“Il GP del Belgio è stata una farsa”: Hamilton sale sul podio a Spa ma poi si schiera contro la F1
Nelle tre ore e 17 minuti di attesa prima che il GP del Belgio prendesse il via dietro la safety car per poi concludersi senza possibilità di sorpasso dopo due giri (quelli che bastavano per considerare valida la gara, assegnare i punti dimezzati ai primi 10 e non rimborsare i biglietti agli spettatori presenti a Spa-Francorchamps), Lewis Hamilton era stato quello che più di tutti aveva manifestato l'impossibilità di correre in quelle condizioni chiedendo fin da subito la cancellazione della corsa.
Ha sorpreso un po' tutti dunque il fatto che al termine della non-gara ai microfoni della Formula 1 non abbia mostrato il proprio dissenso contro la decisione presa dal direttore di gara Michael Masi di dare vita a quella che a tutti gli effetti è sembrata essere una farsa. In quel caso il pilota della Mercedes si è limitato a chiedere che almeno venissero rimborsati i biglietti agli spettatori. Ed ha sorpreso ancora di più il vederlo festeggiare sul podio un terzo posto ottenuto al termine di una gara che non si è mai corsa.
A mente fredda però il leader del Mondiale (che proprio a causa della non gara di Spa ha visto ridursi a soli tre punti il vantaggio in classifica sul rivale Max Verstappen) ha fatto una parziale marcia indietro con un post pubblicato in una storia sul proprio profilo Instagram in cui attacca la Formula 1, la FIA e il direttore di gara Michael Masi per quanto avvenuto nel lungo pomeriggio belga:
"Oggi è stata una farsa e le uniche persone a rimetterci sono stati i tifosi che hanno pagato bei soldi per vederci correre – ha scritto infatti Lewis Hamilton diverse ore dopo la conclusione della non-gara del GP del Belgio –. Ovviamente non puoi fare nulla per il tempo, ma abbiamo un'attrezzatura sofisticata per dirci cosa sta succedendo ed era chiaro che il diluvio non si sarebbe fermato. Siamo stati mandati in pista per una ragione e una sola ragione – ha poi aggiunto il britannico –. Due giri dietro una safety car dove non c'è possibilità di guadagnare o perdere un posto o di dare spettacolo ai tifosi non è una corsa. Avremmo dovuto semplicemente chiudere – ha infine concluso il sette volte campione del mondo F1 –, non mettere a rischio i piloti e soprattutto rimborsare i tifosi che sono il cuore del nostro sport".