La Red Bull ha sospeso la donna che aveva denunciato lo scandalo Horner in Formula 1
La donna dello staff Red Bull che aveva accusato di sexting Christian Horner è stata sospesa dalla Casa austriaca. Alla vigilia del Mondiale di Formula 1 la sua denuncia aveva fatto scoppiare lo scandalo sessuale, successivamente ridimensionato dall'indagine interna che aveva chiuso la vicenda scagionando il team manager da quei "comportamenti inappropriati" per i quali era finito nella bufera.
Il team manager ha salvato così il posto ma non è riuscito a trarsi d'impaccio da una situazione dai contorni poco chiari, tanto imbarazzanti quanto il sospetto fortissimo che tutti sia (anche) il frutto di una guerra di potere interna che vede fronteggiarsi le due fazioni tra il gruppo austriaco e quello che fa capo ai comproprietari Thailandesi. In questa ottica è stata interpretata la diffusione di messaggi privati in chat e altri screen, che testimonierebbero gli aspetti più scabrosi delle conversazioni, hanno tenuto accesi i riflettori su Horner.
Lui s'è sempre difeso negando tutto ma a rendere più ingarbugliata la matassa sono stati anche altri fattori:
- la fuga di notizie messa in atto da una presunta ‘talpa' interna al mondo Red Bull per distruggere il Team Principal
- l'attacco frontale da parte di Jos Verstappen, padre di Max campione iridato, che ha definito Horner "problema e non vittima"
- la storia del comunicato sul licenziamento mai inviato e bloccato in tempo, prima che fosse inviato
- il rapporto del manager con la moglie, Geri Halliwell (ex Spice Girl), che, infuriata, avrebbe fatto pressioni sul marito perché non avesse più contatti con la donna della vergogna e, più ancora, rispettasse un certo codice di comportamento
- la passeggiata mano nella mano della coppia, lo scambio di tenere effusioni nella zona dei paddock in Bahrain da più parti definita "una farsa" per dare all'opinione pubblica l'impressione di fiducia e amore reciproco, per nulla scalfiti dalla tempesta di gossip.
È in questo caleidoscopio che s'innesta la sospensione della collaboratrice dello staff, messa alla porta per volere della "fazione thailandese" (l’azienda è detenuta al 51% da Chalerm Yoovidhya) rispetto a quella "austriaca" (il consigliere Helmut Marko, Mark Mateschitz e l'amministratore delegato Oliver Mintzlaff) che le avrebbe dato invece pieno supporto fin dall'inizio.
"L'azienda non può commentare questa questione interna", è stata la dichiarazione ufficiale della Red Bull che non ha aggiunto altro sulla vicenda, compreso la voce secondo cui la donna dovrebbe conservare ugualmente lo stipendio. Nemmeno sull'indiscrezione secondo la quale sia Horner sia la denunciante hanno continuato a lavorare insieme da quando è scoppiato lo scandalo. Uno dei due sarebbe dovuto andar via, nel braccio di ferro tra le parti è saltata la posizione della donna.