Le spaventose condizioni del poggiatesta di Bearman: sbatte nelle curve, collo stremato dalla Forza G
La deformazione spaventosa del poggiatesta all'interno della Ferrari di Oliver Bearman spiega perché il pilota è uscito dalla vettura con il collo dolorante e stremato dalla Forza G. Chi ha osservato cosa accadeva nell'abitacolo della Rossa durante il Gran Premio di Arabia attraverso la camera-car non ha potuto fare a meno di notare come la testa del giovanissimo conducente sembrava sbattere da una parte e dall'altra, in particolare nelle curve.
Difficile, quasi impossibile, governare i movimenti se non si è allenati abbastanza per resistere alle sollecitazioni provocate dalla velocità e dalla forza gravitazionale nei diversi momenti di una gara: accelerazioni, frenate, staccate e il raggio dei tornanti alimentano la sensazione di pressione e di peso sul fisico del conducente. E la zona particolarmente è proprio la regione tra la testa il tronco.
L'inglese, che aveva preso il posto di Carlos Sainz costretto a dare forfait perché operato d'urgenza per un'appendicite (lo spagnolo s'è fatto vedere sul circuito nonostante i medici glielo avessero sconsigliato), ha fatto quel che poteva: al debutto in Formula 1, convocato in extremis alla vigilia della gara, è riuscito a piazzarsi settimo mostrando una buona resistenza allo stress fortissimo subito dal corpo durante accelerazione o decelerazione.
L'effetto della Forza G a cui è sottoposto il corpo del pilota anche in frenata viene amplificato da altri fattori quali grip e il carico aerodinamico. Tutte variabili che si ripercuotono sulle condizioni della persona alla guida e che, per fare un esempio numerico, generano una forza trasversale che può arrivare a 4.5 (ovvero a 4 volte e mezzo la forza di gravità). Resistere a quella spinta laterale è possibile solo se adeguatamente preparati. E ovviamente non poteva esserlo Bearman che, proveniente dalle categoria inferiori (F2), non era abituato a sollecitazioni di quel tipo.
Ecco perché a metà gara i muscoli del suo collo hanno ceduto e trovare una situazione di equilibrio ha creato disagio ulteriore al pilota britannico, sottoposto a quelle oscillazioni incontrollabili provocate dall'inerzia. "Ho sofferto un po' con il collo – ha ammesso Bearman nelle interviste del dopo gara – soprattutto quando inizia a subentrare la stanchezza. Quello di Jeddah in Arabia Saudita non è il circuito migliore dal punto di vista fisico per debuttare, ma credo di aver fatto ugualmente un buon lavoro". I complimenti di Hamilton alla fine e l'incoraggiamento fattogli prima della partenza dal suo idolo, Vettel, attraverso un messaggio su WhatsApp, sono il miglior balsamo per aiutare scacciare tensioni e dolori. Un Gran Premio e due messaggi che gli resteranno scolpiti della memoria.