video suggerito
video suggerito

La storia dell’AMI6, la media di Citroën nata dalla sfida vinta dall’italiano Flaminio Bertoni

La storia della Citroën AMI6, una delle vetture più riuscite della casa automobilistica francese, per due anni la più venduta in patria. Una “media” nata dalla sfida vinta dal designer italiano Flaminio Bertoni, che riuscì in un momento assai complicato ad assecondare le richieste di Pierre Bercot.
A cura di Marco Beltrami
4.970 CONDIVISIONI
Immagine

La storia della Citroën AMI6, ovvero di quella che per due anni è stata l'auto più venduta in Francia, racconta della sfida vinta da Flaminio Bertoni. Il designer italiano infatti riuscì a soddisfare in fase di progettazione le richieste della casa automobilistica francese, in un periodo a dir poco complicato. Un successo senza precedenti di una vettura rimasta inconfondibile, tra le più riuscite della storia.

A metà degli anni '50, la Citroën aveva bisogno di un'auto "media" di circa un litro di cilindrata da inserire in gamma tra la 2CV e la DS19. A complicare i piani della Marca del Double Chevron però c'erano le difficoltà economiche legate ai postumi della guerra, con il periodo della ricostruzione e la necessità di convogliare gli sforzi anche sulla progettazioni di 3 veicoli come il furgone Type-H, la 2CV e la DS19. Le idee, anche all'avanguardia, non mancavano (vetture super-aerodinamiche come la C10, la “goccia d’acqua” di Lefebvre alla C60, da produrre in due versioni, a 2 e 4 cilindri boxer raffreddato ad aria, con sospensione a barre di torsione o idropneumatica) anche se il problema era legato alla mancanza di risorse economiche e di personale da dedicare allo sviluppo di questi progetti

In questo scenario nel 1956/57 ecco allora che il Direttore Generale Pierre Bercot, da poco arrivato in Citroën (l'anno successivo ne diventerà Presidente), in una riunione mise sul tavolo, quella che sembrava la sua idea, ovvero progettare e creare una vettura "media", a 4 porte, con motore di meno di un litro, capace di portare quattro persone e tutti i loro bagagli con un comfort di “stampo Citroën”. Il tutto senza il portellone, poco gradito allo stesso Bercot, e con una linea con soli 3 volumi.

Immagine

Un'idea sicuramente suggestiva ma di non semplice realizzazione, con i progettisti visibilmente scettici anche di fronte alla volontà del dirigente di "usare il pianale per la maggior parte degli organi meccanici della 2CV”. Il discorso tutt'altro che sereno si spostò così dal confronto tra Direzione tecnica e commerciale al Centro Studi. Qui ecco entrare in scena Flaminio Bertoni, ovvero il designer varesino entrato in Citroën nel 1932 e già protagonista di lavori riusciti come la Traction Avant, la 2CV e la DS19

Bertoni smontò lo scetticismo dei colleghi e si dimostrò sin da subito possibilità, a patto però di parlare direttamente con Pierre Bercot. In azienda quello che era chiamato "l'italiano" era una vera e propria istituzione e quando "apriva" ad un progetto, tutti erano consapevoli che lo stesso anche tra mille difficoltà si sarebbe potuto realizzare. D'altronde, quando Bertoni era sotto pressione, era capace di risolvere problemi anche in pochissimi minuti. Serviva la cosiddetta scintilla insomma.

Ecco allora l'incontro con Bercot che dal canto suo ribadì quello che avrebbe voluto ovvero pianale 2CV, irrobustito dove serve, carrozzeria a tre volumi e quattro porte, ampio bagagliaio separato dall’abitacolo. L'italiano senza fare una piega accettò la sfida "scommettiamo che io ci riesco", con il dirigente che dal canto suo rispose entusiasta "non amo scommettere, ma farò un’eccezione".

Immagine

Pochi giorni dopo Bertoni tornò da Bercot con un modello in gesso della nuova auto, con tutte le richieste. Cofano anteriore, profilato e aerodinamico, fari anteriori integrati nel frontale, linea “Ponton” che collegava il frontale al retro della vettura ed un grande bagagliaio di oltre 350cm³ di volume. Notevole anche il grande tetto in resina, che come quello della DS arrivava, passando oltre la testa dei passeggeri, fino indietro alle loro spalle. Inoltre una linea a Z inedita permetteva di alloggiare comodamente i quattro passeggeri ed il loro bagaglio sul pianale della 2CV. Di quest'ultima c'erano poi tutti gli organi meccanici col motore portato a 602cc di cilindrata dai 425 della 2CV. Telaio irrigidito ma del tipo 2CV: stesse quote, carrozzeria con piani sagomati ed ampie scalfature per permettere l’uso di lamiere più sottili a parità di rigidezza dell’insieme.

Bertoni aveva vinto la sua sfida, e nemmeno Bercot avrebbe potuto immaginare che quell'auto sarebbe stato il punto di partenza di un grande progetto, con importanti risvolti sociali. Infatti la Citroën al fianco del governo De Gaulle (che sorvegliava anche gli stabilimenti) avrebbe dato una nuova, grandissima fabbrica alla regione del Nord della Francia, in un momento di forti tensioni per la scarsità di lavoro in Bretagna. Ma quale sarebbe stato il nome della nuova "media" da produrre a Rennes? La soluzione fu geniale con un gioco di lettere e di pronuncia: i trattava di una “A” (sigla della 2CV) per il “Mi” inteso come “gamma media” con un 6 che letto alla francese veniva fuori “L’Amicizia".

Immagine

I primi esemplari erano già pronti a febbraio, ma per la presentazione dell'AMI6 Bercot attese fino ad aprile, in Francia, ma anche in Belgio, Germania, Svizzera e Italia. Uno show in grande stile fu allestito per l'occasione nel salone sugli Champs-Élysées dove una vettura era presente (coperta) da alcuni giorni. Buona l'accoglienza della stampa, che riconobbe subito il mix di funzionalità, e caratteristiche tecniche della nuova media. L'evoluzione del modello, 3 anni più tardi, portarono poi a migliori prestazioni grazie a motori più compressi ed altri totalmente nuovi (dal 1968), la potenza passò da 18 a 35 cavalli, a parità di cilindrata e quando nel 1969 l’AMI6 lasciò il testimone all’AMI8, la vettura mantenne quel mercato che ne aveva fatta per due anni consecutivi l’auto più venduta di Francia, nonostante prezzi di vendita tutt’altro che popolari.

4.970 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views