I 42 giorni che hanno cambiato la vita di Niki Lauda: “Volevo continuare a vivere”
Niki Lauda è stato uno dei grandi piloti di tutti i tempi. La Formula 1 ha rappresentato una parte importante della vita dell'austriaco, che rischiò di perdere la vita il 1° agosto del 1976 in un terribile incidente al Nurburgring, quando la sua Ferrari andò a fuoco dopo essere andata a sbattere contro una roccia. Lauda fu liberato da Arturo Merzario, temerario pilota italiano che con l'austriaco non aveva un rapporto di amicizia. I giorni successivi furono duri, delicati, che trascorse letteralmente tra la vita e morte prima di essere dichiarato fuori pericolo. Lasciò l'ospedale otto giorni dopo esservi entrato per trasferirsi in un centro specializzato in grandi ustioni, da lì ricominciò la sua carriera e a metà settembre incredibilmente Niki scese in pista a Monza.
Dall'incidente al Nurburgring al GP d'Italia
Era tenace, e lo sapeva, ma forse non immaginava di trovare una forza di volontà al di fuori del normale Lauda che a causa dell'incidente saltò due gare estive (Austria e Olanda). Il suo rivale James Hunt iniziò a ridurre il gap in classifica e lo faceva mentre il pilota della Ferrari pensava a quello che era successo, l'incidente tremendo, il mondiale a rischio e soprattutto la pelle che aveva salvato. Niki ricevette pure l'estrema unzione. In ospedale pensava a guarire e cercava un modo per tornare alla guida della sua vettura. Aveva un obiettivo: voleva guidare a Monza, 42 giorni dopo l'incidente del Nurburgring.
Casco speciale per il ritorno di Lauda a Monza
Le condizioni di salute di Lauda miglioravano giorno per giorno, ma le ferite non si rimarginarono facilmente. Niki faceva un'enorme fatica ogni volta che metteva e toglieva il casco. Per Lauda era un inferno vero, perché perdeva sangue e soffriva. Ma la voglia di tornare al volante era enorme, più forte del dolore. Cinque giorni prima del Gran Premio d'Italia la Ferrari organizzò un test a Fiorano. Il suo casco in quei giorni venne modificato. Solo il venerdì mattina, e cioè a due giorni dalla gara, venne dato l'ok a Lauda che fu eroico in quel weekend. Quinto nelle prove, quarto in gara. Risultati memorabili, ottenuti in condizioni difficili. Era stremato, ma sollevato e contento. Perché aveva dato una prova di carattere senza eguali e conquistato punti per il Mondiale, ma correre gli serviva anche a non pensare all'incidente, come disse lui stesso in un'intervista:
Io non volevo morire, volevo continuare a vivere. Ritornare rapidamente faceva parte della mia strategia per non stare seduto a casa e pensare al motivo per cui mi era successo.