La Red Bull perde pezzi: se ne va il capo meccanico di Verstappen, offerta faraonica recapitata a Newey
Prosegue la tempesta in casa Red Bull. Nella scuderia dominatrice degli ultimi due Mondiali di Formula 1 la quiete sembra essere solo apparente. A pochi giorni dalla prima vera debacle da due stagioni a questa parte (nel GP d'Australia vinto dalla Ferrari di Carlos Sainz davanti al compagno di squadra Leclerc) non sono soltanto l'affidabilità della RB20 (che ha costretto al ritiro Max Verstappen a Melbourne) e il sempre meno convincente Sergio Perez (finito solo 5° al traguardo con un ritardo di oltre 50 secondi dalle due SF-24) a rendere tumultuoso il clima in quel di Milton Keynes. Anzi, forse la macchina (ancora nettamente la migliore del lotto per performance) è l'ultima delle preoccupazioni all'interno del team austriaco che deve fare i conti con addii eccellenti probabili o già conclusi.
La situazione legata al team principal Christian Horner ancora tutt'altro che giunta a conclusione (la dipendente che lo ha accusato di "comportamenti inappropriati" ha infatti fatto ricorso riguardo al verdetto della prima inchiesta interna svolta dalla Red Bull e, anche nel caso fosse confermata l'innocenza del britannico, potrebbe ricorrere alla giustizia ordinaria), così come la lotta di potere interna tra la fazione guidata proprio da Horner (appoggiato dai soci di maggioranza del colosso delle bevande energetiche, la famiglia del thailandese Chalerm Yoovidhya) e quella filo-austriaca composta da Helmut Marko e Jos Verstappen (sostenuta invece dal CEO Oliver Mintzlaff e dal figlio del compianto fondatore del gruppo Mark Mateschitz) in stand-by ma non risolta dopo l'incontro che secondo la testata Auto, Motor und Sport sarebbe andato in scena a Dubai negli scorsi giorni, difatti continuano a minare la stabilità della squadra.
E un Max Verstappen che, nonostante faraonico contratto che lo lega fino al 2028, potrebbe cambiare clamorosamente aria a fine stagione (con l'ipotesi quanto suggestiva tanto paradossale di un passaggio agli acerrimi rivali della Mercedes) di certo non aiuta a rendere più distesi gli animi all'interno della scuderia che deve fare i conti con l'addio di uno dei suoi uomini più importanti, vale a dire Lee Stevenson, capo meccanico dell'olandese fin dal suo esordio con la squadra, che dopo 18 anni lascia la Red Bull Racing per passare ad un altro team di Formula 1 (il tecnico inglese responsabile delle operazioni al box del tre volte campione del mondo ha annunciato il suo addio senza però comunicare quale sarà la nuova compagine per cui lavorerà a partire dal prossimo GP di Suzuka, anche se i due cuori di colore verde e nero messi alla fine del suo post di congedo fanno pensare alla Sauber). Uno degli uomini più fidati di Horner e di Verstappen dunque lascia a stagione in corso: non è dato sapere se ciò ha a che fare con la lotta di potere interna, ma di certo appare molto strana per quel che riguarda le tempistiche.
E Lee Stevenson potrebbe però non essere il pezzo più pregiato a lasciare la scuderia che ha dominato la Formula 1 negli ultimi anni. Non è un mistero infatti che i suoi tecnici sono i più ricercati e che altri team sarebbero disposti a fare follie economiche pur di averli tra le propria fila. Ferrari e Mercedes hanno più volte provato a convincere Pierre Waché e, soprattutto, il genio Adrian Newey a lasciare Milton Keynes, finora però senza risultati. E ora, a fare la corte al geniale ingegnere britannico insieme ai due top team si sarebbe aggiunta anche l'Aston Martin del ricchissimo Lawrence Stroll (che tra l'altro ha come alleati i sauditi di Aramco). Stando a quanto riporta Motorsport.com infatti il magnate canadese durante lo scorso GP dell'Arabia Saudita a Jeddah avrebbe presentato una faraonica offerta a Newey che, contrariamente a quanto avvenuto negli abboccamenti passati, non avrebbe immediatamente rifiutato ma avrebbe invece rimandato la questione ad un successivo incontro per discuterne più approfonditamente. Evidente segnale che in questo momento all'interno della Red Bull sul futuro c'è un pesante alone di incertezza che fa sì che anche chi da sempre ne fa parte possa prendere in considerazione l'ipotesi di andare via come fatto dallo storico capo meccanico Lee Stevenson.