La proposta della McLaren per mettere spalle al muro la Red Bull sul caso T-Tray: “Ci mettano la firma”
Anche durante il weekend del GP degli Stati Uniti stravinto dalla Ferrari con Leclerc e Sainz che hanno chiuso la gara davanti a tutti, nel paddock della Formula 1 sono proseguite le polemiche intorno al ‘caso T-Tray‘ che ufficialmente si è chiuso con un accordo ‘segreto' tra FIA e Red Bull. Ad aizzare i toni della discussione contro la scuderia austriaca sono stati soprattutto gli storici rivali della Mercedes e quelli attuali, con cui è ad oggi in lotta per i titoli iridati nel Mondiale 2024, della McLaren che inevitabilmente, dopo esser finita al centro delle polemiche per il mini-DRS (sanate anche in quel caso con un accordo bonario con la Federazione Internazionale), sta utilizzando tale questione per spostare focus e pressione sulla scuderia avversaria.
La Mercedes, per bocca del suo team principal Toto Wolff, non ha usato mezze misure nei confronti dei rivali ("Da quello che ho visto e sentito, la mia opinione è che sia scandaloso. Non sapevo che in F1 usassimo questi dispositivi ‘alla Bugs Bunny'. Non è così che le cose devono funzionare, non è abbastanza dire che non lo faranno più mostrando un qualcosa che difficilmente corrisponde alla realtà" ha infatti detto il numero uno del team di Brackley), mentre il CEO della McLaren, Zak Brown, ha proposto una soluzione che consenta di porre fine una volta per tutte ai sospetti, ancora vivissimi, riguardo al fatto che la Red Bull abbia violato il regolamento del parco chiuso nei GP precedenti.
Poco prima dell'inizio del weekend del Gran Premio di Austin, difatti la Red Bull aveva confermato di avere sulle proprio monoposto un dispositivo che consente di modificare l'altezza del "bavaglino" anteriore della RB20 azionabile con un click direttamente dall'abitacolo insistendo però nello specificare che tale strumento non può essere azionato quando la vettura è già completamente assemblata e di non averlo utilizzato tra le qualifiche e la gara perché sarebbe illegale.
Il direttore delle monoposto della FIA, Nikolas Tombazis, ha quindi successivamente ammesso che sarebbe difficile provare se e quando questo dispositivo è stato utilizzato in eventi precedenti lasciando dunque aperti i dubbi a riguardo. Ed è proprio per diradare questi dubbi che boss della McLaren ha avanzato la sua proposta invitando lo staff del team di Milton Keynes a firmare dei documenti legali in cui si dichiara che il sistema non è mai stato utilizzato in un modo che potesse essere considerato contrario alle normative.
"Vorrei che i dirigenti senior, gli ex capi meccanici e gli attuali meccanici firmassero una dichiarazione giurata in cui dichiarano di non aver mai utilizzato il dispositivo o di non essere a conoscenza del suo utilizzo. Ciò che alcune persone hanno suggerito nella corsia box è che il dispositivo è stato usato in quel modo, quindi l'unico modo per porre fine alla situazione è mettere le persone coinvolte nella condizione di assumersi le responsabilità. So che se mi venisse presentata una dichiarazione giurata e le conseguenze del non dire la verità fossero gravi, direi la verità" ha difatti detto Brown al Daily Mail.
La McLaren, chiede dunque anche una sanzione che funga da deterrente per la Red Bull, se colpevole: "La penalità deve essere un deterrente. Abbiamo visto piloti esclusi da gare e campionati. E non sto dicendo che Max dovrebbe essere escluso, comunque. Abbiamo visto squadre escluse da gare e campionati. Se, e dico se, le regole del parco chiuso sono state infrante, la penalità deve essere di quella portata, a seconda che lo abbiano fatto una volta o lo abbiano fatto regolarmente per tre anni. Ci devono essere delle conseguenze" ha difatti avvertito Zak Brown nel tentativo di mettere spalle al muro la rivale Red Bull.