KTM dichiara bancarotta, debiti per 3 miliardi di euro: cosa succede ora in MotoGP
Il colosso austriaco delle moto KTM, presente con due suoi team in MotoGP, ha dichiarato bancarotta a causa di debiti miliardari. KTM AG (controllata da Pierer Mobility) ha presentato istanza di fallimento presso il tribunale regionale di Ried e fatto domanda per l'avvio di una procedura di ristrutturazione giudiziaria con auto-amministrazione. Il motivo? Non è riuscita a ripianare gli 1,8 miliardi di euro che deve ai circa 2.500 creditori. Il debito totale della casa motociclistica austriaca però è attestato a circa 3 miliardi di euro, se a quelli di KTM AG, si aggiungono anche i debiti delle controllate KTM Components GmbH e KTM F&E GmbH che hanno anch'esse dichiarato fallimento.
Quali sono le conseguenze di questa disastrosa situazione finanziaria dell'azienda austriaca? Principali interessati sono ben 3.623 dipendenti che non riceveranno più lo stipendio da KTM ma saranno pagati attraverso il fondo di compensazione per l'insolvenza. Molti di questi saranno però licenziati dato che uno dei punti focali del piano di ristrutturazione prevede proprio la riduzione dei costi per il personale.
Almeno per il biennio 2025-2026 invece la gravissima crisi societaria non dovrebbe avere enormi ripercussioni sui due team che KTM ha in MotoGP. Gli accordi con gli sponsor e, soprattutto, la partnership con la Red Bull dovrebbe permettere la partecipazione ai prossimi due campionati nella classe regina del Motomondiale con Pedro Acosta e Brad Binder da un lato e, soprattutto, i nuovi arrivati Enea Bastianini e Maverick Vinales dall'altro che possono tirare un piccolo sospiro di sollievo.
Molto più difficile invece capire oggi cosa accadrà a partire dal 2027, quando in MotoGP si dovrà fare i conti con la rivoluzione regolamentare e tecnica. A riguardo si naviga a vista, con una prospettiva tutt'altro che rosea nonostante le rassicurazioni espresse pubblicamente dal direttore del Motorsport di KTM Pit Beirer. Bisognerà prima capire cosa succederà in questi due anni (in cui quasi certamente si correrà la MotoGP ma senza fare ulteriori investimenti importanti) all'azienda e solo dopo, eventualmente, decidere se terminare anticipatamente la propria esperienza nel Motomondiale oppure se ci sono le condizioni per proseguirla.