Kimi Antonelli a 16 anni è un prodigio da Formula 1: “Ma non mollo la scuola, mamma ci tiene”
Come già avvenuto nel corso della scorsa stagione, anche nella griglia di partenza del Mondiale di Formula 1 2023 non ci sarà alcun pilota italiano (l'ultimo è stato Antonio Giovinazzi che, dopo la fine del contratto con Alfa Romeo, corre ora in Formula E). Per l'ultima vittoria di un rappresentante del Belpaese in F1 bisogna addirittura tornare indietro di 16 anni (Fisichella in Malesia nel 2006).
Ma nel futuro la situazione potrebbe cambiare dato che vi sono diversi giovani piloti dello Stivale a far ben sperare. Su tutti Andrea Kimi Antonelli, talento bolognese classe 2006 (che quando ci fu l'ultimo successo italiano nel Circus non era ancora nato), che dopo aver stradominato nei kart ha cominciato alla grande con le monoposto vincendo al primo colpo ben due titoli F4 imponendosi sia nel campionato italiano che in quello tedesco.
Su di lui gravano grandi aspettative, aumentate anche dal fatto che Toto Wolff e la Mercedes hanno deciso di puntare su di lui sin da piccolissimo dato che lo hanno inserito nella loro Driver Academy quando aveva solo 12 anni. Aspettative che nei primi tempi hanno in qualche modo pesato su di lui come ci ha confessato lo stesso Andrea Kimi Antonelli nell'intervista concessa in esclusiva ai microfoni di Fanpage.it.
Nella lunga chiacchierata con quella che, insieme a Gabriele Minì, è considerata attualmente la più grande speranza dell'automobilismo italiano, oltre a conoscerlo meglio, abbiamo parlato anche del suo rapporto con il team principal e i piloti della Mercedes e ci ha svelato alcuni aneddoti riguardanti proprio Toto Wolff, Lewis Hamilton, George Russell e Valtteri Bottas.
Ma non solo. L'intervista ci ha dato anche modo di conoscerlo meglio sia come pilota che come ragazzo, di svelare chi sono i suoi idoli e a che punto è il suo percorso di crescita ora che lo attende un nuovo importante step (nel 2023 infatti correrà in Formula Regional, di fatto la categoria propedeutica alla Formula 3). E anche di sfatare un mito rispetto al suo nome che inevitabilmente riporta alla mente Kimi Raikkonen.
Kimi, facciamo un bilancio di questa tua ultima stagione?
"È stata una stagione bellissima, piena di emozioni perché siamo riusciti a conquistare i due titoli nella F4 tedesca e italiana al primo colpo. È stata una stagione tosta perché, soprattutto nel campionato italiano, sono partito male però dopo siamo riusciti a recuperare e alla fine anche vincere il campionato. Stessa cosa anche nel campionato tedesco. Sono molto contento per questo e adesso ci concentriamo sul prossimo anno che sarà altrettanto importante".
Quali sono i programmi per il prossimo anno?
"Il prossimo anno farò il salto di categoria: passo in Formula Regional. Avrei dovuto fare i test a novembre però purtroppo mi sono infortunato al polso e quindi sono stato fermo, adesso sono guarito e sto recuperando il tempo perso. A gennaio poi dovrei iniziare con il campionato degli Emirati ad Abu Dhabi e Dubai. Mi serve per fare esperienza: quando approdi in una nuova categoria questo campionato ti aiuta a familiarizzare con la macchina per poi essere subito pronto per il campionato più importante".
Tu sei nell’alveo dei piloti Mercedes, com’è il tuo rapporto con Toto Wolff?
"Io con Mercedes ho un bellissimo rapporto e anche con Toto ci parlo spesso e lo aggiorno sempre sui miei weekend e su come vanno. Ho un buon rapporto con lui ma anche con l'Academy Mercedes: mi seguono sempre. Devo dire che sono molto contento di essere con loro perché mi stanno aiutando tantissimo e so che con loro potrò farà tanta strada".
Raccontaci un aneddoto riguardo al team principal della Mercedes?
"Non l'ho incontrato molte volte perché tra i miei impegni e i suoi impegni è stato molto difficile vedersi. Un aneddoto bello è stato Monaco nel 2018 quando lui mi invitò al Gran Premio e mi portò durante le prove libere nell'area degli ingegneri dove stava lui e mi diede le cuffie in modo tale che io potessi ascoltare i team radio dei piloti. E devo dire che quella è stata una delle esperienze più belle anche perché ho potuto vivere da vicino come si comportano durante un weekend di gara".
Su di te ci sono grandi aspettative: pesano o non ci pensi?
"Quando salgo in macchina non ci penso. Ma devo essere sincero: da piccolo ero uno che soffriva tanto la pressione, soprattutto quando entrai nell'Academy Mercedes. Poi con il passare del tempo e con l'esperienza sto imparando a gestire questa pressione. Sì, sono aspettative pesanti perché so che la gente si aspetta tanto da me, però quando vado in macchina non ci penso, anzi lì penso solo a fare del mio meglio e basta".
Fatti conoscere meglio. Da dove arriva il nome Kimi?
"Kimi non è riferito al pilota (Raikkonen, ndr). Mio padre voleva darmi un secondo nome che stesse bene con il primo nome e con il cognome, solo che non riuscivano a trovarlo. A darmelo è stato Enrico Bertaggia (pilota automobilistico con un brevissimo passato in Formula 1, ndr) che è un nostro caro amico. Però credo che in qualche modo sia legato al mondo dei motori".
Come è nato l’amore per i motori?
"Il mio amore per i motori è nato fin dalla mia nascita perché mio padre in passato è stato un pilota di Superturismo e dal 1993 ha il team di auto. Sin da subito mi portava sempre alle gare e quindi già da piccolissimo ho potuto assaporare l'odore della benzina e comunque il mondo dei motori. Da lì è nata la passione e poi il punto in cui è esplosa definitivamente è stato quando, a cinque anni e mezzo, sono salito per la prima volta sui kart perché mi ricordo che mi divertii tantissimo e da lì dopo decisi di voler diventare un pilota".
Quanti sacrifici ti richiede la strada che hai intrapreso?
"La cosa più difficile è gestire la scuola e il motorsport perché io continuo ad andare a scuola regolarmente. È un po' complicato perché quando manco per le gare una volta tornato a scuola devo sempre recuperare tutto il lavoro perso. Però finché riesco a conciliare tutto e posso continuerò ad andare a scuola normalmente".
Ci racconti una tua giornata tipo?
"La mia giornata tipo: mi alleno fisicamente. Soprattutto prima dell'inizio della stagione per essere subito pronto a livello fisico. Poi anche nel corso della stagione, nelle giornate in cui sono un po' più libero, dopo la scuola vado ad allenarmi. Questo però non sempre perché certe volte ho solo bisogno di scaricare e riposarmi. Quindi solitamente la mia giornata tipo è: scuola e allenamento in palestra".
E con la scuola come va?
"Sono in terza superiore di un istituto tecnico specializzato in relazioni internazionali e marketing. Quindi studio tante lingue. Per ora sta andando bene. Riesco a bilanciare la scuola con il motorsport. Poi c'è mia mamma che mi bacchetta perché lei ci tiene tanto e la capisco perciò mi sto impegnando tanto anche in quello".
Con tutte le vittorie che stai ottenendo stai diventando famoso… come ti vedono i tuo compagni di classe?
"Ai miei compagni fa strano avere uno di loro che sia già seguito da tante persone, però devo dire che quest'anno sono stato fortunato perché ho trovato dei buoni compagni di classe che mi supportano. E questa è una cosa che apprezzo molto. Addirittura l'ultima gara al Mugello sono venuti a trovarmi, a vedermi e a fare il tifo per me".
Qual è l'obiettivo per la prossima stagione?
"L'obiettivo come sempre è quello di vincere e allo stesso tempo imparare il più possibile. Sicuramente sarà più difficile perché la maggior parte dei piloti con cui mi confronterò ha già un anno di esperienza in questa categoria però credo che possiamo riuscire comunque ad ottenere ottimi risultati anche perché la velocità c'è. Bisogna solo fare un po' di esperienza, poi credo possiamo fare un'ottima stagione".
E invece l'obiettivo a lungo termine?
"Arrivare in Formula 1. È questo il mio sogno nel cassetto. È ancora lunga la strada perché alla fine ancora ho solo fatto il mio primo step in macchina, però continuerò a lavorare molto duramente per cercare di raggiungere questo obiettivo".
C’è un pilota a cui ti ispiri?
"Sì, Ayrton Senna".
Hai avuto modo di conoscere Hamilton e altre stelle della F1, c’è un consiglio in particolare che ti hanno dato?
"Ho avuto la fortuna di conoscere Hamilton, Russell e Bottas. Valtteri l'ho conosciuto nel 2018 a Monaco mentre Lewis e George li ho conosciuti alla presentazione della macchina Mercedes nel 2022. Un consiglio che mi ha dato Lewis, ma anche George, è quello di restare sempre umili e con i piedi per terra, di crederci sempre e non smettere mai di lavorare sodo. Questi sono i tre punti cardine che ti permettono di fare strada".
Quanto reputi importante il lavoro al simulatore?
"Quest'anno di lavoro al simulatore ne ho fatto abbastanza, soprattutto prima dell'inizio della stagione perché dovevamo sviluppare il nuovo modello della F4 e anche per avere la possibilità di girare su quelle piste nuove di modo da avere già un'idea su quali traiettorie bisognava usare lì. Durante la stagione invece non sono riuscito a fare tanto simulatore perché il tempo a disposizione era molto poco. Però credo che il simulatore sia importante soprattutto per farti un'idea quando vai a correre per la prima volta su piste che non conosci".
Hai un rito scaramantico che fai prima di salire in macchina?
"Io sono molto scaramantico. Prima, quando li tolgo dall'armadio, dispongo i vestiti sul tavolo sempre nello stesso ordine, poi salgo e scendo dalla macchina sempre dallo stesso punto del lato sinistro. E, ultima cosa, corro tutta la stagione sempre con gli stessi guanti, a meno che non si rompano".
Hai una pista preferita?
"Imola. Perché è stata una di quelle di piste in cui non mi stancavo mai di girare, anzi più giravo e più mi divertivo. La trovo una pista molto tecnica e difficile però allo stesso tempo regala grandi emozioni durante il giro. Ed è per questo che la considero la mia preferita".
Quali sono le principali differenze di guida che hai trovato tra macchina e kart?
"Innanzitutto la grandezza e il peso del mezzo. Poi la velocità in macchina è molto più elevata, anche se nel kart ormai si raggiungono velocità molto alte.Una cosa che invece mi ha facilitato sono i tempi di reazione del mezzo tra la macchina e il kart perché sono più lenti dato che la macchina è molto più grande così come le piste su cui si corre. Nel gestire la macchina comunque è stato abbastanza semplice, mentre la cosa più difficile è girare in pista insieme agli altri. In macchina non é come nel go-kart dove riesci a vedere più o meno tutti i punti del mezzo, mentre quando sei in macchina vedi solo le ruote e la strada davanti a te e qualcosa dietro perché hai gli specchietti. Per esempio l'alettone anteriore che è un componente molto fragile nella macchina non riesci a vederlo e se fai un contatto con quella parte rischi di romperlo e dover finire lì la tua gara".
Qual è la cosa per cui hai avuto più difficoltà ad abituarti nel passaggio alle monoposto?
"Devo essere sincero: nell'effettuare i sorpassi e adeguarmi a stare in mezzo al gruppo con la monoposto ho fatto un po' di fatica. Però nelle tre gare che ho fatto l'anno scorso sono riuscito ad abituarmi e a fare esperienza per poi essere pronto per quest'anno".
Quale è il tuo punto forte e qual è invece il tuo punto debole?
"Un mio punto forte è soprattutto la qualifica e poi anche il passo gara. Un mio punto debole invece è invece la gestione a livello emotivo perché quando ho iniziato la prima gara del campionato avevo aspettative molto alte e quindi in certe occasioni ho strafatto e poi mi è capitato anche che nel corso di una sessione di prove libere fossi frustrato perché le cose stavano andando male e questo mi ha portato a commettere degli errori. Questi quindi sono i punti su cui devo lavorare maggiormente, ma poi ci sono anche altri dettagli su cui devo sicuramente migliorare".