Mara Sangiorgio: “Vi dico i trucchi che uso quando parlo con i piloti F1. So riconoscere le bugie”
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Il Mondiale 2025 della Formula 1 è ormai alle porte e, mai come quest'anno, l'attesa per vedere in pista piloti e monoposto è stata così spasmodica. Ad alzare l'asticella delle aspettative ci sono le tante novità che porterà con sé questa nuova stagione: dal sette volte campione del mondo Lewis Hamilton che comporrà il dream team in Ferrari con Charles Leclerc, ai sei rookie, compreso l'italiano Andrea Kimi Antonelli che sarà sulla Mercedes, al grande equilibrio di forze in campo lasciato in eredità dal finale della passata stagione con la corsa ai titoli detenuti da Max Verstappen e dalla McLaren che sembra apertissima. Di questo e di tanto altro abbiamo parlato nell'intervista con Mara Sangiorgio, giornalista di Sky (che anche quest'anno sarà la TV del motorsport) molto apprezzata per la sua competenza e la sua passione che da oltre 12 anni frequenta il paddock della Formula 1 regalando agli spettatori notizie, interviste, retroscena e curiosità direttamente dalla pitlane durante i GP di gara.
Nell'intervista concessa in esclusiva a Fanpage.it la giornalista brianzola ci ha rivelato le sue impressioni sull'impatto che ha avuto l'approdo di Lewis Hamilton sul mondo Ferrari, su quale potrebbe essere la sua influenza su Leclerc, raccontandoci anche alcuni aneddoti che li riguardano. Ma non solo. Con Mara Sangiorgio abbiamo anche affrontato temi che vanno oltre la scuderia di Maranello passando per l'analisi di ciò che si è verificato nel corso della passata stagione in Red Bull, per la guerra di nervi tra Verstappen e Lando Norris, facendo luce anche su un episodio che l'ha vista coinvolta in prima persona, fino a parlare più in generale del suo lavoro da insider nel paddock della Formula 1 del quale ci ha svelato anche qualche ‘trucco'.
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Non possiamo non partire questa nostra chiacchierata dalla Ferrari. Con l'approdo di Lewis Hamilton che ha avuto una eco incredibile oltre a portare quell'entusiasmo che non si vedeva dai tempi di Schumi. Ti aspettavi questo clamore?
"Sinceramente no! Più che altro perché ormai c'era stato tempo e modo di metabolizzare la notizia e il suo arrivo a Maranello, dall'annuncio dell'ufficialità è passato un anno e quindi mi aspettavo che fosse tutto metabolizzato. E invece è stata una piacevole sorpresa. Mi ha fatto davvero rendere conto dell'entusiasmo della gente che lo aspettava da giorni, che l'ho aspettato giorno e notte, fuori dai cancelli a Fiorano per vedere i suoi primi giri. Entusiasmo che poi si ricalca anche nel suo entusiasmo da ‘ragazzino' che sembra stia iniziando adesso la sua avventura in Formula 1. E secondo me sarà quella la chiave di questo binomio e, speriamo, del successo di questo binomio: l'entusiasmo della gente e soprattutto il suo entusiasmo che ha portato in Ferrari, sembra davvero quello di un bambino che sta iniziando il suo sogno, la sua avventura".
Secondo te c'è anche il rischio che possa diventare un boomerang per la Ferrari?
"No, secondo me no. Perché le aspettative per quest'anno dal punto di vista di squadra sono già molto alte ed è giusto che siano molto alte dato che l'anno scorso a livello tecnico, di macchina e di risultati la stagione è finita molto bene, al di là che poi hanno chiuso dietro la McLaren di 14 punti. Non va dimenticato che il buco di prestazioni e i passi falsi con gli aggiornamenti tra il Canada e la Spagna ha pesato molto sul mondiale costruttori della Ferrari".
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In che senso?
"C'è una squadra consapevole sia dei mezzi che ha sia del mezzo che sta mettendo in pista e con un bel dream team per quanto riguarda i piloti. L'entusiasmo portato da Hamilton dunque, a mio avviso, non può essere un boomerang perché indipendentemente da quali piloti ci siano alla guida, le aspettative per questa stagione sono già elevatissime sia per quel che riguarda sia il mondiale costruttori che quello piloti. Anche perché poi c'è un grande punto interrogativo col cambio regolamentare del 2026. E poi non può essere un boomerang perché Lewis Hamilton arriva da sette volte campione del mondo, con un enorme bagaglio d'esperienza, da uomo maturo. E, anche se dovesse far più fatica all'inizio della stagione o non dovesse arrivare a vincere il mondiale, non può essere comunque un boomerang tutto questo entusiasmo, perché in realtà le aspettative massime sono sulla Ferrari a prescindere da Hamilton".
E invece, secondo te, che risvolti avrà su Charles Leclerc?
"Secondo me anche a Charles questo arrivo farà bene. Perché secondo me Charles, che adesso inizia il suo settimo anno con la scuderia Ferrari, è diventato un pilota maturo ed è cresciuto sotto tutti i punti di vista. A mio avviso gli manca ancora un piccolo e ulteriore salto di qualità che deve fare in alcune cose, come ad esempio la gestione di alcuni fase della gara, anche se poi nella gestione gomme è migliorato tantissimo come ci ha detto anche Vasseur. E secondo me l'entusiasmo che ha portato Hamilton farà molto bene anche Leclerc e sarà soprattutto uno stimolo avere di fianco un benchmark così importante con cui confrontarsi".
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Tu che li conosci bene entrambi quali sono le differenze principali tra Lewis e Charles e cosa hanno invece in comune?
"In comune tante cose. Al di là della fame di vincere che accomuna tutti i piloti, hanno entrambi la passione per la musica, la passione per la moda, la passione per altro che va al di fuori della Formula 1, anche se entrambi amano in maniera viscerale quello che fanno. Un'altra cosa che hanno in comune, secondo me, è anche l'essere trasparente, anche se Charles forse lo è un po' più di Hamilton. Nel senso che Charles è uno che non riesce a mascherare tutto quello che che prova: se è deluso o arrabbiato per qualcosa che gli è successo in pista, glielo si legge in faccia. A me piace molto quell'aspetto di Charles perché non è uno che mente, non riesce proprio, non è nella sua indole, ma anche nella mimica facciale. Però quella cosa lì è una cosa che in pista, secondo me, deve ancora imparare a gestire al 100%".
Ci racconti l'aneddoto che riguarda Hamilton più curioso a cui hai assistito?
"Di aneddoti particolari non me ne vengono in mente, ma di Hamilton la cosa che ricordo con piacere è il suo rapporto con Niki Lauda che secondo me è stato fondamentale per la sua carriera. Lauda come Toto Wolff sono state figure importantissime per la crescita umana e professionale di Hamilton. Lauda secondo me è stato l'uomo chiave per Lewis: il rapporto che io ho visto con i miei occhi e un rapporto quasi da padre e figlio. Ecco forse una figura così forte a Charles è mancata, soprattutto dopo la scomparsa del papà. Poi un po' l'ha trovata in Frederic Vasseur".
E invece un aneddoto che riguarda Leclerc?
"Anche in questo caso più che aneddoti, di Charles la cosa che mi colpisce di più è l'atteggiamento che ha quando arriva in pista: sempre sorridente, sempre trasparente, da grande uomo squadra. Charles è davvero un uomo squadra incredibile, un uomo che, essendoci cresciuto, il Cavallino lo ha proprio tatuato sulla pelle, e ogni volta traspare l'amore viscerale che ha per questa squadra".
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C'è qualche pilota o comunque qualche protagonista del paddock che davanti alle telecamere appare diverso da com'è poi realmente?
"Più che diverso, uno che secondo me sa usare bene la sua malizia e la sua maturità e capisce l'importanza dei mezzi di comunicazione e quindi in qualche modo gestisce bene tutte queste cose davanti alle telecamere per veicolare anche dei messaggi sicuramente è Fernando Alonso. Ma io non lo vedo come un aspetto negativo. Però è uno che sa il fatto suo e sa anche l'importanza di veicolare certe cose attraverso i mezzi di comunicazione".
Nel 2025 avremo una griglia rivoluzionata e ricca di novità. Escludendo il vedere Hamilton in Ferrari, qual è la novità che ti intriga di più?
"Tutti questi giovani. Uno su tutti Kimi Antonelli e vedere cosa potrà fare in Mercedes. Spero affronti questa grande opportunità che ha con la giusta freddezza, perché sicuramente è in grado di farlo e ha la capacità per poterlo fare. Spero non chieda troppo subito a se stesso e si goda questa grande chance che ha".
E Kimi non sarà l'unico rookie…
"Tutti questi giovani, secondo me, sono una bella ventata di aria fresca per la Formula 1, stiamo vedendo una Formula 1 che sta cambiando anche dal punto di vista generazionale. Questi giovani che stanno arrivando non sono neanche la generazione di Charles, di Lando, di George, sono ancora una generazione diversa e sono curiosa di capire che cosa potrà fare. Olly Bearman, Liam Lawson di fianco a Max, Kimi, Hadjar, Doohan e Bortoleto, anche se ha sicuramente una delle macchine inferiori rispetto agli altri rookie. Un terzo della griglia sarà formata da rookie e dunque sarà bello vedere la grinta, la determinazione, la fame, le caratteristiche diverse d'approccio che hanno questi ragazzi in pista rispetto a piloti più maturi di loro".
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È una Formula 1 che strizza l'occhio sempre di più ai giovani.
"Poi è un'altra cosa interessante da vivere quest'anno anche perché questi rookie sono molto più vicini a quel pubblico giovane che ha anche la Formula 1. Loro hanno un modo di comunicare e di esprimersi che è molto più simile a tutta quella fascia di giovani che ci guardano. E quindi c'è molta più assonanza e secondo me fa bene anche l'ambiente".
Lo scorso anno abbiamo assistito ad un inaspettata battuta d'arresto della Red Bull. È un caso che ciò sia avvenuto nell'anno in cui Adrian Newey ha lasciato Milton Keynes?
"Secondo me è stato un insieme di cose. La Red Bull è stata molto destabilizzata l'anno scorso per per una serie di motivi. All'inizio della stagione l'affaire di Christian Horner che ha portato alla luce delle lotte intestine all'interno del team che forse qualcuno si poteva immaginare ma non così. Con tutte quelle fratture, uno scontro tra fazioni tra Horner, Marko e Verstappen che ha addirittura sbattuto i pugni dicendo che senza Marko se ne sarebbe andato. Sicuramente situazioni del genere hanno destabilizzato l'ambiente, poi sono partiti tanti tecnici importanti, uno su tutti Adrian Newey, c'è stato un periodo di mancanza di correlazione pazzesco tra galleria del vento, CFD e quello che vedevano in pista. Quindi secondo si deve mettere tutto insieme per capire un po' quello che è successo alla Red Bull l'anno scorso, senza dimenticare i grandi salti in avanti che sono riusciti a fare McLaren e Ferrari".
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Lando Norris lo scorso anno ha mostrato di non essere ancora pronto per vincere il titolo, soprattutto quando si è trovato ingaggiato nella serrata guerra di nervi con Max Verstappen. Pensi che possa fare quell'ultimo step che sembra ancora mancargli?
"Sicuro e lo sa anche lui, ne è consapevole e sa che deve farlo quest'anno. Nel 2025 parte per vincere come lo faranno anche Oscar Piastri, i due piloti Ferrari, e Max Verstappen. Quest'anno ci sono tanti piloti che partono con una consapevolezza diversa rispetto all'anno scorso. Sicuramente Lando sa che deve fare un salto di qualità in alcune fasi ed episodi. Lo scorso anno è stato troppo istintivo e non ha pagato, deve imparare a gestire determinate situazioni e secondo deve ritrovare anche un po' più di leggerezza perché le qualità personali e la squadra per farlo le ha. L'anno scorso non ha saputo tanto gestire anche a livello caratteriale, mentale, un po' di critiche. Le ha affrontate con un po' troppo nervosismo e questo l'ha fatto un po' chiudere in se stesso. Io spero che cominci la stagione bene e affronti un anno con la consapevolezza di poter vincere, ma anche un po' meno chiuso in se stesso, in quel nervosismo, secondo me a volte ingiustificato che aveva l'anno scorso".
A proposito di Norris, lo scorso anno in un'intervista post gara con te, ha risposto in modo molto sgarbato, ma tu hai comunque mantenuto calma e professionalità. Come ci sei riuscita?
"Io sono lì per fare il mio lavoro, quindi anch'io ho imparato nel tempo a gestire le mie emozioni e le mie fasi emotive. E poi uno dei ‘trucchi' del mio lavoro è quello di cercare di interpretare e capire in questi ragazzi, soprattutto perché mi arrivano per le interviste nel massimo picco della loro adrenalina, cioè appena si tolgono casco e balaclava nel post qualifiche e nel post gara, quindi anche con emozioni belle o a volte anche brutte da gestire. E quindi fa parte del mio lavoro anche capirli, trovare il modo e la chiave giusta per fare domande magari senza sbattergli in faccia errori o mancanze. Quindi, secondo me, Lando andava anche un po' capito l'anno scorso".
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In che senso?
"In alcuni momenti si è involuto e chiuso in se stesso e ha esagerato in certi suoi atteggiamenti. Ma io anche in quel momento non è che ci ho visto cattiveria o maleducazione, perché sapevo un po' il momento che stava passando e che veniva da mesi in cui è stato tanto sotto pressione con tante domande che spesso, e su questo ha ragione, sono sempre le stesse (la sfida col compagno di squadra, il compagno che poteva aiutarlo, la sfida con Max, ecc…) e quindi io non ho dato neanche troppo peso a quella sua reazione. Non fa parte del mio lavoro dover rispondere a tono ai piloti, mentre fa parte del mio lavoro cercare di trovare la chiave giusta, fare la domanda giusta per cercare di trovare la migliore risposta possibile. E poi, secondo me, più umani sono e meglio è. Meglio un'emozione in più, anche esasperata, che avere risposte scontate. Quindi, ben venga ogni tanto che siano arrabbiati e ti prendi la risposta meno carina, che comunque non è mai una risposta maleducata".
Ti è mai capitato durante l'intervista di essere certa che la risposta che ti stavano dando era palesemente una ‘balla'?
"Sì mi è capitato. Ma non posso raccontarlo. Chi fa il nostro lavoro sa che a volte ci dicono tutto, altre volte il 75%, altre ancora il 50%, o a volte sai cose che sai che non puoi dire e quindi magari tu provi a farti dare quella risposta perché sai determinate cose ma poi già sai sai dentro di te che quello che ti diranno non è proprio una ‘balla' ma magari è una verità edulcorata. Tu ci provi lo stesso anche se hai la consapevolezza che non ti stanno raccontando il tutto. A me è capitato di sapere determinate cose e non ritrovare le cose che sapevo in determinate risposte, però secondo me ogni tanto fa parte del gioco".
Oggi sei considerata una delle giornaliste più autorevoli del paddock. Essendo donna è stato più complicato per te arrivare a ritagliarsi uno spazio del genere in un mondo che storicamente è considerato prettamente maschile?
"No, invece no. Anzi. Una delle più grandi sorprese che ho avuto nel 2013, iniziando a fare questo lavoro all'interno di un paddock di Formula 1, è stata proprio l'apertura incredibile che ho trovato. Non ho trovato per nulla un ambiente maschilista o misogino, ho trovato un ambiente molto aperto al mondo femminile. In questo ambiente non è una questione di genere, perché è un ambiente molto meritocratico. Se tu hai voglia e passione nel fare il tuo lavoro fatto bene vai avanti. Io ho trovato un ambiente molto aperto e che apprezza questo tipo di approccio".
Sfatiamo questo mito dunque…
"È un ambiente meritocratico che non fa proprio caso al fatto che tu sia donna o uomo, ma fa molto più caso alla professionalità, come è giusto che sia perché sei in un ambiente che porta ad un livello altissimo tutto: la competizione in pista, la competizione tra ingegneri, la competizione anche nel paddock e dunque non può che essere molto meritocratico. Dunque se ci metti passione e voglia di far bene ci si può ritagliare il proprio spazio, per me non dico che sia stato facile ma neanche così difficile. Mi è bastato essere me stessa e far vedere che sono nel posto giusto e dove voglio stare e metterci passione e voglia di fare. Poi il resto è venuto da sé".