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La Red Bull ha patteggiato con la FIA sul budget cap ma qualcosa non torna: Horner si è tradito

Nel corso del weekend del GP degli Stati Uniti di Formula 1 la Red Bull avrebbe deciso di accettare l’accordo bonario proposta dalla FIA per chiudere la questione riguardo alle sanzioni per la violazione del budget cap della passata stagione. Dal discorso pubblico fatto ad Austin dal team principal Christian Horner emerge però una strana contraddizione che suscita ulteriori perplessità sulla vicenda.
A cura di Michele Mazzeo
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Il caso sulle sanzioni inflitte alla Red Bull per aver sforato il budget cap nel corso della stagione 2021 sta per chiudersi ma, dopo l'arringa difensiva del team principal Christian Horner andata in scena durante la conferenza stampa del weekend del GP degli Stati Uniti della Formula 1 2022, restano ancora diversi dubbi sulla questione. Come prevede il regolamento finanziario della F1 in caso di "violazione lieve" (cioè di una cifra inferiore al 5% del budget di spesa consentito, come contestato al team di Milton Keynes) la FIA ha offerto un patteggiamento alla scuderia austriaca per scrivere definitivamente la parola fine a questa vicenda, ossia un ABA (Accepted Breach Agreement) che permetterebbe alla scuderia vincitrice degli ultimi due Mondiali piloti e, a breve (manca solo la matematica), del titolo costruttori del campionato F1 ancora in corso, di schivare le sanzioni più pesanti previste per l'infrazione di cui è accusata (che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero anche far perdere la corona 2021 a Max Verstappen).

Secondo la testata tedesca Auto, Motor und Sport, come era lecito attendersi, dopo i colloqui andati in scena nel paddock di Austin tra Horner, Marko e il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem (che in un primo momento ha ignorato la richiesta di un tête-à-tête con i rappresentanti della squadra accusata di aver infranto il regolamento sul budget cap nella passata stagione), la Red Bull si sarebbe decisa ad accettare il "patteggiamento" offertole dalla Federazione Internazionale e quindi le mitigate sanzioni (una pesante multa e una decurtazione del 25% delle ore in galleria del vento a sua disposizione per il 2023 che diventerebbero 1.500 anziché 2.000). L'annuncio di questo accordo però sarebbe stato rimandato di qualche giorno in segno di rispetto per la morte del fondatore e patron dell'impero Red Bull e delle sue squadre di Formula 1 Dietrich Mateschitz avvenuta qualche ora prima delle qualifiche del GP degli Stati Uniti.

In seguito a ciò a riguardo un portavoce Red Bull ha fatto sapere che: "Dopo la morte di Mateschitz, tutte le conversazioni con la FIA sul budget cap e i prossimi passi sono sospese fino a nuovo avviso. Il termine per l'accordo è stato prorogato e prevediamo che i colloqui riprenderanno a metà della prossima settimana".

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Bisognerà dunque attendere ancora qualche giorno per avere la conferma che il team con sede a Milton Keynes abbia davvero accettato l'ABA per chiudere una volta per tutte la vicenda budget cap 2021. Posto che quasi certamente sarà così, risentendo le parole pronunciate sulla questione da Christian Horner nella conferenza stampa di Austin (andata in scena dopo gli incontri con il presidente FIA e il Segretario Generale ad Interim Sheila Ann Rao), dalle quali si intuisce che fosse quella la decisione presa dalla Red Bull, restano però ancora dei punti poco chiari.

Se davvero Horner aveva già deciso di accettare il patteggiamento offertogli dalla FIA suona infatti strano il fatto che abbia continuato ad insistere sull'innocenza della Red Bull: "Quando si chiuderà questa vicenda, tutti i fatti saranno messi sul tavolo e saremo in grado di parlare molto apertamente delle cifre e del motivo per cui riteniamo che tutti i costi rilevanti siano pienamente in regola. La nostra opinione è che i nostri costi rilevanti siano entro il limite del budget cap. Quindi, categoricamente, non riteniamo di aver avuto alcun vantaggio né nel 2021 né nel 2022, né nel '23, o nel '24" ha di fatto detto il team principal della squadra austriaca dando però vita a quella che sembra essere una vera e propria contraddizione (o forse solo un ultimo tentativo per rimandare le inevitabili rimostranze da parte dei team rivali guidati da Ferrari, Mercedes e McLaren).

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Le condizioni imprescindibili per firmare l'ABA con la FIA per una violazione minore del budget cap sono infatti l'ammissione di aver violato il regolamento finanziario da parte della squadra a cui è stata contestata l'infrazione nonché la rinuncia della stessa a qualsiasi tipo di appello sulla vicenda o sui termini dello stesso accordo. Ragion per cui avendo accettato il patteggiamento Christian Horner avrebbe già smentito se stesso e la sua dichiarazione di innocenza ammettendo al contrario di essere colpevole. Non sarebbe così invece qualora la Red Bull avesse deciso di rifiutare l'ABA e cominciare una vera e propria battaglia legale sulla questione provando a dimostrare prove alla mano la propria innocenza davanti al Cost Cap Adjudication Panel (una commissione composta da un massimo di 12 giudici nominati dall'assemblea Generale della Federazione Internazionale e i rappresentanti di almeno 5 team di Formula 1 a cui si passerebbe la palla in caso di mancato accordo bonario) ed eventualmente portare la cosa dinanzi alla Corte d'Appello Internazionale con il rischio però di vedersi comminare sanzioni molto più pesanti di quelle che l'ABA offerto dalla FIA gli garantirebbe.

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