Il commissario che condusse l’inchiesta sulla morte di Senna: “Ci furono pressioni, ebbero effetti”
![Ayrton Senna prima della partenza del fatale GP di San Marino a Imola](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2025/02/ayrton-senna-imola-2-1200x675.jpg)
Stefano Stefanini è appena andato in pensione dopo 42 anni di servizio e oggi può raccontare tutto quello che accadde dopo il tragico incidente che causò la morte di Ayrton Senna a soli 34 anni nel corso del GP di San Marino a Imola l'1 maggio del 1994: il sostituto commissario coordinatore della polizia stradale di Bologna condusse l'inchiesta sul decesso del campione brasiliano di Formula 1, un'indagine durante la quale subì "pressioni che sentivi e che avevano i loro effetti". Quel giorno Stefanini era davanti alla TV e non sapeva ancora che quell'episodio lo avrebbe segnato in maniera indelebile: "Non mi sarei mai aspettato che quanto successo potesse avere delle conseguenze su di me e sulla mia carriera".
Il poliziotto che condusse l'inchiesta sulla morte di Senna racconta le pressioni subite
Stefanini riavvolge il nastro dei ricordi e gli sembra di essere ancora lì, tirato per la giacchetta da ogni parte, fino ad arrivare all'Inghilterra e al Brasile: "L'indagine attirò da subito l'attenzione dell'opinione pubblica e dei mass media, perché Senna era un personaggio di enorme fama. Eravamo sempre sotto gli occhi della stampa e delle televisioni di tutto il mondo. Ogni giorno fuori dal portone avevo i giornalisti brasiliani che mi chiedevano aggiornamenti e informazioni. Questo mi creò qualche problema perché non ero abituato a lavorare con quella pressione mediatica e inoltre un'indagine per poter andare avanti deve avere una fase di totale riservatezza. E c'era anche una pressione di una certa opinione pubblica, legata al mondo della Formula 1, che ventilava, minacciava, di togliere la corsa all'Italia dato che si subivano conseguenze di questo tipo in caso di incidente. Erano messaggi sempre molto ventilati, mai pressioni dirette, ma comunque le sentivi e avevano i loro effetti".
![La Williams di Ayrton Senna è portata via dalla pista di Imola dopo il tragico incidente](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/27/2025/02/williams-senna-5.jpg)
Quanto alla richiesta fatta dal Brasile di non eseguire l'autopsia di Senna, "noi che indagavamo non ricevemmo richieste dirette – racconta il commissario al Corriere di Bologna – Ci furono telefonate fra il governo italiano e quello brasiliano, ma l'autopsia era necessaria, anzi richiesta dalla legge. E fu eseguita. Resistenze dalla Williams? Non posso dire che si trattò di resistenze. La casa inglese, come l'opinione pubblica di quel Paese, non comprendeva perché indagare su quel caso. In Inghilterra non esiste l'omicidio colposo e per la Williams era relativamente normale che una macchina di Formula 1, che sostanzialmente è un prototipo, si potesse rompere. Non capivano per quale motivo se qualcuno avesse commesso un errore di costruzione o di realizzazione dovesse rendere conto in Italia. Più che di resistenze si trattò di incomprensioni".
"Non poteva essere stato un errore di Senna, non sbagliava mai"
Quel giorno Senna – mentre era in testa al GP ed entrava al Tamburello – fu tradito dal cedimento del piantone dello sterzo della sua Williams, che era stato modificato nella notte su richiesta dello stesso tre volte campione del mondo con la McLaren. Il processo penale portò all'assoluzione sia del patron Frank Williams che del progettista Adrian Newey, mentre per il direttore tecnico Patrick Head – già riconosciuto colpevole di omicidio colposo – intervenne la prescrizione (la richiesta di assoluzione venne invece respinta dalla Cassazione). Stefanini di una cosa è sicuro: "Quello che posso dire io, che emerse subito dalle testimonianze dei piloti, è che non poteva essere stato un errore di Senna. Secondo loro il brasiliano non sbagliava mai e il Tamburello più che una curva è un rettilineo e serve una rotazione del volante di pochissimi gradi".
"Senna voleva vincere – racconta il poliziotto – era andato alla Williams per quello, ma non si trovava bene con la vettura. Era abituato a guidare con un volante grande, fuori dal cockpit e si era lamentato della cosa. Per soddisfarlo i meccanici della scuderia assottigliarono una parte del cockpit togliendo qualche foglia di fibra di carbonio per poter lasciare più spazio per le mani. Non si capisce quando questa modifica fu effettuata. Chiedemmo il progetto del piantone e non ci fu consegnato dichiarando che era un segreto industriale. In seguito ce lo inviarono, ad analisi dei periti già iniziate e questo ci fece sospettare che le modifiche fossero state fatte all'ultimo minuto, di fretta. Rimaniamo però, ripeto, nel campo delle ipotesi".