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Istinto, coraggio, generosità: quando Senna salvò la vita di Comas a Spa 1992

Nel GP del Belgio 1992 Ayrton Senna ha compiuto uno degli atti più eroici visti nella storia di Formula 1: ha salvato la vita al pilota Erik Comas mettendo a repentaglio la propria. Il destino ha poi voluto che il francese fu l’ultimo a vedere le condizioni del leggendario brasiliano dopo l’incidente mortale a Imola in quel maledetto GP di San Marino del 1° maggio 1994.
A cura di Michele Mazzeo
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Sono passati 30 anni da quel 1° maggio 1994 in cui Ayrton Senna perse la vita a causa di un terribile incidente in pista a Imola in occasione del GP di San Marino. Nonostante sia passato oltre un quarto di secolo nessuno ha mai dimenticato il leggendario pilota brasiliano considerato uno dei più grandi di sempre nella storia della Formula 1. Ma, a rendere speciale ‘Magic', non sono state solo le sue prodezze al volante. A giocare un ruolo decisivo nel farlo assurgere nel gotha dei miti di questo sport infatti è stata anche la sua umanità e il suo grande coraggio. E a tal proposito c'è un episodio che fa capire chi era Ayrton Senna, vale a dire quanto successo nel GP del Belgio del 1992, quando, mettendo a repentaglio la propria, salvò la vita al collega Erik Comas.

Venerdì 28 agosto 1992, prove libere del Gran Premio del Belgio sul circuito di Spa Francorchamps. Senna, campione in carica, sta girando sulla sua McLaren per trovare il giusto assetto per le qualifiche del giorno dopo (che verranno poi annullate per la pioggia). Per il brasiliano, ormai fuori dalla lotta per il titolo iridato a causa della poca affidabilità della sua MP4/7A, l’obiettivo è quello di chiudere al meglio la stagione senza rischiare oltre il dovuto. Verso la fine della sessione, a seguito di un incidente, la Ligier del francese Erik Comas carambola a centro pista restando con il motore ancora acceso e il pilota sviene avvolto da una nuvola di fumo.

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A grande velocità sopraggiunge sul punto la McLaren di Ayrton Senna che riesce ad evitare l’impatto. Una volta superata l’auto del transalpino il brasiliano decide di accostare la sua monoposto, scendere e correre a gran velocità verso la Ligier. Senza pensare al grande rischio che stava correndo (la vettura rimasta al massimo dell’accelerazione sarebbe potuta esplodere da un momento all’altro) pensò prima a spegnere il motore e poi a raddrizzare la testa dell’inerme Comas, riportandola in una posizione più naturale.

In poche parole gli ha salvato la vita, come confermerà poi lo stesso pilota francese che ringrazierà sempre il brasiliano per il suo enorme atto di coraggio e di umanità: "Era un pilota straordinario ma era anche un uomo straordinario – ha raccontato infatti a distanza di anni Erik Comas –. Mi ha salvato la vita nel 1992 a Spa-Francorchamp quando la mia macchina ha colpito le barriere. Avevo perso conoscenza, Ayrton se ne accorse subito, si fermò, cercò di tagliare i circuiti elettrici della mia macchina. A quel tempo c'era un grosso rischio di esplosione. C'era molto olio fuoriuscito dall'auto. È vero – ha poi aggiunto il francese – che quel giorno ha mostrato un coraggio incredibile perché c'erano altre vetture in arrivo anche se rallentate dalle bandiere rosse. Per me è stato un atto eroico, ma per lui è stato quasi un atto civico e normale".

Il destino volle poi che lo stesso Comas fu uno dei pochi piloti in pista a vedere le condizioni di Senna dopo l’incidente mortale in quel maledetto GP di San Marino del 1994. Fermo ai box da tre giri per riparare alcune noie tecniche, il transalpino, passato alla Larrousse, ripartì senza sapere che la corsa era stata bloccata per l'incidente mortale di Ayrton. Nessuno, né il suo team, né i commissari lo fermarono, e lui non poteva sapere essendo rimasto per tutto il tempo all’interno dell'abitacolo in attesa di riprendere la gara. Giunto al Tamburello ad altissima velocità trovò la pista completamente occupata, ma per fortuna riuscì in extremis a frenare evitando quella che sarebbe stata una carneficina.

Dopo questo episodio Erik Comas rimase molto sconvolto e deluso anche perché venne sanzionato dalla federazione. Ma soprattutto fu molto turbato da ciò che era successo a Senna, tanto da spingerlo a ritirarsi dalla Formula 1 al termine della stagione. E ci sono voluti dieci anni prima che riuscisse a parlare pubblicamente di quel maledetto 1° maggio 1994: "Sono arrivato e tutti soccorritori erano già lì – ha raccontato infatti Comas a distanza di moltissimi anni –. Ayrton era sdraiato. Ho fermato la macchina, mi sono tolto il casco e volevo avvicinarmi. Ma commissari mi hanno impedito di farlo. Sappiamo che in quel momento Ayrton era già tra la vita e la morte e secondo me stava proprio morendo. Ho avuto un'incredibile sensazione di paralisi – ha poi aggiunto il francese –. Sono un cristiano ma non un praticante, ed è vero che quel giorno ho sentito qualcosa di enorme, come un'onda intorno al suo corpo, paralizzante e molto forte. Vedere l'uomo che mi ha salvato la vita – ha infine concluso il pilota transalpino – andarsene due anni dopo è stato molto difficile e mi ci sono voluti 10 anni prima di poterne parlare".

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