La rivelazione su Senna dopo 30 anni: “La notte prima ha avuto una premonizione che stava per morire”
Ayrton Senna sentì qualcosa la notte prima di morire in corsa tragicamente a 34 anni. Quella notte non era una notte come le altre, non poteva esserlo. Qualche ora prima il pilota brasiliano aveva pianto a dirotto per la fine di Roland Ratzenberger, vedendo da vicino che faccia ha la morte. L'austriaco si era schiantato ad altissima velocità alla Curva Villeneuve del circuito di Imola durante le qualifiche del GP, spirando pochi minuti dopo l'arrivo al pronto soccorso dell'Ospedale Maggiore di Bologna. Senna era distrutto, i pensieri brutti si erano presi la sua anima, quel suo sguardo abitualmente malinconico era diventato cupo. Ratzenberger era suo coetaneo, più grande di appena tre mesi. Ayrton quella notte vide qualcosa di orribile, ma non fu sufficiente a fargli imboccare la via di fuga che gli era stata suggerita col cuore in mano da Sid Watkins, primo medico a tempo pieno della Formula 1 ma anche grande amico del brasiliano.
Quell'appuntamento tragico col destino Senna avrebbe potuto evitarlo se avesse ascoltato il consiglio di Watkins e dato credito alla premonizione che quella notte gli aveva mostrato la fine terrificante che avrebbe fatto di lì a poco durante il GP di Imola. La rivelazione arriva a 30 anni di distanza dall'ex pilota Johnny Herbert, che era nel circus negli stessi anni: "Senna la notte prima aveva avuto una premonizione che stava per morire. Lo ha detto al professor Sid Watkins, esperto medico della F1, che gli ha detto di smettere perché non aveva nient'altro da dimostrare a nessuno. Ayrton gli ha risposto che non era nella posizione di farlo e doveva andare avanti. Era sempre consapevole del fattore di rischio, ma lo eravamo tutti. Avevamo visto tutti il terribile incidente di Rubens venerdì (Barrichello nelle prove libere, senza conseguenze, ndr), poi la morte di Roland".
Il dialogo con Watkins fu confermato tempo dopo dallo stesso medico, che non si dava pace per non aver insistito con Senna perché appendesse il casco al chiodo quella stessa sera prima del GP. Dopo l'incidente in qualifica di Ratzenberger sabato 30 aprile, il dottore era arrivato sulla scena entro pochi secondi. Fu tentata la rianimazione, poi l'austriaco fu portato al reparto di terapia intensiva del centro medico del circuito. Ma apparve chiaro che la situazione era senza speranza. Ayrton si presentò alla porta del centro. Era già stato sul luogo dell'incidente e aveva parlato con gli steward ma voleva saperne di più. Dalla stanza uscì allora il suo amico Sid, che rispose alle sue domande. Senna pianse sulla spalla del medico quando si rese conto che Ratzenberger stava per morire e niente avrebbe potuto salvarlo.
Vedendo quanto il brasiliano fosse devastato, Watkins cercò di convincere Senna a ritirarsi dalla gara di Imola e a rinunciare del tutto alla Formula 1 con effetto immediato. "Cos'altro devi fare? – gli chiese il dottore, allora 65enne – Sei stato tre volte campione del mondo, ovviamente sei il pilota più veloce. Lascia perdere e andiamo a pescare". Dopo una lunga pausa, Ayrton rispose: "Sid, ci sono alcune cose su cui non abbiamo alcun controllo. Non posso smettere, devo andare avanti".
Il giorno successivo, Senna, che era in testa alla gara con la sua Williams, perse il controllo della vettura a 300 km/h alla curva del Tamburello – poi sarebbe stato accertato a causa della rottura del piantone dello sterzo, modificato e allungato nella notte – e si schiantò contro il muro, con il casco trafitto da un puntone della sospensione. Anche stavolta Watkins arrivò molto velocemente sul luogo dell'incidente: il casco di Senna fu rimosso, il medico gli alzò le palpebre e capì che aveva una grave lesione cerebrale e non poteva sopravvivere. Anni dopo confessò il suo grande rimpianto per non averlo "maltrattato abbastanza" in quella loro ultima conversazione, usando toni più duri per indurlo a smettere di correre.
Quanto Ayrton fosse combattuto in quelle ore di dolore e pensieri bui, lo dimostra un altro retroscena, raccontato in un libro del giornalista Richard Williams: Senna telefonò alla sua fidanzata Adriane Galisteu dalla sua stanza dell'Hotel Castello, dove alloggiava per il weekend del Gran Premio di Imola, e le disse che non avrebbe corso il giorno dopo. Più tardi quella notte la chiamò di nuovo e le disse che aveva cambiato idea. Ayrton aveva imboccato l'ultimo rettilineo della sua vita.
"Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita".
Ayrton Senna da Silva