Il presidente FIA corre da Verstappen a fine gara a Jeddah: il video del dialogo fa sorgere sospetti

La gara del Gran Premio dell’Arabia Saudita della Formula 1 2025 si è chiusa con una polemica che va oltre la pista. Max Verstappen, giunto secondo dietro alla McLaren di Oscar Piastri, ha preferito non commentare la penalità di 5 secondi che gli è costata la vittoria nella quinta gara stagionale. Il campione del mondo ha tagliato corto: "Meglio se non parlo".
Una frase ambigua, che ha acceso il dibattito tra appassionati e addetti ai lavori. Ma ciò che ha fatto davvero discutere è un video diffuso nel post-gara: si vede il presidente della FIA Mohammed Ben Sulayem avvicinarsi a Verstappen pochi istanti dopo la bandiera a scacchi. I due scambiano poche parole, il volto dell’olandese appare teso, quasi infastidito. Non è chiaro cosa si siano detti, ma il tempismo e il contesto sollevano interrogativi.
La scintilla era scattata già nel corso della gara. Al 4° giro, dopo un contatto alla prima curva con Piastri, Verstappen taglia la chicane e rientra davanti all’australiano. Gli steward decidono per una penalità di 5 secondi da scontare al pit stop. La comunicazione via team radio, affidata al fidato Giampiero Lambiase, viene trasmessa in TV ma censurata con un "bip" sulle parole del pilota. La frase originale? Secondo chi ha analizzato l’audio senza filtri, Verstappen avrebbe detto semplicemente "bloody lovely", espressione comune e non offensiva. La censura, in questo caso, appare preventiva e discutibile.
Dopo la gara, Max si mostra ancora più restio a commentare: "Non ci è permesso esprimere le nostre opinioni", afferma, alludendo a possibili conseguenze disciplinari. Un’affermazione che rafforza l'ipotesi avanzata in rete: che Ben Sulayem abbia chiesto al pilota di evitare dichiarazioni scomode sulla decisione della direzione gara. Un'altra intervista, rilasciata a Viaplay, conferma il disagio. Quando il giornalista prova a riaprire il discorso penalità, Verstappen taglia corto con ripetuti "No". Nessun commento, nessuna giustificazione.
A far riflettere è proprio questo silenzio anomalo. Per un pilota noto per la sua schiettezza, l'autocensura sembra un campanello d’allarme. I sospetti di un intervento "dall'alto" non trovano conferme ufficiali, ma il clima attorno alla Red Bull e alla FIA appare più teso che mai. E a conferma di ciò si è poi aggiunto anche il fatto che, dopo la protesta plateale di Horner nel post-gara (presentatosi brandendo in mano delle foto che dimostrerebbero l'innocenza di Verstappen nel corpo a corpo alla partenza con Piastri), la scuderia austriaca ha deciso di non presentare ricorso sulla decisione presa durante la corsa da parte della Direzione Gara e dai Commissari FIA (con una nota diramata da Milton Keynes si è infatti escluso l'utilizzo del diritto di revisione per la penalità inflitta all'olandese).