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L’ex ingegnere di Michael Schumacher: “Hamilton parla a monosillabi. Con Adami non si capiscono”

L’ex ingegnere di pista di Michael Schumacher in Ferrari, Luca Baldisserri, ha analizzato l’attuale situazione di Lewis Hamilton dopo i primi GP del Mondiale di Formula 1 2025 e il fin qui deludente adattamento alla scuderia di Maranello focalizzando la sua attenzione sul rapporto tra il sette volte campione del mondo e il suo ingegnere di pista Riccardo Adami.
A cura di Michele Mazzeo
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Alla vigilia del GP dell'Arabia Saudita tra gli argomenti più discussi nel paddock della Formula 1 c'è certamente il rendimento balbettante di Lewis Hamilton in questo suo primo scorcio di avventura in Ferrari e le evidenti difficoltà di adattamento alla SF-25 e, più in generale, al sistema di lavoro della scuderia di Maranello. E dopo la gara del Bahrain anche diversi conoscitori dell'universo del Cavallino Rampante hanno detto la propria opinione a riguardo. Tra questi anche quel Luca Baldisserri che ha passato 26 anni in Ferrari (dal 1989 al 2015) e che ha avuto a che fare con l'unico altro pilota di Formula 1 in grado di conquistare sette titoli mondiali essendo infatti stato l'ingegnere di pista di Michael Schumacher.

Intervenendo ai microfoni di FormulaCritica.it, il 62enne ingegnere bolognese non solo ha espresso il proprio pensiero sulla vicenda dichiarandosi scettico sulle giustificazioni accampate da Hamilton ma anche puntato i riflettori su altre due questioni che sembrerebbero influire pesantemente sulle difficoltà di ambientamento del 40enne britannico.

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Riguardo alle difficoltà di adattamento al sistema frenante Brembo utilizzato dalla Ferrari dopo aver usato negli ultimi 15 anni impianti frenanti Carbon Industrie in McLaren prima e in Mercedes poi, Luca Baldisserri non ha dubbi: "Io a certe cose non ci credo. Quelle sul freno motore sono delle scuse. Hamilton ha visto che la macchina è quello che è e che il suo compagno riesce a spingerla più al limite di quanto riesca a fare lui, a quel punto è inevitabile che si punti il dito contro di lui e quindi ha tirato fuori queste giustificazioni dicendo ‘non riesco ad adattarmi a questa gestione della frenata'" è stato difatti il netto parere dell'ex ingegnere della Ferrari che negli scorsi anni ha lavorato anche in Williams motorizzata Mercedes (e a tal proposito ha anche sottolineato come in realtà, in termini di gestione della frenata e utilizzo del freno motore, cambi poco).

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Secondo l'ex ingegnere di pista di Michael Schumacher riguardo allo scarso adattamento di Hamilton c'è un errore di fondo della Ferrari: "Quando un pilota del calibro di Hamilton cambia team, è chiaro che il nuovo team cerca di capire quello che il pilota aveva a disposizione nel team precedente. Quando Michael (Schumacher, ndr) è arrivato da noi in Ferrari nel 1996 è chiaro che lo abbiamo interrogato su qual era il suo stile di guida e su qual era il suo concetto di vettura. In questo caso non so se sia stato fatto. Anzi, apparentemente sembra non sia stato fatto perché se un pilota alla quarta gara dice che non riesce ad adattarsi alla vettura viene da chiedersi inevitabilmente: fino ad adesso cosa hanno fatto?" ha difatti proseguito il tecnico emiliano.

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C'è un altro importante problema che secondo Luca Baldisserri concorre allo scarso adattamento di Lewis Hamilton in Ferrari, vale a dire il complicato rapporto con il suo ingegnere di pista: "La simbiosi che non si è ancora creata tra Hamilton e Adami potrebbe pesare (sul rendimento avuto fin qui, ndr). È un bel peso per Adami perché non sarà facile" ha difatti detto a riguardo il 62enne bolognese.

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E in quanto rivelato negli ultimi giorni dal team principal della Mercedes, secondo Baldisserri, sarebbe la principale causa di queste difficoltà: "Lo stesso Toto Wolff ha recentemente detto che la comunicazione che Kimi Antonelli ha oggi con ‘Bono' è anni luce distante da quella che c'era tra Hamilton e lo stesso ‘Bono'. Hamilton parla a monosillabi, oppure parla ma ponendo delle domande. Kimi invece è un fiume in piena, nel senso che racconta le sue sensazioni, il comportamento della macchina ed esprime ciò di cui ha bisogno, e in questo modo l'ingegnere di pista ha un quadro molto più chiaro di quello che succede. Avere invece un pilota che comunica per monosillabi e in più si chiama Lewis Hamilton…immagino che Riccardo (Adami, ndr) faccia fatica a capirlo, dai team radio spesso sembra che non si capiscano neanche perché uno dice una cosa e l'altro ne capisce un'altra" ha difatti spiegato l'ex tecnico della Ferrari.

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E da profondo conoscitore del lavoro di ingegnere di pista ai massimi livelli della Formula 1, essendo stato la voce guida di Michael Schumacher negli anni d'oro con la scuderia di Maranello, Luca Baldisserri ha quindi voluto anche sottolineare quanto questo mancato feeling possa influire sul fin qui deludente rendimento di Lewis Hamilton in Ferrari.

"Anche Hamilton si deve sforzare per creare questo rapporto che è fondamentale, perché quando diminuisce la fiducia tra l'ingegnere di pista e il suo pilota crolla tutto. L'ingegnere di pista deve anche essere un mental coach per il suo pilota perché è vero che dietro le scelte che vengono fatte sulla macchina ci sono migliaia di ingegneri ma lui è l'unico che parla con il pilota di cui è l'unico canale di comunicazione. Se questo canale ha delle interruzioni poi succede quello che sta succedendo. Ovviamente va dato un po' di tempo a Riccardo (Adami, ndr) e poi vedremo, perché eventualmente Hamilton di sicuro non salta, quello che salta in questi casi è l'ingegnere di pista" ha infatti chiosato Baldisserri rivelando anche quale sarà a suo avviso la decisione presa dalla Ferrari qualora il rapporto tra i due non dovesse decollare.

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