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Iannone non si arrende alla squalifica per doping: “MotoGP? Non rinuncio. Ne parlerò più avanti”

Il pilota italiano Andrea Iannone, squalificato dalle corse fino alla fine del 2023 (quando avrà 34 anni) a causa di una violazione antidoping, afferma di non aver ancora rinunciato alla MotoGP e di avere delle novità a riguardo che annuncerà in futuro. Pronto un ulteriore ricorso alla decisione del TAS?
A cura di Michele Mazzeo
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Andrea Iannone è stato sospeso fino al 17 dicembre 2023 dal Tribunale Arbitrale dello Sport per una violazione antidoping. Al momento dunque sembrano pochissime le speranze di rivedere il pilota italiano correre in MotoGP. L'abruzzese infatti avrà 34 anni e quattro stagioni lontano dalla pista quando sarà nuovamente idoneo per correre.

Difficilissimo dunque che possa tornare protagonista nella classe regina del Motomondiale. Ma non secondo lo stesso Andrea Iannone che rispondendo ad una domanda nelle stories di Instagram a riguardo ha risposto: "Non mi sono arreso alla MotoGP. Quando sarà il momento ve ne parlerò". Una frase che dunque lascia intendere che il 31enne di Vasto non si è rassegnato alla squalifica di 4 anni inflitta dal TAS di Losanna su richiesta della WADA per l'ormai notissima vicenda della positività al Drostanolone nei controlli antidoping in occasione del GP della Malesia del 2019.

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Iannone infatti era stato inizialmente squalificato dalla FIM per 18 mesi per non aver superato un test antidoping nel novembre del 2019. Il pilota dell'Aprilia aveva poi presentato ricorso al TAS sostenendo che la fonte dello steroide proibito Drostanolone era una carne contaminata e pertanto la squalifica doveva essere annullata. Al contempo anche la WADA (l'Agenzia Mondiale anti-doping) ha fatto appello al Tribunale dello Sport chiedendo che la squalifica fosse estesa a quattro anni sulla base del fatto che Iannone "non è riuscito a provare che l'origine della sostanza proibita sia stata la contaminazione della carne".

Il TAS alla fine si è schierato dalla parte della WADA, dichiarando che Iannone "non era stato in grado di fornire alcuna prova convincente" del fatto che l'assunzione di Drostanolone sia stata involontaria. Di conseguenza, la sua violazione anti-doping è stata trattata come intenzionale, il che ha significato l'aumento della squalifica fino a quattro anni.

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Stando a quanto affermato da Andrea Iannone ("Non mi arrendo alla MotoGP") si può ipotizzare dunque che il pilota abruzzese abbia deciso di fare un ricorso all'ultima sentenza di condanna emessa dal TAS appellandosi al Tribunale Federale svizzero. Se ciò fosse confermato resterebbe da capire quale sia il motivo dell'appello tra i pochissimi che permettono di impugnare una decisione del TAS, vale a dire incompetenza, violazione delle norme procedurali elementari o incompatibilità con l'ordine pubblico. Ci toccherà attendere ancora un po' per scoprire se dietro quella frase ci sia l'intenzione di portare avanti la sua battaglia legale o se invece l'annuncio riguarderà altro.

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