Il Dottor Costa e la morte di Simoncelli: “Fossi stato lì probabilmente sarebbe andata diversamente”
Claudio Costa, 83 anni compiuti a febbraio, è una figura mitica della MotoGp: il medico imolese negli anni '70 inventò la Clinica Mobile, ovvero la struttura di pronto intervento in pista che da allora ha salvato le vite di decine di piloti. Prima di allora, i motociclisti che erano coinvolti in incidenti più o meno gravi, dovevano essere trasportati al più vicino ospedale per ricevere le prime cure, perdendo tempo spesso decisivo per strapparli alla morte. Tanti di loro si sono salvati in questi 40 anni di corse, ma non Marco Simoncelli, morto a 24 anni il 23 ottobre 2011 durante il primo giro del Gran Premio della Malesia. Quel giorno il Dottor Costa non era lì ed è convinto che se fosse stato a Sepang, Marco non sarebbe morto. Ma non perché lui lo avrebbe potuto soccorrere meglio di altri: c'è qualcos'altro.
Il rimpianto del Dottor Costa su Simoncelli
Qualcosa che tormenta da anni anche il padre di Simoncelli, quello stesso dettaglio di Marco sulla griglia di partenza del GP di Malesia: "Non ero a Sepang, se avessi trascorso con lui gli attimi prima della gara probabilmente le cose sarebbero andate diversamente – spiega Costa al Corriere della Sera – Non mi riferisco a un fatto medico, chi lo ha assistito ha fatto più dell'impossibile. Ma sono una persona molto superstiziosa e sulla linea della partenza Marco aveva l'asciugamano alla rovescia. Questa cosa non l'avrei potuta ignorare. Quell'asciugamano Paolo, suo padre, lo bruciò".
L'asciugamano rovesciata, il racconto di papà Paolo
Quel numero 58 alla rovescia, ben visibile sull'asciugamano bagnata che Simoncelli si era messo sulla testa per trovare refrigerio nel clima torrido di Sepang, era già presente nel racconto accorato fatto da papà Paolo qualche tempo fa: "È l'unico rimpianto della mia vita, non avergli fatto girare quell'asciugamano. Ogni volta che guardo quell'immagine, mi fa male. Quello stesso giorno, sono arrivato nel box con quell'asciugamano e l'ho posato dove facevo di solito, ma mi è caduto tutto per terra".
"Allora ho preso il motorino per andare lungo la pista per vedere la gara: appena ho varcato il cancello, mi è arrivato addosso un vento gelato che sapeva di morte, lo giuro. Una sensazione proprio di morte, al punto che mi sono detto: ‘Devo andare a fermare Marco'. Mancava un minuto all'inizio della gara, ormai non c'era più tempo, il mio motorino non andava bene… Quei cinque minuti lì sono stati terribili", aveva raccontato Paolo Simoncelli. Sensazioni che a diecimila chilometri di distanza aveva avuto anche il Dottor Costa.