Il papà di Kimi Antonelli: “A 10 anni guidava con me la Lamborghini. F1 oggi? Vorrei restasse in F2″
Il futuro del giovane talento italiano dell'Academy Mercedes Andrea Kimi Antonelli è ormai da diverso tempo uno degli argomenti che catalizza maggiormente l'attenzione nel paddock della Formula 1 nel corso di questo Mondiale 2024. E così è anche dopo la tappa di Montecarlo, dato che il 17enne bolognese, che quest'anno sta correndo con la Prema in Formula 2, resta uno dei candidati per prendere il posto di Lewis Hamilton in Mercedes nella F1 2025.
Ma non solo. L'enfant prodige, che a suon di risultati strabilianti nelle categorie minori è diventato il pupillo del team principal della scuderia anglo-tedesca, Toto Wolff, ha già effettuato tre test (a Spielberg, Imola e Silverstone), ottenendo buoni riscontri cronometrici, con le Mercedes da Formula 1 W12 e W13. E per lui si è paventata anche l'ipotesi di un possibile salto in F1 già nel corso dell'attuale stagione con un team minore (Williams indiziata numero uno) tanto che qualcuno si era posto il problema di come chiedere un'eventuale deroga alla FIA per farlo correre in F1 prima ancora che compia 18 anni (cosa che accadrà il prossimo 25 agosto) e avesse dunque i requisiti richiesti dall'attuale regolamento.
Per capire quale sarà il futuro del talentuosissimo Kimi bisognerà quindi attendere, ma in attesa di conoscere l'evoluzione della promettentissima carriera del pilota italiano classe 2006 abbiamo avuto modo di conoscerlo meglio attraverso le parole di chi lo conosce meglio di tutti ed è stato fondamentale per la sua crescita come persona e come driver, vale a dire papà Marco Antonelli.
Nella lunga intervista concessa ai microfoni di Fanpage.it dopo il GP di Monaco, infatti, Marco Antonelli (che non ha voluto commentare i rumor di mercato) ci ha rivelato alcuni interessantissimi aneddoti che riguardano Kimi (come la prima chiamata ricevuta da Toto Wolff, il contatto con la Ferrari Driver Academy prima di entrare nel programma junior della Mercedes o la volta in cui ha capito che suo figlio aveva quel qualcosa in più come pilota). Ma soprattutto, scindendo di volta in volta, per quanto possibile, le sue tre anime (quella da esperto e vincente driver, quella da team principal dell'AKM Motorsport che partecipa ai campionati italiani GT, Formula 4 e Kart, e quella da papà), è riuscito a farci conoscere Andrea Kimi Antonelli sia come pilota (con sincera analisi di pregi e difetti) e sia come persona (cosa che per lui e mamma Veronica è decisamente più importante dei risultati ottenuti in pista).
Marco Antonelli, pilota, team manager e papà di uno degli enfant prodige dell’automobilismo mondiale, dei tre qual è il ruolo più complicato da svolgere?
"Senza dubbio il papà, perché crescere i figli non è facile. Ci vuole tanto ‘mestiere', tanta passione e tanta pazienza, quindi penso che il lavoro più difficile sia quello del padre. Ma credo che sia una cosa che valga per tutti i genitori".
Quando ha capito che suo figlio aveva quel qualcosa in più come pilota?
"Ho capito che aveva qualcosa in più quel giorno che a 10 anni ha guidato in braccio a me una Lamborghini da corsa sulla pista di Adria. Lì ho capito che forse poteva fare qualcosa di buono nell'automobilismo".
E poi a 12 anni è arrivata la chiamata dalla Mercedes. Ricorda il momento in cui l’hanno chiamata per dirle che volevano puntare su Kimi?
"Sì, ricordo perfettamente. Io ero a Dubai per disputare il Trofeo Lamborghini e mi ha chiamato Toto Wolff per dirmi che avrebbero preso Kimi nella loro Academy. Sinceramente in quel momento ero contento, ma gli ho dato peso il giusto perché so quanto sia difficile questo mondo e so quanto le cose possono cambiare in fretta: oggi sei una stella e magari domani sei nel burrone. Avendo vissuto sulla mia pelle certe esperienze non proprio belle non mi faccio mai prendere da facili entusiasmi".
Che poi fa strano che la Ferrari non si sia accorta di avere un talento del genere ad una manciata di chilometri di distanza da Maranello. Ci sono mai stati contatti con loro?
"Da quando è entrato nell'Academy Mercedes assolutamente no. Lui correva con il marchio Ferrari quando debuttò nei kart e all'epoca c'era Massimo Rivola (oggi CEO di Aprilia Racing, ndr) come responsabile della Ferrari Driver Academy che lo voleva inserire subito nel programma ma poi gli dissero che era troppo piccolino per fare una valutazione. Quello fu l'unico momento in cui c'è stato un contatto con la Ferrari, quindi parliamo di prima che ricevessi quella chiamata dalla Mercedes".
Com'è il vostro rapporto con Toto Wolff?
"Toto Wolff e sua moglie Susie sono persone fantastiche. Io ho una grande ammirazione per lui: per quello che ha fatto nel motorsport e per ciò che è nel motorsport. Ho sempre avuto massimo rispetto nei suoi confronti. E quindi naturalmente nel tempo si è creato un bel rapporto in cui nessuno pretende niente dall'altro. Sono molto contento di avere questo bel rapporto con lui e non farò mai nulla che possa rovinarlo".
Recentemente Wolff ha ammesso di essersi un po’ pentito di aver esposto così tanto mediaticamente Kimi. Per lui è un problema questa ulteriore ‘pressione'? E per lei?
"Kimi non sente questa pressione perché è concentrato sul suo obiettivo che è quello di vincere le gare. E quindi io non devo fare niente per proteggerlo perché non ce n'è bisogno".
Nonostante il talento di Kimi fosse evidente, il doppio salto dalla Formula Regional alla Formula 2 sembrava comunque essere un azzardo. Lei ha mai avuto dei dubbi su questa decisione?
"Sinceramente no. Perché io ho sempre visto Kimi guidare senza grosse difficoltà qualsiasi tipo di vettura gli mettessero in mano. Basta vedere quelle poche volte che ha corso con noi in GT cosa è successo (al debutto nel campionato italiano nel 2023 ha conquistato la pole e poi vinto la gara, ndr). Quindi il fatto che cambiasse categoria non mi ha mai spaventato. Ovviamente c'è un apprendistato, fa parte del gioco e tutti lo devono fare, però il campionato è ancora lungo e lui non ha problemi di adattamento".
Immagino che le sue tre anime (pilota, team principale e papà) non sempre vadano d’accordo tra di loro quando c’è da prendere una decisione sul futuro di Kimi: come gestisce questa cosa?
"Vero, ma da questo punto di vista siamo fortunati perché siamo in mano a della gente fantastica che ci consiglia sempre nel modo migliore. Vedi Gwen (Lagrue, ndr) che è colui che lo ha seguito da sempre nell'Academy Mercedes e vedi Toto (Wolff, ndr) che è quello che tira le fila di tutto. Quindi io non mi pongo nessun tipo di problema perché mi sento in ottime mani".
È più orgoglioso quando le dicono che suo figlio è una splendida persona o quando le dicono che è un pilota fantastico?
"Senza alcun dubbio, quando mi dicono che è una splendida persona".
Non lo chiedo al papà, ma all'esperto driver e al team principal. Ad oggi qual è il più grande pregio del pilota Kimi e quale invece il suo più grande difetto?
"Il suo difetto ad oggi è quello di non essere ancora, sportivamente parlando, sufficientemente cattivo quando è in macchina. Il suo più grande pregio invece è quello di riuscire ad adattarsi velocemente a qualsiasi tipo di situazione e a qualsiasi tipo di condizione della pista".
E mi rivolgo sempre al pilota e al team principal: secondo lei oggi sarebbe già pronto per la Formula 1?
"Questo non lo posso sapere e penso che è una domanda alla quale nessuno in questo momento può rispondere. Perché, anche se l'ha provata nei test, girare con una Formula 1 nei test è un conto, essere in gara è un altro. Se rispondessi di sì sarei un presuntuoso e io non lo sono, quindi onestamente non posso dire che è pronto così come non posso dire che non lo è".
Mi ha già detto che non commenta i rumor di mercato che riguardano suo figlio e rispetto la sua decisione. Però vorrei chiederle cosa farebbe oggi se il futuro di Kimi dipendesse esclusivamente da lei?
"A me piacerebbe completasse la stagione in Formula 2. Come famiglia non siamo abituati a lasciare le cose a metà. Poi Kimi in questi anni, in altri campionati così come nei kart, ha più volte mostrato di riuscire a ribaltare delle situazioni difficili e quindi non è escluso che anche questa volta cambi qualcosa. In questo momento la Prema non è ancora al 100%: deve ancora sistemare un po' di cose. Però la Prema è una grande squadra, composta da persone molto capaci, e quindi credo che troveranno presto la quadra e andando avanti ci potrebbero essere delle belle sorprese. Ed è anche per quello che mi piacerebbe che Kimi finisse il suo lavoro lì".
E per la prossima stagione?
"Chiaramente se c'è un bel risultato a tutti noi piacerebbe andare avanti, però non sta a me decidere questa cosa".
Dopo aver fatto appello allo sportivo ora faccio appello al papà: come lei sa meglio di me, il motorsport è bellissimo ma anche molto pericoloso, come vive lei le gare di Kimi?
"Io le vivo con un po' di angoscia, perché pensi sempre che ci possa essere un incidente e non vorresti mai che possa succedere qualcosa che ti faccia dire ‘ma perché l'ho messo lì?'. D'altro canto però quando capisci che quella è una sua grande passione non puoi limitarlo, non puoi dirgli ‘Non farlo perché io ho paura'. Bisogna essere fatalisti, d'altronde oggi è quasi più pericoloso girare per strada che correre in macchina. È chiaro, l'imprevisto è sempre dietro l'angolo in una gara automobilistica però bisogna cercare di viverla con serenità. E anche mia moglie la pensa come me".
Chiudiamo quest’intervista con un’immagine che mi ha colpito molto: Kimi con in mano i libri di scuola subito dopo aver finito una gara di Formula 2. Forse questa è la cosa che più di tutte rende orgoglioso lei e sua moglie?
"Ci rende orgogliosi, ma è una cosa che fa parte della vita. Cioè Kimi ha degli impegni che deve rispettare e i suoi impegni in questo momento sono quello di guidare le macchine e quello di andare a scuola. E deve fare entrambe le cose al massimo delle sue possibilità. E Kimi, così come fa quando è in macchina, vuole primeggiare in tutto ciò che fa e quindi anche a scuola. E da quando ha capito quanto sia importante cerca di farlo e portare a termine l'impegno nel migliore dei modi anche se deve fare qualche sacrificio. Ma questo per la nostra famiglia è una cosa normale".