La Ferrari ha un grosso problema interno: a Maranello è caccia alla talpa
Il Mondiale di Formula 1 è iniziato nel peggiore dei modi per la Ferrari che appare in crisi dopo appena due Gran Premi. Le tappe in Bahrain e in Arabia Saudita, le parole di Charles Leclerc sintetizzano in maniera cruda le difficoltà delle Rosse. L'anno scorso sul circuito di Sakhir il Cavallino impressionò per la doppietta sul podio (vittoria del monegasco, Sainz accanto a lui sul podio) e per le conferme arrivate sull'asfalto di Jeddah (secondo posto di Leclerc alle spalle di Verstappen). Oggi il racconto della pista è deprimente: il passo gara delle monoposto toglie il respiro e lascia a bocca aperta perché tremendamente inferiore rispetto alle Red Bull (che sono di un altro pianeta), alla Aston Martin di Alonso e perfino della Mercedes.
Cosa è successo? La SF-23 è una sorta di grande incompiuta, una via di mezzo tra un passato che ne aveva messo in cantiere il progetto provando a guadagnare velocità e brio nei rettilinei "rinunciando a qualcosa nelle curve", come ammesso dallo stesso Leclerc, ma perdendo in equilibrio aerodinamico. Un difetto tale da provocare una maggiore usura delle gomme che, considerate le sollecitazioni nelle curve, a seconda della mescola, subiscono un deterioramento immediato inficiando le prestazioni dei piloti e della macchine.
Questione non da poco, considerati i tempi e le risorse limitate per trovare rimedi estremi a mali estremi: in buona sostanza la Ferrari ha peggiorato se stessa rispetto alla scorsa stagione, una situazione figlia anche del cambiamento ai vertici che ha influito sui tempi e sull'efficienza di sviluppo legato ancora alle scelte della gestione di Mattia Binotto e David Sanchez. Un'esperienza, quest'ultima, che presenta ancora molte ombre, lati oscuri che nemmeno la rivoluzione di Frédéric Vasseur è riuscita ancora a cancellare.
L'impressione è che dietro le quinte della situazione attuale ci sia dell'altro scandito da equilibri di potere che non hanno ancora trovato il giusto bilanciamento tra chi è andato via (o è stato mandato via) e chi c'è, da spifferi di scuderia, da fughe notizie che alimentano pressioni e un clima di tensione destabilizzante, malcontento intorno alla Ferrari. Si spiegano anche così le voci sugli addii di figure storiche nell'organigramma come Gino Rosato e Jonathan Giacobazzi o ancora le dimissioni di David Sanchez (avvenute dopo il disastro in Bahrain) oltre alle profonde riflessioni sul futuro da parte del direttore sportivo Laurent Mekies e del responsabile del telaio Enrico Cardile.
Voci che hanno rafforzato la convinzione e i timori di Vasseur su quello che i giornalisti tedeschi di AMUS raccontano come un "grosso problema interno alla Ferrari": c'è (o c'è stato) qualcuno che finora ha filtrato informazioni parlando anche dei dettagli contrattuali degli ingegneri. "L’informazione su quello di Cardile è stata data alla stampa da alcuni dipendenti della Rossa", la più classica talpa per definizione. Ma non è detto sia una singola persona all'interno della scuderia di Maranello.