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Jean Todt torna a parlare di Schumacher: “Michael deve lottare ancora tanto”

Il presidente della FIA ha raccontato della lotta del sette volte campione del mondo di Formula 1. Schumacher subì un incidente sugli sci oltre sette anni fa. Le parole di Jean Todt: “Michael è vivo grazie a Corinna, è una donna meravigliosa. Speriamo che la situazione migliori, anche se lentamente”.
A cura di Alessio Morra
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Jean Todt e Michael Schumacher hanno costruito e dato vita alla più grande serie di successi della Ferrari. Anni gloriosi, ricchi di vittorie e titolo Mondiali, anni in cui è stata scritta la storia della Formula 1 a suon di record. Schumacher oltre sette anni fa è rimasto vittima di in un incidente sciistico a Meribel, da quel momento è iniziato il suo calvario. L'ex pilota è stato mesi in coma farmacologico, poi è tornato a casa. La famiglia ha voluto difendere in ogni modo la privacy del sette volte campione del mondo proteggendolo in modo estremo e facendolo benissimo. Al fianco di Schumi sempre la moglie Corinna e i figli Gina Maria e Mick, che quest'anno ha esordito in Formula 1, e pochi fidati amici, compreso Jean Todt, che ha il compito di aggiornare, è lui che di tanto in tanto alla stampa internazionale dà notizie sulle condizioni di Schumacher, con cui mesi fa tornò a vedere un Gran Premio.

In un'intervista rilasciata alla ‘Bild' il presidente della FIA ha dichiarato che la speranza di miglioramenti c'è sempre e ha utilizzato splendide parole per Corinna, la moglie di Michael, Todt ha ribadito quanto per Schumacher sia stata fondamentale la moglie Corinna Betsch. "Ho passato molto tempo con Corinna dal momento dell'incidente del 29 dicembre 2013. È una donna meravigliosa, guida la famiglia. Grazie al lavoro dei medici e a Corinna, che voleva che sopravvivesse, Michael è effettivamente sopravvissuto, anche se con conseguenze. Al momento si lotta proprio contro tali conseguenze. Speriamo che la situazione migliori, anche se lentamente".

Queste parole giungono a pochissimi giorni dal trentennale dell'esordio in Formula 1 di Michael Schumacher che, per vie traverse riuscì a entrare in quello che sarebbe stato per anni il suo mondo, guidando per la Jordan nel Gran Premio del Belgio.

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