La McLaren non crede alla Red Bull sul caso T-Tray: “Serve un’indagine approfondita”
Il caso T-Tray della Red Bull tiene banco a Austin, dove nel weekend si corre la 16ª tappa del Mondiale di Formula 1. La McLaren non ci sta e lancia messaggi forti al team campione del mondo e chiede alla FIA di indagare in modo approfondito. La battaglia è già iniziata e ora prosegue con forza, dentro e fuori la pista, tra McLaren e Red Bull.
La McLaren attacca la Red Bull: "Hanno scelto le parole con attenzione"
Zak Brown, CEO del team inglese, ha parlato a Sky Sports F1 pochi minuti prima del via delle FP1 del Gp degli Stati Uniti e ha messo in dubbio quanto detto dalla Red Bull, una volta venuto fuoril'affaire T-Tray: “Perché mai progettare questo sistema per farlo stare all’interno dell’auto quando negli altri nove team è progettato per essere all’esterno dell’auto ci sono regole scritte nero su bianco: non è consentito toccare la vettura (durante il parco chiuso, ndr.). Loro hanno scelto le parole con molta attenzione, dicendo ‘quando la macchina è completamente assemblata’. Ma è permesso avere la macchina non completamente assemblata nel parco chiuso e quando si lavora sul comfort del pilota".
Zak Brown attacca: "è una violazione delle regole"
Brown è piuttosto chiaro e sostiene che la Red Bull non ha utilizzato quel sistema solo per modificare l'assetto delle vetture più velocemente durante le prove libere: "Sono molto felice di vedere che la FIA si occupa di questa questione. Credo che sia necessaria un’indagine molto approfondita, perché se si tocca la vettura dal punto di vista delle prestazioni dopo il parco chiuso o durante il parco chiuso, si tratta di una violazione sostanziale delle regole, che comporta conseguenze enormi. Modificare la vettura dopo il parc fermé è altamente illegale secondo le regole, quindi credo che la FIA debba andare a fondo della questione".