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Proteste in Iran dopo la morte di Mahsa Amini

Il calciatore Nasr-Azadani condannato a morte in Iran: ha preso parte alle proteste contro il regime

Il calciatore iraniano Amir Nasr-Azadani è stato condannato a morte per aver preso parte alle proteste contro il regime in Iran: è accusato di aver partecipato al massacro di tre agenti delle forze di sicurezza durante le rivolte. Molti però gli elementi della sentenza che non convincono mentre molti connazionali famosi si sono mobilitati per chiedere pubblicamente il rilascio del 26enne.
A cura di Michele Mazzeo
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Il calciatore iraniano Amir Nasr-Azadani è stato condannato a morte per aver preso parte alle proteste contro il regime che ormai da diversi mesi infiammano l'Iran e divampate dopo l'uccisione di Mahsa Amini rea di non aver indossato il velo in maniera corretta. Il 26enne che ha militato in diverse squadre della Serie A iraniana prima degli infortuni che lo hanno costretto ai box negli ultimi due anni, secondo quanto emerso dalle carte, sarebbe stato tratto in arresto lo scorso 27 novembre con l'accusa di tradimento in quanto considerato membro di "un gruppo armato e organizzato che opera con l'intenzione di colpire la Repubblica islamica dell'Iran".

Il capo del tribunale di Isfahan, Asadollah Jafari, nell'emettere la sentenza di condanna a morte tramite impiccagione per l'ex giocatore del Sepahan e del Tractor ha inoltre aggiunto che Amir Nasr-Azadani era uno dei nove imputati per l'uccisione di tre agenti di sicurezza durante le rivolte del 17 novembre.

Molte cose però non tornano dato che secondo fonti iraniane citate da IranWire la notizia del suo arresto era rimasta segreta fino al momento in cui il calciatore non è stato condannato a morte. E uno dei parenti di Nasr-Azadani ha anche aggiunto che la sua famiglia, ignara dei motivi dell'arresto, era stata minacciata dalle forze di sicurezza nei giorni successivi avvertiti del fatto che nel caso avessero reso pubblica la notizia, al 26enne sarebbe stata emessa la condanna più severa possibile.

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Inoltre secondo diverse testate iraniane non controllate dal regime degli Ayatollah, il calciatore, pur avendo parte ad alcune proteste contro il governo di Teheran, non sarebbe mai stato presente nell'area in cui sono stati uccisi i tre uomini appartenenti all'IRGC (Corpo delle guardie della rivoluzione islamica) e alla Basij (forza paramilitare fedele al regime) che è accusato di aver ucciso insieme ad altre otto persone.

Dopo l'arresto dimostrativo dell'ex stella della nazionale iraniana Voria Gharoufi seguito alla clamorosa protesta messa in scena dai calciatori dell'Iran nella gara d'esordio ai Mondiali di Qatar 2022, dunque un altro calciatore noto in Patria è finito nel mirino del regime di Teheran e questa volta addirittura condannato alla pena più severa nonostante vi siano diversi elementi che fanno presupporre la sua innocenza.

La vicenda ha scosso tantissimo il mondo del calcio del Paese persico, tantissimi infatti gli appelli pubblici fatti da tanti calciatori, comprese le leggende Ali Karimi e Mehdi Mahdavikia, che hanno chiesto al Governo di Teheran il rilascio del 26enne. Appelli che al momento però non sono stati ascoltati dal regime dell'Iran che si appresta invece a giustiziare Amir Nasr Azadani.

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