L'epica impresa di Max Verstappen lo ha quasi fatto passare in secondo piano, ma è evidente che la gara del GP del Brasile ha certificato il più grande problema della Formula 1 attuale: la speculazione sulla sicurezza dei piloti durante le gare sul bagnato!
Già, perché oggi a complicare le corse della F1 sotto la pioggia non è soltanto la performance con le gomme da bagnato, come si è tentato di far passare nel momento in cui si sono annullate le qualifiche al sabato per posticiparle alla domenica, ma bensì gli spruzzi d'acqua sollevati e la visibilità praticamente azzerata per chi segue un'altra monoposto. E proprio questi due fattori, combinati tra essi, hanno creato quell'inquietante cortocircuito andato in scena nel corso della gara di Interlagos che la pazzesca rimonta di Verstappen ha quasi oscurato.
Nel corso della finestra in cui i piloti stavano effettuando il pit-stop per cambiare le gomme intermedie con cui erano partiti, su segnalazione degli stessi driver e dei team, la Direzione Gara è stata costretta a mandare in pista la Safety Car a causa del peggioramento delle condizioni atmosferiche. E, proprio durante i giri dietro la macchina di sicurezza, si è schiantato Colapinto costringendo quindi i commissari ad esporre la bandiera rossa ed interrompere la gara (sospensione rivelatasi provvidenziale per Verstappen e i due piloti Alpine Ocon e Gasly che non si erano ancora fermati ai box e hanno quindi avuto la possibilità di fare un cambio gomme gratis e ripartire, alla ripresa, davanti a tutti). Ma non è questo il problema.
Il vero problema sta nel fatto che la stragrande maggioranza delle scuderie dei piloti che avevano già effettuato il pit-stop, pur sapendo dell'immediato peggioramento delle condizioni atmosferiche, ha comunque deciso di montare un nuovo set di intermedie, mentre soltanto qualcuno, tra questi Tsunoda che era terzo, ha montato le full wet (evidentemente le gomme più corrette per le condizioni in cui si stava correndo). Questo ha portato poi all'assurdo paradosso: chi ha fatto la scelta corretta di gomme è stato penalizzato, mentre chi invece ha fatto quella sbagliata e più pericolosa è stato premiato. L'inevitabile decisione di mandare in pista la safety car ha infatti svantaggiato i piloti che avevano le full wet (che giravano tre secondi più veloci di chi aveva le intermedie) e di fatto salvato la gara di chi invece era sulle intermedie.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la cosa più preoccupante non sta nella decisione presa dalla Direzione Gara che giustamente in nome della sicurezza, ricevendo segnalazioni di pericolo da parte della maggioranza dei piloti ancora in gara, non ha potuto fare altro che mandare in pista la Safety Car per evitare tragici incidenti. Bensì in quella presa scientemente dai team che, come dimostrano le comunicazioni radio andate in scena prima e dopo i vari pit-stop, pur sapendo che le condizioni della pista richiedevano le gomme full wet, fregandosene della sicurezza dei loro piloti, hanno montato le gomme intermedie (che passato il violento scroscio di pioggia gli avrebbero permesso di arrivare al traguardo senza doversi nuovamente fermare ai box) speculando sulla certezza che qualcuno si sarebbe schiantato o che, date le circostanze, la Direzione di Gara sarebbe dovuta intervenire, come ha fatto, per tutelare quella sicurezza che loro stessi hanno volontariamente messo a rischio.
A questo punto sorge spontanea una domanda: la tanto decantata sicurezza dei piloti sta davvero a cuore a chi corre o è solo un pretesto su cui speculare e tirar fuori al bisogno per ottenere tornaconti personali? Per quanto chi scrive è un grande estimatore delle geniali strategie, di chi riesce a sfruttare la falla nel regolamento per avvantaggiarsi, di chi ha intuizioni che gli altri, compreso chi ha fatto le regole, non hanno, insomma di ciò che ha fatto sempre la differenza in Formula 1, crede fermamente altresì che a tutto questo c'è un solo limite invalicabile per nessuna ragione al mondo e che questo limite debba essere proprio la sicurezza in pista dei piloti.