Dopo quello che mi è successo nel 2020 e nel 2021 però mi sono detto ‘Dai, perché no?’.
Quando fai una docuserie ti apri e quando ti apri mostri come sei e si vede tutto e quindi puoi anche non piacere. Abbiamo deciso di farlo nel gennaio del 2022 però non ero ancora sicuro che mi sarei trasferito a Madrid. Dopo c’è stata la riabilitazione, il problema alla vista e la ricerca del luogo migliore per curare la lesione all’occhio, poi è tornato nuovamente a darmi problemi il braccio con l’altra operazione e poi la rottura con Emilio (Alzamora, ndr) cosa di cui non abbiamo parlato tanto in questa serie per rispetto nei suoi confronti, ho deciso io di non mettere molti episodi perché comunque è una persona che mi ha dato tanto e lo ringrazio per quello. E infine abbiamo terminato la docuserie con un lieto fine: abbiamo concluso con il ritorno in pista e con un podio. Quindi è raccontata una storia improvvisata ma che è venuta bene".
In ‘All in' viene anche raccontato il momento in cui lasci il tuo paese per andare a vivere a Madrid: qual è stata la cosa più dura di quel momento?
"La cosa più dura nel lasciare Cervera per trasferirmi a Madrid è stato lasciare la famiglia. È un piccolo paese, è vero che io e mio fratello vivevamo in una casa da soli ma in macchina in un minuto ero a casa da mia mamma e mio papà, a casa di mio cugino, a casa del nonno e tutta la gente che vive lì. Adesso posso prendere un treno e in due ore sono lì: quindi se un venerdì voglio andare per un weekend ci vado tranquillamente. Ma non è tanto questo piuttosto è stato uscire dal luogo in cui mi sento bene, dalla mia comfort zone.
Ma già nel 2021 sono stato diverse settimane a Madrid e lì ho potuto cominciare a vedere come sarebbe stato il mio stile di vita lì perché la cosa che mi preoccupava di più era che questo trasferimento non modificasse niente del mio stile di vita da professionista: avere i circuiti per allenarmi bene, avere una palestra funzionale, avere un allenatore buono e tutto il resto".
Nella serie ‘All in' parli anche del tuo rapporto con Valentino Rossi. Si è interrotto definitivamente nel 2015 o dopo ci sono stati momenti in cui vi siete riavvicinati?
"Nella docuserie parliamo anche di Valentino Rossi perché è una cosa di cui non si può non parlare. Abbiamo parlato di lui come abbiamo parlato di Lorenzo e di Pedrosa. Sì, si parla di quel 2015 e si dice anche che adesso uno va a destra e l'altro va a sinistra. Dopo quello che è successo nel 2015 c'è stato un riavvicinamento: dopo la morte di Luis Salom al Montmelò abbiamo riallacciato un po' i rapporti, c'era di nuovo rispetto tra di noi, era una relazione cordiale.
Tutto è finito dopo quello che è successo in Argentina nel 2018. Io ho fatto un errore entrando in una curva in modo sbagliato e l'ho colpito. Ho accettato la penalizzazione, ho ammesso l'errore e gli ho anche chiesto scusa ma lui in quel GP mi ha attaccato duramente, ha detto delle cose che non erano belle per uno sportivo, cose che come persona non ho capito in quel momento. E da quel momento mi sono detto: ‘basta, non voglio sapere più niente di questa persona'"
Durante il lungo calvario hai anche pensato al ritiro dalle corse. Oggi ci pensi ancora o lo vedi come qualcosa di molto lontano?
"In questo momento il ritiro dalle corse lo vedo come qualcosa di molto molto lontano. Quando rivedo quelle dichiarazioni mi dico: ‘Ma cosa stavo dicendo!'. Quando abbiamo fatto la docuserie c’era Red Bull vicino, c’era un’enorme squadra con tantissime persone di grande esperienza, e una delle cose che in quel momento io non capivo era perché mi facessero fare ogni tre mesi la stessa intervista (ne abbiamo fatta una a marzo, una a luglio e una a settembre), sempre nello stesso posto e con gli stessi abiti. Io chiedevo ‘Ma perché non possiamo farla a fine anno e basta?'. E loro rispondevano ‘No, perché poi vedrai che le tue sensazioni cambiano durante l’anno'. E in effetti è stato così.
C'è un'immagine nella docuserie nella quale inizio a piangere e non riesco a parlare ed era in quel periodo lì tra aprile e maggio. In quel momento (il ritiro, ndr) lo vedevo molto vicino perché vedevo che non ce la facevo con il braccio e gli altri problemi. Dopo però piano piano abbiamo trovato la soluzione per il braccio, abbiamo trovato la soluzione per la vista e abbiamo risolto tutto quindi adesso (il ritiro, ndr) lo vedo lontano".
Qual è l’obiettivo minimo di Marc Marquez per la MotoGP 2023?
"Ad oggi è lottare per il campionato. Non ti posso dire arrivare primo, secondo o terzo, il mio obiettivo è essere in lotta per il titolo. Dopo se si riesce o meno non si sa ancora, ma al momento la speranza è questa. Dopo sei gare capiremo se si può o no. Dopo Jerez già si capirà se si può fare qualcosa o no".